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La Teoria del Big Bang è davvero superata?

 


"Il Big Bang (forse) non è mai avvenuto", "Nuove teorie "shock": il Big Bang non è stato l'inizio di tutto", "La teoria del Big Bang si è dimostrata falsa",  "Il Big Bang non sarebbe mai avvenuto: ecco l’ipotesi degli scienziati", La teoria del Big Bang è in crisi. Siamo sul punto di assistere ad una rivoluzione cosmologica?

Quante volte abbiamo letto titoli sensazionalistici come questi? 

Quando si discute dell'origine dell'universo, la scienza moderna offre una visione fondata su prove empiriche e modelli matematici, tra cui il modello cosmologico del Big Bang, che rimane la spiegazione più accettata. Tuttavia, questa visione scientifica non si concentra sugli aspetti filosofici dell'essere, una lacuna che alcuni critici ritengono limitante. Ma è importante riconoscere che la scienza ha il compito di fornire spiegazioni verificabili e basate sui dati per fenomeni osservabili.

Negli ultimi anni, alcune voci critiche hanno iniziato a mettere in discussione questa visione. Una delle domande più controverse che emerge da questi dibattiti è: Cosa c'era prima del Big Bang? Se il Big Bang è considerato l’inizio dell’universo, cosa può essere accaduto prima? È una questione che tocca la natura dell'essere e la comprensione stessa della realtà.

Il Big Bang: l'inizio di tutto?

Secondo la teoria del Big Bang, l'universo ha avuto origine da un punto di densità infinita noto come "singolarità". Questa singolarità, in un tempo stimato a circa 13,8 miliardi di anni fa, avrebbe iniziato a espandersi, dando vita a ciò che oggi conosciamo come l'universo. Come riportato da diversi articoli scientifici pubblicati da Focus e altre riviste di divulgazione, questa teoria è ampiamente accettata dalla comunità scientifica. Tuttavia, molti studiosi, tra cui noti cosmologi e fisici teorici, stanno esplorando alternative e nuove interpretazioni. Ad esempio, il fisico Stephen Hawking, in varie interviste e scritti, ha spesso discusso della possibilità che il Big Bang non sia l'unico evento cosmico, ma solo uno tra molti in un possibile ciclo di espansioni e contrazioni dell'universo, un'idea che si rifà alle teorie cicliche già ipotizzate nell'antichità.

Un aspetto cruciale che molti filosofi e scienziati contemporanei stanno valutando è se sia corretto parlare di un vero e proprio "inizio" dell'universo. Secondo un articolo pubblicato su Scientific American, questa domanda sfida il concetto di tempo stesso: se il tempo è una dimensione creata dal Big Bang, può davvero esistere un "prima" del Big Bang? Roger Penrose, un famoso matematico e fisico, ha proposto la teoria della "conformal cyclic cosmology", secondo la quale l'universo subirebbe continui cicli di morte e rinascita, eliminando l'idea di un inizio assoluto.

La critica principale a questa visione, come evidenziato in vari articoli scientifici e discussioni filosofiche, risiede nella limitazione intrinseca della nostra comprensione attuale del cosmo. Se, infatti, accettiamo l'idea di un inizio definito, ciò implica che l'esistenza stessa è confinata a una linea temporale con un punto di origine. Ma perché dovrebbe esserci un inizio? Come suggerito dal fisico Carlo Rovelli nei suoi libri e interviste, la questione non è così semplice. La nostra idea di tempo potrebbe essere solo una costruzione umana, un modo per dare ordine all'universo che percepiamo, ma che in realtà non riflette la vera natura del cosmo. In questo contesto, la questione dell'inizio dell'universo diventa non solo una sfida scientifica, ma anche una profonda riflessione filosofica sulla nostra percezione del tempo e della realtà.

Critiche filosofiche: l’essere eterno

Le obiezioni alla teoria del Big Bang non si limitano al campo scientifico, ma si estendono anche alla filosofia. Pensatori come Hegel hanno messo in dubbio l'idea di un inizio dell'universo partendo dal caos, una nozione centrale nella teoria del Big Bang. Per Hegel, il concetto di un inizio disordinato non è fondamentale. Ciò che conta è il movimento continuo e dialettico dell'essere. In opere come la Fenomenologia dello Spirito, Hegel introduce il concetto di "entelechia", che descrive l'essere come un processo che si sviluppa e si trasforma, ma che rimane fedele alla propria identità nel corso del cambiamento. Non si tratta di un'entità che nasce o finisce, ma di un movimento ciclico e incessante.

Secondo Hegel, e molti altri filosofi, non è necessario cercare un inizio o una fine dell’universo, poiché l’essere stesso è eterno e immutabile. Questa concezione si oppone alla visione lineare e temporale del Big Bang. La filosofia hegeliana condivide affinità con le filosofie orientali, dove la circolarità dell’essere è un tema ricorrente. Nello Zen, ad esempio, il simbolo dell'ensō rappresenta il ciclo continuo dell’energia che ritorna sempre su se stessa, simboleggiando l’eternità e la totalità dell’essere. Anche nella filosofia indiana, il concetto di samsara, il ciclo delle rinascite, riflette una visione ciclica dell’esistenza, piuttosto che un singolo evento di creazione.

Questa visione filosofica trova ulteriore supporto in alcuni approcci scientifici. Albert Einstein, con la sua celebre equazione E=mc², ha dimostrato che la materia e l’energia sono interconvertibili, sottolineando che "tutto è energia". L’energia non si crea né si distrugge, ma si trasforma, suggerendo che la realtà stessa potrebbe essere un processo eterno, non limitato da un inizio o una fine definitivi. Questa concezione dell’universo come un campo energetico perenne contrasta con la teoria del Big Bang, che presuppone un momento iniziale di creazione dell’universo e, potenzialmente, una sua fine.

