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Depoliticizzare la scienza: giusto o sbagliato?


In un'epoca in cui scienza e politica si intrecciano sempre più spesso in dibattiti cruciali, come il cambiamento climatico, la pandemia, e l'energia nucleare, è fondamentale chiarire perché depoliticizzare la scienza e relegare la responsabilità agli scienziati possa essere un errore concettuale e pratico.

La scienza non è neutrale

La scienza, per sua natura, non è avulsa dal contesto sociale, politico ed economico in cui opera. Le domande che la scienza sceglie di indagare, i finanziamenti che riceve e i modi in cui i risultati vengono applicati sono tutti profondamente influenzati da valori e priorità politiche. Ignorare questo significa alimentare l’illusione che la scienza esista in una bolla separata dal resto della società.

Ad esempio, la ricerca sul cambiamento climatico non è solo una questione di raccolta di dati e costruzione di modelli: le sue implicazioni politiche sono enormi, influenzando politiche energetiche, economiche e industriali. Depoliticizzare la scienza in questi contesti significa negare il suo ruolo cruciale nella guida delle decisioni collettive.

Responsabilità collettiva e non individuale

Delegare la responsabilità agli scienziati individualmente, senza riconoscere la dimensione sistemica del problema, scarica su di loro un peso ingiusto e inefficace. La scienza è un’impresa collettiva, che opera attraverso istituzioni, collaborazioni e reti globali. Un singolo scienziato che "prende posizione" rischia di essere isolato, mentre una posizione collettiva, supportata da comunità scientifiche o istituzioni, ha maggiore peso e legittimità.

Un esempio emblematico è quello dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), che rappresenta una voce collettiva della comunità scientifica sul cambiamento climatico. Questa istituzione è una dimostrazione di come la scienza possa prendere posizione come corpo collettivo, senza frammentarsi in voci individuali.

Il rischio della polarizzazione

Attribuire la responsabilità delle prese di posizione agli scienziati individuali rischia di politicizzare i singoli, trasformandoli in bersagli di critiche o manipolazioni politiche. Ciò può portare a una polarizzazione che mina la credibilità della scienza stessa. Un esempio recente è il trattamento riservato agli scienziati durante la pandemia di COVID-19, spesso attaccati per le loro posizioni, anche quando si basavano su dati solidi.

Depoliticizzare la scienza significa riconoscere che le evidenze scientifiche sono indipendenti dalle ideologie politiche, ma non che la scienza sia avulsa dalle decisioni politiche. Quando le istituzioni scientifiche comunicano in modo unitario, possono mantenere credibilità senza cadere vittime di conflitti partigiani.

La scienza è intrinsecamente normativa

Sostenere che solo gli scienziati debbano prendere posizione implica che la scienza non abbia nulla da dire su cosa "dovrebbe" essere fatto. Tuttavia, la scienza fornisce dati e previsioni che implicano raccomandazioni normative. Se sappiamo, ad esempio, che l’aumento delle emissioni di CO₂ porterà a disastri climatici, la scienza sta implicitamente suggerendo un corso d'azione.

Questa natura normativa è inevitabile: i dati scientifici non esistono nel vuoto, ma guidano decisioni che influenzano il futuro dell’umanità. Negare questo significa ridurre il ruolo della scienza a mero accumulo di conoscenza, ignorando il suo potenziale trasformativo.

La scienza come bussola per le politiche

Depoliticizzare la scienza non significa estrarla dai processi decisionali, ma piuttosto garantire che le sue conclusioni siano utilizzate come bussola per orientare le politiche, indipendentemente dall’ideologia dominante. Quando si dice che "gli scienziati devono prendere posizione", si rischia di frammentare la voce della scienza, rendendo più facile per chi ha interessi contrari screditarla o ignorarla.

Un approccio più sano è quello di rafforzare il ruolo delle istituzioni scientifiche, come le accademie nazionali e gli organismi internazionali, per rappresentare le evidenze in modo chiaro e autorevole nei processi decisionali.

Affermare che la scienza non dovrebbe prendere posizione sottovaluta la natura collettiva, normativa e politica della scienza. Per affrontare le grandi sfide globali, è essenziale che la scienza prenda posizione come comunità e attraverso le sue istituzioni, integrandosi nei processi politici senza essere intrappolata da polarizzazioni ideologiche. Solo così può continuare a guidare l’umanità verso decisioni basate sull’evidenza e sul bene comune.


Foto di copertina: pubblico dominio 

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