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Meccanica quantistica: le ipotesi più strampalate

 


La meccanica quantistica, una delle teorie più complesse e affascinanti della fisica moderna, ha senza dubbio rivoluzionato il nostro modo di comprendere l'universo. Tuttavia, essa ha anche generato una serie di ipotesi e speculazioni che, per quanto affascinanti, si allontanano spesso dalla rigorosità scientifica e non contribuiscono in modo significativo alla nostra comprensione del mondo. Alcuni scienziati, premi Nobel inclusi, hanno avanzato idee che, sebbene abbiano suscitato interesse, non sono supportate da prove solide e non reggono a un'analisi scientifica rigorosa.

La confusione tra realtà quantistica e coscienza

Una delle idee più note e fuorvianti è l'interpretazione del famoso esperimento mentale del "gatto di Schrödinger". Sebbene l'intento originale di Schrödinger fosse evidenziare le stranezze della meccanica quantistica, l'interpretazione che la coscienza dell'osservatore possa determinare la realtà fisica è stata spesso mal compresa e distorta. Questa idea, sostenuta in parte da scienziati come Eugene Wigner (Paradosso dell'amico di Wigner), ha portato alla diffusione dell'errata convinzione che la coscienza umana sia necessaria per il collasso della funzione d'onda. Tuttavia, questa ipotesi non trova alcun supporto empirico e si allontana dalla metodologia scientifica, introducendo concetti più vicini alla filosofia o alla metafisica che alla fisica.




Le speculazioni di Faggin e l'informazione quantistica

Federico Faggin, noto per il suo contributo alla tecnologia con l'invenzione del microprocessore, ha recentemente proposto un'idea che vede l'universo come fondamentalmente composto da informazioni piuttosto che da materia. Sebbene interessante a livello speculativo, questa teoria non si basa su alcuna evidenza scientifica solida e non è stata accolta favorevolmente dalla comunità scientifica. L'idea che la coscienza possa essere un "processore" di informazioni quantistiche si colloca più nell'ambito della speculazione filosofica che della fisica sperimentale. Tali teorie, non sostenute da dati empirici, tendono a creare più confusione che chiarezza, distogliendo l'attenzione dalle questioni veramente scientifiche.

Le ipotesi di Federico Faggin, che propongono una fusione tra scienza e spiritualità con l’idea che la coscienza sia una proprietà fondamentale dell’universo, sono spesso considerate pseudoscientifiche perché sfidano il pensiero scientifico tradizionale, basato sul metodo empirico e sulla verifica sperimentale. Ecco alcuni punti critici chiave e argomentazioni supportate da riferimenti scientifici.

La Coscienza come Proprietà Fondamentale dell’Universo

Faggin sostiene che la coscienza esista fin dall'inizio dell'universo e che sia indipendente dalla materia. Tuttavia, la maggior parte degli scienziati considera questa idea speculativa. La coscienza, secondo le neuroscienze moderne, è il prodotto dell'attività cerebrale, come dimostrato da studi sull'elettrofisiologia cerebrale, neuroimaging e manipolazioni sperimentali del cervello.

Un esempio noto è lo studio delle neuroimmagini funzionali, che mostra una correlazione tra l’attività in specifiche aree del cervello e stati di coscienza o processi cognitivi. Il neuroscienziato Stanislas Dehaene ha sviluppato modelli quantitativi per descrivere la coscienza a livello neurologico, mostrando che fenomeni come la percezione, l'attenzione e la memoria possono essere spiegati da processi cerebrali osservabili .

Critiche al Dualismo e all’Entanglement Quantistico

Faggin si rifà spesso a concetti della fisica quantistica, come l'entanglement, per sostenere che la coscienza abbia proprietà quantistiche e non possa essere spiegata solo attraverso il materialismo. Tuttavia, molti fisici, tra cui il celebre critico del dualismo Roger Penrose, riconoscono che non vi sono prove dirette che fenomeni quantistici possano essere applicati alla scala cerebrale per spiegare la coscienza. Le dimensioni del cervello e la sua temperatura rendono altamente improbabile che gli effetti quantistici possano mantenere la coerenza necessaria per influenzare la coscienza su scala macroscopica .

Inoltre, il fisico Sean Carroll critica l'applicazione indiscriminata della fisica quantistica a fenomeni mentali. Carroll sostiene che l'entanglement riguarda particelle subatomiche e che non ci sono prove che esso abbia alcuna rilevanza per il funzionamento del cervello umano .

