La frase di Trump "baciarmi il culo" in realtà è una invenzione dei Fiorentini
"Ve lo dico io, questi Paesi ci stanno chiamando per baciarmi il culo. Lo stanno facendo. Muoiono dalla voglia di fare un accordo". Si è espresso così il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, nel corso di una cena del National Republican Congressional Committee a Washington, parlando dei Paesi colpiti dai nuovi dazi, che avrebbero contattato la Casa Bianca, intendendo quindi che gli Stati Uniti si trovano in una posizione di forza in questa guerra commerciale.
Dopo la vittoria su Pisa nel 1364, i fiorentini, rientrando trionfanti in città, condussero i prigionieri pisani in catene attraverso la Porta San Frediano.
Qui, secondo quanto riportato da Giovanni di Pagolo Morelli nelle sue "Memorie", fu allestito un lioncino vivo, e ai prigionieri sconfitti fu imposto di "baciare il culo" del leone come gesto di umiliazione e resa. Questo episodio, descritto con crudo realismo, riflette un uso simbolico dell'atto, che andava oltre la mera fisicità per diventare un segno di dominio e scherno.
Da un punto di vista narrativo, possiamo immaginarci la scena: una folla vociante si raduna lungo le mura, il sole cocente illumina l’acciottolato, e i pisani, con le teste chine e le mani legate, avanzano sotto gli sguardi beffardi dei vincitori. Il lioncino, forse spaventato dal clamore, ruggisce debolmente, mentre un soldato fiorentino, con un ghigno, spinge il primo prigioniero verso la coda della bestia. "Bacia, pisano, e ringrazia che non sia il tuo ultimo giorno!" tuona una voce tra le risate. L’atto, brutale nella sua semplicità, diventa un racconto tramandato, un simbolo della supremazia fiorentina che si intreccia con l’orgoglio cittadino.
Questa pratica, anche se non dà origine diretta all’espressione "baciare il culo" nel senso moderno di adulazione servile, mostra come il gesto fosse già carico di significato simbolico nella cultura popolare italiana. Col tempo, il linguaggio volgare ha trasformato questa immagine in un modo di dire che indica un atteggiamento di sottomissione esagerata, spesso con una sfumatura ironica o dispregiativa.
Post a Comment