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COME PENSA, SENTE, AGISCE UNA PERSONA CON DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE E IPERATTIVITÀ (ADHD)?



Gabor Maté delinea nel suo libro “Una mente in frammenti” cosa accade nella mente di un ADHD prendendo a modello la sua esperienza personale e le citazioni dei suoi pazienti. L’autore offre al lettore una riflessione profonda su come si muove nel mondo e quali sono i vissuti  di chi affronta questa diagnosi, quali i correlati genetici e ambientali che portano all’esordio e sviluppo di questa neurodivergenza e infine come è essere uomini, donne, genitori, partner, amici, bambini o professionisti con ADHD. Lo fa attraverso la voce di psichiatra ma anche di padre e di uomo con questa diagnosi mettendo in luce il substrato sociale che origina, sostiene e cronicizza il disturbo:
come è soffrire di ADHD nella nostra società e in questo mondo accelerato e orientato alla performance?

L’ADHD è caratterizzata da una fatica in queste specifiche aree: attenzione/distrazione, iperattività,  impulsività e ipersensibilità. Più che di distrazione nelle persone ADHD  potremmo parlare di in-attenzione ovvero la difficoltà a concentrarsi su stimoli non ritenuti interessanti. Distraibilità e mancanza di concentrazione infatti si rivelano in modo discontinuo: non è raro osservare nelle persone con ADHD un movimento di massima concentrazione connesso ad una alta motivazione o interesse tanto da escludere tutti gli stimoli circostanti e da immergersi completamente nel compito e, viceversa, quando il compito non è attraente l’esperienza di un ADHD è quella di vagare e perdersi tra tutti gli stimoli interni ed esterni presenti. Inoltre alla distraibilità si coniuga, generando maggiore sofferenza, il bisogno delle persone ADHD di ricercare sempre esperienze di novità e stimolazione sensoriale nel tentativo di scappare dalla dolorosa sensazione di noia ricorrente. 

Nella mente di un ADHD domina il caos. La distraibilità porta infatti a essere facilmente agganciati ad uno stimolo che a sua volta si affianca ad un altro e ad un altro ancora, rischiando di far perdere il focus iniziale. Le persone ADHD si propongono dei piani o delle attività anche quotidiane e semplici (es. riordinare una camera) che in breve tempo sembrano fallire poiché si viene catturati continuamente da diversi riferimenti lasciando tutto incompiuto e perdendo l’input iniziale.  La confusione interna riflette quella esterna: sembra infatti mancare il “chip dell’ordine” scrive Maté, poiché l’individuo sembra sprovvisto di uno schema mentale necessario a comprendere il processo attraverso il quale si riordina. É come se fosse chiara la meta, ma mancasse la mappa. 

L’iperattività può mostrarsi in un irrequietezza del corpo (es. alzarsi spesso), del linguaggio (es. incontinenza verbale ed eccessiva loquacità) o dei pensieri che fanno da rumore bianco o brusio persistente. La costante vivacità unita alla fatica a concentrarsi porta le persone con ADHD a non godere appieno del presente o avvertire la spiacevole impressione di non avere attimi di riposo e rilassatezza. C’è sempre qualcosa di importante che sembra sfuggire alla mente, la perpetua preoccupazione di star perdendo qualcosa che sembra inafferrabile. I pazienti con ADHD riferiscono di non riuscire a “prendersi neanche una pausa da se stessi”, di “essere stanchi di essere stanchi”. Gabor Matè si descrive come un giocoliere in equilibrio precario impossibilitato ad interrompere la propria esibizione. L’agitazione perenne porta a conseguenti sensazioni di letargia, sconforto e sintomi depressivi in risposta alla fatica data da una iperattività fisica, emotiva e cognitiva e dall’attuazione di strategie compensative. 

Infine l’impulsività che può rivelarsi non solo nell’agire (es. acquisti impulsivi, alimentazione) ma anche nelle situazioni sociali (es. fatica a rispettare il proprio turno di parola, sovrapporsi della voce dell’altro). Le persone con ADHD il più delle volte agiscono mossi da una sensazione di urgenza con il bisogno di immediata soddisfazione dei propri desideri. Non è raro che questi pazienti si riducano all’ultimo momento nella consegna di un compito o di un'attività programmata. A tal proposito le persone con ADHD sentono di avere moltissimi potenziali inespressi e qualità che faticano a valorizzare e a sviluppare nel tempo; questo si traduce in numerosi progetti mai realizzati o abbandonanti dopo un primo intenso entusiasmo. È facile scivolare nell’inerzia e nella procrastinazione e ridursi all’ultimo momento nella consegna di un compito. Nei bambini o adulti con ADHD inoltre, è facile quindi notare una dis-percezione dello scorrere del tempo. Il senso del tempo sembra essere quello di un infante: o è qualcosa che si riferisce all’istante e al momento immediatamente presente, o al contrario sembra infinito. Il futuro nella mente di un ADHD è come se non riuscisse ad essere tenuto in considerazione e ricordato. Le implicazioni e le conseguenze sembrano infatti non essere visibili e tutto è agito sull’impulso del momento. Questo si correla emotivamente a sensazioni di ansia, sentirsi sopraffatti, ritardo cronico e sofferenza.

Un altro importante elemento che caratterizza questa neurodivergenza è l’ipersensibilità emotiva e sensoriale. Le persone ADHD possono subire degli scompensi sensoriali in situazioni con stimoli eccessivi o sono ipervigili rispetto ai cambiamenti emotivi dell’ambiente che registrano in modo molto raffinato. É come se avessero della antenne recettive potenti rispetto al minimo variare dell’atmosfera emotiva. Uno stimolo ritenuto insignificante per altri può dare origine ad una intensa reazione. Per i genitori comprendere la loro ipersensibilità non è sempre facile e spesso viene associata ad atteggiamenti oppositivi nei loro confronti con la conseguenza che il figlio venga spesso descritto come irascibile e scontroso. In accordo con l’autore possiamo perciò pensare alle persone con ADHD come persone dalla “pelle sottile”. 

Nel processo di cura diventa indispensabile porsi in ascolto in modo curioso e aperto a ciò che emerge, rinunciando a pretendere di sapere ciò che il bambino pensa o agisce. Non attribuire quindi un significato all’atteggiamento dell’altro (es. mio figlio mi sfida) ma chiedere e orientarsi con fiducia a partire dal dialogo. Elemento fondamentale per il processo di cura è la presenza, la comprensione e l’accettazione autentica delle caratteristiche e la coltivazione di uno spazio sicuro. 

Gabor Maté in “Una mente a frammenti”, edito da Astrolabio, ci offre una visione chiara dei limiti e delle risorse di piccoli e adulti con ADHD oltre che proporre strategie di sostegno a genitori con figli ADHD e una analisi approfondita del processo di cura, utilizzando un linguaggio semplice e a tratti commovente.


Valentina Pizzichetti

Psicologa e psicoterapeuta in formazione ad orientamento Gestalt Fenomenologico e assistente alla comunicazione in Lingua dei Segni (LIS). Collaboro con l'Associazione ECO con percorsi di sostegno psicologico e progetti di promozione del benessere psico-sociale. Ho una formazione specifica in ambito di disturbi dell'attenzione e dell'iperattività lavorando sia con bambini che adulti ADHD.




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