Libero Arbitrio e Determinismo

Faggin propone che il libero arbitrio sia un elemento fondamentale della coscienza e della realtà, mentre molti scienziati e filosofi sostengono che il libero arbitrio sia illusorio. Studi neuroscientifici, come quelli condotti da Benjamin Libet negli anni '80, mostrano che il cervello inizia ad attivarsi prima che una persona sia consapevole di prendere una decisione, suggerendo che ciò che percepiamo come “libera scelta” è in realtà un processo inconscio . Questi risultati hanno spinto molti neuroscienziati a concludere che il libero arbitrio potrebbe essere solo una sensazione soggettiva piuttosto che un fenomeno reale.

Mancanza di Verificabilità

Un altro aspetto cruciale che pone le teorie di Faggin nel campo della pseudoscienza è la loro mancanza di verificabilità. Una delle caratteristiche fondamentali del metodo scientifico è la capacità di formulare ipotesi falsificabili, cioè che possono essere testate sperimentalmente e, eventualmente, dimostrate false. Le affermazioni di Faggin sulla coscienza universale e sul legame tra fisica e spiritualità non possono essere sottoposte a test empirici, rendendo difficile differenziarle da credenze o filosofie speculative.

Le ipotesi di Faggin, pur affascinanti, si scontrano con il consenso scientifico attuale su molte questioni fondamentali come la natura della coscienza, il libero arbitrio e l'uso della fisica quantistica. La scienza moderna, basata sull'evidenza empirica e la falsificabilità, non supporta l'idea che la coscienza esista indipendentemente dal cervello o che essa sia fondamentale per l'universo. Il progresso nelle neuroscienze e nella fisica quantistica continua a rafforzare il paradigma materialista, rendendo le teorie di Faggin difficili da accettare nel contesto della scienza mainstream.

L'ipotesi degli universi paralleli: un’astrazione senza evidenza

Un’altra ipotesi quantistica spesso citata è quella degli universi paralleli, proposta da Hugh Everett III con la sua interpretazione a molti mondi. Secondo questa teoria, ogni volta che viene effettuata una misurazione quantistica, l'universo si divide in molteplici universi paralleli, ciascuno corrispondente a un possibile risultato. Sebbene affascinante dal punto di vista narrativo e filosofico, questa idea non è supportata da alcuna evidenza empirica e si scontra con i principi della parsimonia scientifica. La comunità scientifica, in generale, considera questa ipotesi più come una curiosità teorica che come una spiegazione valida della realtà quantistica.

La coscienza quantistica: una strada senza uscita

Una delle ipotesi più controverse e speculative è quella di Roger Penrose e Stuart Hameroff, i quali sostengono che la coscienza possa emergere da processi quantistici nei microtubuli delle cellule cerebrali. Questa teoria, conosciuta come "Orchestrated Objective Reduction" (Orch-OR), è stata accolta con scetticismo dalla maggior parte dei fisici e neuroscienziati. La coerenza quantistica, necessaria per questa teoria, è estremamente fragile e improbabile a temperature corporee. Di conseguenza, questa ipotesi è ampiamente considerata non scientifica, più vicina alla fantascienza che alla scienza stessa.

Le implicazioni negative delle ipotesi strampalate

L'attrazione esercitata da queste idee stravaganti non è senza conseguenze. Esse non solo distolgono l'attenzione dalle vere sfide scientifiche ma rischiano anche di confondere il pubblico e di compromettere la comprensione della meccanica quantistica. La scienza progredisce attraverso il rigore metodologico, l'osservazione e la verifica empirica. Le speculazioni non fondate, per quanto affascinanti, non contribuiscono alla conoscenza scientifica, ma possono addirittura ostacolarla, introducendo idee che non possono essere dimostrate né falsificate.

PERCHÈ ANCHE I PREMI NOBEL PRENDONO ABBAGLI?

Anche i Premi Nobel, che sono tra le menti più brillanti e rispettate del mondo scientifico, non sono immuni dal lasciarsi sedurre da ipotesi fantasiose o prive di solidità scientifica. Questo fenomeno può sembrare sorprendente, ma è importante comprendere che il successo in un campo specifico della scienza non garantisce l'infallibilità di giudizio in altri ambiti. Esploriamo alcune delle ragioni per cui anche scienziati di tale calibro possono cadere vittima di teorie infondate, e vediamo alcuni esempi noti, come la "memoria dell'acqua" e le idee controverse di Kary Mullis.

