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TU UCCIDI - COME CI RACCONTIAMO IL CRIMINE - EFFEQU 2023

Tutto comincia con un duplice omicidio, che innesca un'escalation mediatica e di paura. Non si può più stare tranquilli - si dice - eppure il numero di omicidi è in calo da tempo. Si scava morbosamente nei dettagli dell'evento, senza analizzare i dati. Sono morte due persone, ma è morta anche la Statistica. Si cerca di strumentalizzare il singolo episodio, e si ignora completamente la differenza fra individuo e collettività.

Nell'analisi del caso in oggetto (Novi Ligure, febbraio 2001) si sente echeggiare Carlo Lucarelli: perché sono stati commessi due omicidi? Per rapina? "Non quadra, non quadra niente". Sono le credenze e i luoghi comuni che portano la gente fuori strada, lontano dai dati e dalle statistiche. Ma "i mostri non hanno necessariamente facce da mostri" e ciò significa che la verità è talvolta più dura da accettare rispetto alla credenza. La credenza conforta, mentre la verità destabilizza. E la strada verso la verità spesso viene indicata dall'analisi dei dati e dai risultati delle elaborazioni statistiche.

Per Antonio Paolacci e Paola Ronco, autori del saggio criminologico "Tu uccidi - Come ci raccontiamo il crimine", pubblicato da Effequ Editore, "gli omicidi sono una specie di oggetto di studio". Avvalendosi anche del loro lavoro di scrittura di gialli e noir, essi intendono quindi analizzare i delitti come lo specchio della società in cui vengono commessi

Perché si viene colpiti dall'evento e non dai dati sull'evento? "Il modo in cui viene percepita qualsiasi cosa di cui non si ha esperienza diretta dipende da come ci viene raccontata" rispondono gli autori. E ciò vale anche per le storie inventate, per i romanzi gialli, thriller e noir in particolare, che per molti sono narrativa d'evasione, prodotti di conforto che servono per staccare dalla realtà. E infatti la realtà è una cosa del tutto diversa dalla fiction. Sebbene la letteratura non sia tutta uguale - il delitto nel giallo è solo un espediente per introdurre un mistero, mentre nel noir è spesso un modo per raccontare com'è caratterizzata un'intera società - nella realtà l'assassino può agire senza una logica e le sue tracce sono nascoste da tante informazioni e dettagli inutili. Nel romanzo, invece, lo scrittore sa già chi è l'assassino e pianifica tutto, compreso i dettagli (solo quelli utili) da fornire al lettore, affinché venga messo sulle tracce di un assassino che agisce in modo "razionale".

Ma nella realtà, quando si verificano delitti veri, come vengono comunicati? Esiste un linguaggio specifico oppure si utilizza quello cine-televisivo dei gialli? Gli autori ci ricordano che prevale la tendenza - quando si devono comunicare veri delitti - ad utilizzare come modello "la collaudata letteratura o il cinema". Insomma, questo libro - affrontando le intersezioni tra delitto letterario e reale - riesce anche molto bene a far luce dietro le quinte, sia della realtà delle indagini di polizia, che della costruzione narrativa di un giallo. Ad esempio, quando un sospettato di un crimine reale viene interrogato alternando pressione psicologica ed empatia, si ha qualche garanzia sulla verità di quanto rivelato? Oppure, se il sospettato presenta un aspetto da criminale, ciò significa che lo sia veramente? Perché continuiamo ad affermare di sapere chi sia il criminale e quindi di saperlo riconoscere, quando egli è soltanto definito in base alle convenzioni di una società?

Con una risposta dopo l'altra, gli autori ci conducono per mano in un percorso di consapevolezza: distinguere la trama complessa, articolata, sfaccettata e multiforme dell'omicidio vero, dallo schema fisso, preconfezionato e manicheo (buono / cattivo) dell'omicidio narrato (che può essere quello letterario o quello vero raccontato in TV e sui giornali). Di omicidi veri, ma "narrati" gli autori ci presentano diversi esempi, in cui ciascuno dice la sua, finché "il dibattito si concentra insomma sull'unico punto che di fatto non ha rilevanza statistica": può trattarsi della provenienza geografica o di qualcos'altro che piace molto a gran parte della popolazione, che viene spesso "guidata" da forze politiche che cercano di ottenere voti. 

Pare che la realtà non interessi per davvero, di conseguenza non interessa neanche la Statistica, che è uno strumento per rilevare, classificare e decodificare la realtà. Dei molti omicidi (anche di massa) realmente avvenuti stupisce proprio questo: non solo i fatti nudi e crudi, ma soprattutto come essi vengono raccontati e di conseguenza percepiti dalla popolazione. Popolazione che reagisce - talvolta solo sui social - ma in alcuni casi anche imitando pluriomicidi giustificati (o quasi) da una certa stampa, da una certa politica e - senza dubbio - da una parte consistente di persone perbene, con un buon lavoro, magari padri e madri di famiglia pure esemplari. Questo elenco potrebbe continuare a lungo, ma si tratta di etichette che costringono la realtà in uno schema fisso che ci impedisce di capire. Così - come concludono gli autori - "possiamo negare, fuggire la verità, mentire, e così in qualche modo far parte dell'orrore; oppure possiamo riconoscere di essere parte della realtà, di far parte del quadro, e scegliere di guardare le cose come stanno, con gli occhi aperti".

"Tu uccidi - Come ci raccontiamo il crimine"  di Antonio Paolacci e Paola Ronco, Effequ 2023


Altri libri Effequ da me recensiti su Gravità Zero:

Di macchia e di morte - Ballata degli ultimi briganti di Filippo Cerri

Menti parallele di Laura Tripaldi  

Trilogia della catastrofe di Emmanuela Carbé, Jacopo La Forgia e Francesco d'Isa

La dorsale - Libro primo - l'anno del ferro di Maria Gaia Belli

N.B.: Tutte le foto dell'articolo sono state scattate da Walter Caputo


Walter Caputo

Divulgatore specializzato in Scienze Statistiche

Autore del saggio divulgativo: "Non è colpa della Statistica" - C1V Edizioni, 2023


 

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