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Per Scientific American la vittoria di Trump è un "pugno allo stomaco" per contrastare il cambiamento climatico


 

L'articolo di Scientific American apparso ieri riporta la vittoria di Donald Trump nelle recenti elezioni presidenziali statunitensi, un risultato che ha generato allarme tra i sostenitori della lotta contro il cambiamento climatico. Trump ha dichiarato l'intenzione di promuovere i combustibili fossili, ridurre le normative ambientali e cancellare l’agenda climatica dell’amministrazione Biden. La sua posizione, incentrata sullo sviluppo di risorse come il petrolio, pone un'ulteriore minaccia agli sforzi internazionali per contenere il riscaldamento globale, già duramente provati dalle alte temperature registrate negli ultimi anni e dagli eventi climatici estremi come gli uragani.

Durante la campagna elettorale, il cambiamento climatico è stato spesso messo in secondo piano rispetto ad altre questioni come l'immigrazione e l'economia, sebbene l'attenzione verso una “politica verde” sia stata comunque presente tra gli elettori più sensibili al tema. Tuttavia, la vittoria di Trump solleva forti preoccupazioni sul futuro degli impegni climatici degli Stati Uniti, poiché è probabile che il paese, sotto la sua guida, possa nuovamente ritirarsi dall'Accordo di Parigi. Tale ritiro priverebbe la comunità internazionale di un contributo cruciale, mettendo in dubbio la capacità collettiva di raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni, già definiti insufficienti dalle Nazioni Unite in un recente rapporto.

Il momento è particolarmente critico, dato che il 2024 si avvia a diventare l'anno più caldo mai registrato, con temperature oceaniche elevate e una stagione di uragani particolarmente devastante. L'aumento della frequenza e dell'intensità dei disastri naturali nel mondo evidenzia l'urgenza di adottare misure globali contro il cambiamento climatico. Tuttavia, con l'eventuale disimpegno degli Stati Uniti, gli altri paesi potrebbero essere riluttanti a intensificare i loro sforzi, specialmente sul fronte dei finanziamenti. Questo potrebbe compromettere l'obiettivo di raggiungere un contributo finanziario di oltre un trilione di dollari all'anno per aiutare le nazioni vulnerabili ad adattarsi ai cambiamenti climatici.

L’articolo sottolinea che la vittoria di Trump rappresenta un "pugno allo stomaco" per i sostenitori della lotta contro il cambiamento climatico, come espresso da Sam Ricketts, ex assistente del governatore di Washington. La sua posizione di scetticismo climatico e il rifiuto di riconoscere i danni ambientali ed economici associati ai disastri climatici, rappresentano una chiara minaccia per il pianeta e per le generazioni future. Trump ha descritto la sua vittoria come un “mandato potente” per l’America, promettendo di sfruttare al massimo il “petrolio come oro liquido,” ignorando così l’urgenza delle azioni necessarie per limitare il riscaldamento globale.

La sintesi dell’articolo evidenzia l'urgenza della questione climatica e i rischi che un rallentamento delle politiche di mitigazione potrebbe comportare, non solo per gli Stati Uniti ma per l’intero contesto globale.

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