La "memoria dell'acqua" e Jacques Benveniste

Un esempio famoso di un'ipotesi fantasiosa che ha ingannato anche scienziati di rilievo è la cosiddetta "memoria dell'acqua", proposta dal biologo francese Jacques Benveniste negli anni '80. Benveniste, pur non essendo un Premio Nobel, era uno scienziato rispettato quando affermò che l'acqua poteva "ricordare" le sostanze con cui era venuta a contatto, anche dopo che queste erano state diluite al punto da non essere più rilevabili. Questa idea, che avrebbe potuto fornire una spiegazione scientifica all'omeopatia, fu pubblicata su Nature con grande clamore.

Nonostante il prestigio della rivista, l'ipotesi di Benveniste si rivelò infondata quando esperimenti successivi non riuscirono a replicare i suoi risultati. Ciononostante, l'idea della memoria dell'acqua continuò a esercitare fascino su alcuni scienziati e su una parte del pubblico, dimostrando come anche concetti scientificamente deboli possano persistere se supportati da figure autorevoli. In questo caso, la pubblicazione su Nature e la reputazione di Benveniste contribuirono a dare un'aura di credibilità a una teoria priva di solide basi scientifiche.

Kary Mullis e le sue idee controverse

Un altro esempio emblematico è quello di Kary Mullis, il biochimico statunitense che ha vinto il Premio Nobel per la Chimica nel 1993 per l'invenzione della reazione a catena della polimerasi (PCR), una tecnica che ha rivoluzionato la biologia molecolare. Nonostante il suo enorme contributo alla scienza, Mullis era noto per le sue opinioni eccentriche e non scientifiche. In particolare, Mullis negava la correlazione tra HIV e AIDS, una posizione che è stata ampiamente smentita dalla comunità scientifica.

Mullis era anche noto per ammettere apertamente l'uso di sostanze psichedeliche, come l'LSD, e per avere idee alquanto bizzarre su vari argomenti. Egli stesso raccontava di esperienze mistiche e di contatti con entità extraterrestri, affermazioni che hanno gettato un'ombra sulla sua credibilità scientifica al di fuori del campo in cui eccelleva. Questo dimostra che, nonostante il suo genio in un'area specifica, Mullis non era immune dall'abbracciare teorie non scientifiche, probabilmente influenzato dalle sue esperienze personali e dall'uso di droghe.

Il Premio Nobel Controverso James Watson

James Watson, celebre biologo molecolare e co-scopritore della struttura del DNA, ha ricevuto il Premio Nobel per la Fisiologia o Medicina nel 1962 insieme a Francis Crick e Maurice Wilkins. La scoperta della struttura del DNA da parte di Watson e Crick, basata in parte sui dati di diffrazione a raggi X ottenuti da Rosalind Franklin, è considerata uno dei più grandi traguardi scientifici del XX secolo. La doppia elica del DNA ha fornito la chiave per comprendere come l'informazione genetica viene replicata e trasmessa da una generazione all'altra, ponendo le basi per la moderna genetica molecolare. Tuttavia, la controversia iniziale associata a questo Nobel riguarda proprio Rosalind Franklin. Sebbene il suo lavoro fosse cruciale per la scoperta, Franklin non fu inclusa nel premio, essendo morta nel 1958, quattro anni prima dell'assegnazione del Nobel. Le regole del premio, che non permette la sua assegnazione postuma, insieme al contesto accademico e sociale dell'epoca, portarono alla sua esclusione, una decisione che è stata criticata da molti come ingiusta e rappresentativa del sessismo diffuso nel mondo scientifico del tempo.

A partire dagli anni 2000, James Watson è stato al centro di numerose polemiche a causa delle sue dichiarazioni su questioni razziali, di genere e genetiche. In particolare, Watson ha espresso opinioni altamente controverse sull'intelligenza e sulle differenze razziali, affermando nel 2007 che i neri sarebbero meno intelligenti dei bianchi, una dichiarazione ampiamente condannata come razzista e priva di fondamento scientifico. Queste dichiarazioni hanno portato a conseguenze significative per Watson, tra cui la perdita della sua posizione onoraria presso il Cold Spring Harbor Laboratory, dove aveva lavorato per decenni. Inoltre, le sue affermazioni hanno sollevato un dibattito sull'etica e la responsabilità degli scienziati pubblici, mettendo in discussione la sua eredità scientifica.

Nobel per la Medicina a António Egas Moniz 

Nel 1949, António Egas Moniz ricevette il Premio Nobel per la Medicina per aver sviluppato la lobotomia prefrontale, una procedura psichiatrica che consisteva nel recidere le connessioni tra la corteccia prefrontale e il resto del cervello. A quel tempo, la lobotomia era vista come un trattamento rivoluzionario per le malattie mentali gravi.

