Il Ministro della Cultura e il Conte Mascetti di Amici Miei: analogie inaspettate
Nel leggere le dichiarazioni del ministro della Cultura Alessandro Giuli, è difficile non notare il suo stile di comunicazione singolare, quasi farsesco, che ricorda il linguaggio assurdo e ironico del conte Mascetti nel celebre film Amici miei. La similitudine si evidenzia nell’uso di espressioni colorite, nei riferimenti alle "supercazzole" e nella retorica spesso allusiva e indiretta che, in un contesto istituzionale, risulta volutamente stridente e talvolta incomprensibile.
L’affermazione su Elon Musk come "fico" e l’ipotesi di avere "un grado di separazione" da Trump o Marte, ad esempio, appare più una battuta da salotto che una considerazione di un ministro della Cultura. È come se volesse aggiungere un tocco di glamour e di audacia al suo ruolo, ma in una forma che lo avvicina ai toni da commedia del conte Mascetti, dove si sminuisce la serietà istituzionale con battute apparentemente ingenue ma volute.
Anche il neologismo “giuliese” enfatizza il suo voler esibire un linguaggio personalizzato, quasi per distinguersi, ma che finisce per prestarsi alla satira e al gioco delle parti: Giuli stesso commenta con ironia che “indossa delle maschere” e sembra quasi compiacersi del confronto con personaggi come Renzi, rispondendo con ironia a chi lo critica per l’eccesso di retorica.
In termini di concretezza e operato, il ministro, invece, resta sul vago. Dichiarazioni come “le analisi le faremo a conti fatti” lasciano intendere una mancanza di dettagli precisi su iniziative o risultati raggiunti. Parla di dialogo, confronto, e accenna a collaborazioni trasversali con artisti di diversa provenienza politica, ma senza specificare progetti culturali concreti o obiettivi programmatici del suo ministero. Anche sulla vicenda Spano, non affronta direttamente le criticità che hanno portato alle dimissioni, ma si concentra sul difendere la figura dell’ex collaboratore, definendola una “mostrificazione” mediatica.
In sintesi, Giuli sembra preferire una comunicazione che punta a creare un personaggio, a intrattenere e, forse, a confondere con discorsi articolati e sfuggenti, piuttosto che fornire risposte chiare o fare un resoconto trasparente del proprio operato. La sua scelta di stile sembra quindi avvicinarsi molto alla retorica farsesca di Mascetti, con frasi dal tono scherzoso e volutamente evasivo, che spostano l’attenzione più sulla forma che sul contenuto.
Alessandro Giuli è stato nominato Ministro della Cultura il 6 settembre 2024, succedendo a Gennaro Sangiuliano: aspettiamo di capire quale sarà la sua influenza come ministro nei prossimi 1-2 anni. Noi saremo qui a valutarlo
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