Le critiche filosofiche al Big Bang, quindi, si concentrano su una visione più ampia e ciclica della realtà, dove non è necessario un punto di origine. Tuttavia, a queste visioni si contrappone l’evidenza scientifica raccolta negli ultimi decenni, che ha confermato molte previsioni della teoria del Big Bang, come la radiazione cosmica di fondo. Come spiegano gli scienziati, il Big Bang resta, almeno per ora, la spiegazione più solida per l'origine dell'universo.

La scienza e l'esclusione dell'essere

Molti critici della teoria del Big Bang ritengono che essa escluda la "dimensione dell'essere", una prospettiva che integra questioni più profonde sull'esistenza e la natura della realtà. È vero che la scienza mainstream, per sua natura, non si addentra nelle questioni metafisiche. La fisica, in particolare, si concentra su ciò che può essere misurato, osservato e quantificato. Questo approccio ha portato a enormi progressi nella nostra comprensione del cosmo, ma lascia volutamente da parte speculazioni su ciò che potrebbe essere "al di là" del mondo osservabile.

Tuttavia, alcuni scienziati e filosofi, come David Bohm, hanno cercato di integrare la dimensione metafisica nelle loro interpretazioni della realtà. Bohm, un fisico teorico e collaboratore di Einstein, ha suggerito che l'universo sia un tutto indivisibile, in cui la realtà che percepiamo è solo una manifestazione di un ordine implicito più profondo. Secondo questa visione, l'energia e l'essere sono due facce della stessa medaglia, unificate in un campo di esistenza universale.

Anche la meccanica quantistica, un altro campo della fisica teorica, ha offerto spunti per riflettere sulla connessione tra l'essere e l'universo fisico. La natura probabilistica degli eventi quantistici, insieme al principio di indeterminazione di Heisenberg, ha sollevato questioni su come la realtà sia intrinsecamente legata all'osservatore e alla consapevolezza. Tuttavia, queste connessioni rimangono speculative e non verificate empiricamente.

Sebbene il Big Bang sia la spiegazione dominante, la scienza continua a esplorare teorie che potrebbero offrire una visione ancora più completa dell'origine dell'universo. Una di queste teorie è il concetto del multiverso, secondo il quale il nostro universo potrebbe essere uno tra infiniti universi che esistono simultaneamente, ognuno con leggi fisiche e caratteristiche diverse. In questo contesto, il Big Bang non rappresenterebbe l'inizio assoluto di tutto, ma solo un evento all'interno di una realtà più ampia e complessa.

Anche la teoria della gravità quantistica a loop e le ipotesi di cosmologie cicliche, come il modello di Penrose, propongono che l'universo possa attraversare infiniti cicli di espansione e contrazione. Questi modelli sfidano l'idea di un "inizio" definitivo, avvicinandosi a una visione che potrebbe allinearsi meglio con l'idea filosofica di un essere eterno.

Sebbene la scienza e la filosofia abbiano approcci differenti alla comprensione della realtà, non devono necessariamente essere in conflitto. La scienza si occupa di descrivere ciò che può essere misurato e verificato, mentre la filosofia riflette su domande più ampie che spesso vanno oltre il regno dell'osservabile. Tuttavia, entrambe le discipline contribuiscono a un dialogo più ricco sulla natura dell'universo e dell'esistenza.

Le critiche alla teoria del Big Bang, che la considerano troppo limitata o incapace di considerare l'essere, riflettono un desiderio di unificare queste due prospettive. La scienza continuerà a indagare nuovi modelli per spiegare l'origine e l'evoluzione dell'universo, ma potrebbe trovare nuove sinergie con la filosofia per esplorare le dimensioni più profonde dell'esistenza e dell'essere.

Un approccio alternativo: il multiverso?

Se il Big Bang non fosse l’inizio di tutto, quali altre spiegazioni potrebbero emergere? Una delle teorie alternative è quella del multiverso, secondo cui il nostro universo potrebbe essere solo uno di infiniti altri. In questo scenario, il Big Bang non rappresenta la creazione di tutto l'esistente, ma solo un evento locale all'interno di un più ampio sistema cosmico. Questa ipotesi solleva nuove domande sulla natura della realtà e sull'origine di questi molteplici universi.

Anche in questo caso, tuttavia, ci troviamo di fronte alla questione fondamentale: dobbiamo davvero pensare all’universo (o al multiverso) in termini di inizio e fine? O è possibile che la realtà, in tutte le sue manifestazioni, sia semplicemente essere eterno, senza un punto di origine?

La teoria del Big Bang è sicuramente uno dei modelli più influenti nella scienza moderna, ma non è esente da critiche. Le obiezioni filosofiche, come quelle di Hegel, ci invitano a considerare l’essere come una realtà eterna e immutabile, mentre la scienza moderna tende a limitarsi a una visione più materialistica e temporale del cosmo.

La vera domanda non è se la teoria del Big Bang sia “sbagliata”, ma se sia sufficiente a spiegare la complessità dell’universo. Forse, come molti filosofi e alcuni scienziati hanno suggerito, dobbiamo andare oltre la semplice idea di un inizio e di una fine, e abbracciare una visione più ampia e complessa dell’essere. Quello che conta, in fin dei conti, potrebbe non essere tanto quando tutto è iniziato, ma la natura eterna e ciclica di ciò che è.

 

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