Tuttavia, con il tempo, la lobotomia è stata ampiamente criticata e abbandonata a causa degli effetti devastanti sui pazienti, che spesso rimanevano emotivamente e cognitivamente menomati. Molti ritengono che il Nobel a Moniz sia stato prematuro e che abbia contribuito a legittimare una pratica che oggi è considerata disumana e non etica.

Perché i Premi Nobel possono essere sedotti da teorie fantasiose?

Ci sono diverse ragioni per cui anche scienziati illustri possono essere attratti da ipotesi prive di scientificità:

  1. Curiosità e apertura mentale: Gli scienziati di successo spesso hanno una curiosità innata e una propensione a esplorare nuove idee. Questa apertura mentale, pur essendo una qualità positiva, può a volte portarli a considerare teorie non convenzionali o non dimostrate.

  2. Ego e fiducia nelle proprie capacità: Essere riconosciuti con un Premio Nobel può rafforzare la fiducia di uno scienziato nelle proprie intuizioni e giudizi, anche quando si avventurano in campi al di fuori della loro specializzazione. Questo eccesso di fiducia può portarli a dare credito a idee che non resisterebbero a un esame critico rigoroso.

  3. Isolamento intellettuale: Dopo aver raggiunto l'apice della loro carriera, alcuni scienziati possono diventare meno aperti alla critica da parte dei colleghi, o circondarsi di persone che non li contraddicono. Questo isolamento può facilitare l'adesione a teorie non ortodosse.

  4. Influenza delle esperienze personali: Le esperienze di vita, le credenze personali o anche l'uso di sostanze psicotrope, come nel caso di Kary Mullis, possono influenzare la percezione della realtà di uno scienziato, portandolo a sostenere teorie che si allontanano dal metodo scientifico.

Le Scienziate donna? Meno inclini rispetto ai colleghi a fine carriera ad abbandonarsi alla pseudoscienza

In un'epoca in cui la scienza è al centro di dibattiti pubblici e mediatici, è interessante osservare come le scienziate siano spesso meno inclini rispetto ai loro colleghi maschi a fare affermazioni antiscientifiche o sensazionalistiche. Questa tendenza può essere attribuita a una combinazione di fattori che includono il diverso approccio alla notorietà e la necessità di affrontare e superare pregiudizi radicati nella comunità scientifica e nella società in generale.



Le scienziate, fin dall'inizio della loro carriera, devono confrontarsi con una serie di sfide e pregiudizi che spesso i loro colleghi maschi non incontrano nella loro vita professionale. Questi ostacoli non riguardano solo la competenza scientifica, ma anche la necessità di dimostrare costantemente il loro valore in un ambiente che, storicamente, è stato dominato dagli uomini. Questo contesto può portare le donne a sviluppare una maggiore attenzione verso la rigorosità scientifica e a essere più caute nelle loro affermazioni. Mentre alcuni scienziati maschi possono essere tentati di cercare la notorietà a tutti i costi, anche a rischio di esprimere opinioni che non sono pienamente supportate dai dati, le scienziate tendono a privilegiare un approccio più cauto e misurato. Questo atteggiamento può derivare dal fatto che, dovendo spesso lottare contro stereotipi e pregiudizi di genere, le donne nel campo della scienza sono particolarmente consapevoli dell'importanza di mantenere un'elevata credibilità professionale. Pubblicare ricerche su riviste sottoposte a revisione paritaria e fare affermazioni solo quando supportate da dati solidi non è solo una pratica professionale, ma una strategia per consolidare la propria posizione e reputazione in un ambiente che potrebbe essere meno indulgente nei loro confronti.

Inoltre, la minore propensione delle scienziate a cercare la notorietà potrebbe essere vista come una riflessione di un diverso approccio al lavoro scientifico. Mentre la scienza dovrebbe idealmente essere guidata dalla ricerca della verità piuttosto che dalla ricerca della fama, la realtà è che la visibilità pubblica e mediatica può influenzare le carriere. Tuttavia, per molte scienziate, la priorità rimane la qualità della ricerca piuttosto che l'attenzione mediatica, che può portare a un'esposizione eccessiva o a una semplificazione eccessiva delle loro scoperte.

Questa differenza di atteggiamento tra scienziati e scienziate non è assoluta, ma riflette tendenze osservabili che possono avere profonde radici culturali e strutturali. La pressione per essere rigorosi, pacati e aderenti al metodo scientifico non è solo una questione di stile personale, ma anche una risposta alle sfide specifiche che le donne affrontano nel mondo della scienza. Questo impegno rigoroso potrebbe spiegare, almeno in parte, perché le scienziate siano meno propense a lasciarsi andare a castronerie antiscientifiche, mantenendo un profilo più serio e rispettoso del metodo scientifico.



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