LE ZECCHE VANNO ANCHE IN MONTAGNA
Ad Usseglio il 16 luglio c’è il sole e c’è ancora la Fiera della Toma. Ma una trentina di persone sono riunite nella chiesetta di fronte al Museo Tazzetti, per assistere ad una conferenza divulgativa, intitolata: “Zecche in quota”. Qui siamo a circa 1300 metri e le zone d’ombra e ventilate sono un toccasana contro gli effetti del cambiamento climatico. Dal megaschermo attendiamo la voce e il volto di Alessandro Mannelli, professore alla Facoltà di Veterinaria dell’Università degli studi di Torino, a distanza a causa dell’isolamento da Covid.
In montagna, oltre ai rischi già conosciuti, c’è anche il rischio di malattie infettive trasmesse dalle zecche. Le zecche non sono insetti perché hanno otto zampe e vivono per il 95% della loro vita sul terreno. Il 5% del tempo lo trascorrono sul corpo degli animali selvatici ed eventualmente su quello degli esseri umani.
Una delle malattie più diffuse è la Borrelliosi di Lyme. Essa è dovuta al fatto che le zecche si nutrono di sangue e stanno dei giorni attaccati al loro ospite. Succhiano sangue, ma ne rigurgitano la parte più liquida e meno proteica nel corpo dell’ospite. Dopo uno o due giorni esse rigurgitano nell’ospite anche il contenuto del proprio intestino, in cui possono trovarsi le spirochete. E’ questo “scambio” che determina il passaggio di batteri dagli animali selvatici alle zecche e dalle zecche agli umani.
Peraltro, forse a causa del cambiamento climatico, la Borrelliosi di Lyme si sta espandendo sia a livello altitudinale (fino a 2000 metri sulle montagne dell’Europa meridionale) che latitudinale (ad esempio in Scandinavia e in Canada). Altra causa di espansione delle zecche è l’uso del territorio: dove i boschi sono puliti, ci sono pochi animali selvatici (soprattutto ungulati) e quindi ci sono poche zecche. Ma se i boschi sono lasciati a se stessi le zecche diventano numerose e il rischio aumenta.
Se stacchiamo la zecca appena la troviamo il rischio è molto basso, infatti la trasmissione tramite il sangue richiede uno o due giorni. La zecca va staccata con le mani oppure con una pinzetta, agendo il più possibile vicino alla pelle. Se l’apparato boccale dovesse rimanere inserito nella pelle non è un problema.
La diagnosi e il trattamento della Borrelliosi di Lyme non è facile. Tuttavia, per i pazienti sintomatici gli antibiotici sono efficaci. Invece per l’Encefalite da zecche (TBE) esiste un vaccino. Tale malattia è più rara, ma è più grave, perciò il vaccino è consigliato per coloro che sono maggiormente esposti al rischio.
Per ridurre il rischio si consiglia di indossare pantaloni lunghi per evitare il contatto, di colore chiaro per poterle facilmente individuare. Inoltre è opportuno camminare nelle parti centrali dei sentieri, che normalmente sono più pulite. Al ritorno da un’escursione conviene comunque controllarsi in modo accurato. Fra gli altri accorgimenti troviamo l’utilizzo di repellenti su di noi e di antiparassitari sui nostri animali domestici. Bruciare una zecca o comunque irritarla non è mai una buona idea: non si fa altro che provocare il rigurgito del contenuto intestinale nel corpo dell’uomo, aumentando in questo modo il rischio di infezione. Come già detto conviene invece rimuovere prontamente la zecca con delle pinzette e disinfettare l’area; poi lavarsi le mani e conservare la zecca per eventuali future analisi. Nei giorni / settimane seguenti occorre controllare l’area del morso e il proprio stato di salute: se ci sono anomalie bisogna rivolgersi al medico.
Terminata la conferenza, il pubblico ha posto alcune domande.
Dove si trovano più facilmente le zecche?
Le zecche preferiscono i boschi, al limite le zone di confine fra boschi e prati. E’ più difficile che si trovino sui prati, soprattutto su quelli esposti al sole.
Quanto possono sopravvivere?
Le zecche possono vivere per diversi mesi. Quindi l’escursionista che torna a casa dalla moglie farebbe bene a controllare e spazzolare indumenti e zaini ed esporli direttamente al sole per essiccare le zecche o cospargere gli indumenti di insetticida. Attenzione: la zecca è piatta, ma quando succhia si gonfia e può arrivare alle dimensioni di un chicco di caffè.
Esistono persone più predisposte di altre ad ospitare le zecche?
Attualmente questa domanda non ha una risposta. Non è come per le zanzare, per cui alcuni vengono punti di più e altri di meno. Però il comportamento delle persone fa sempre la differenza.
Come facciamo a sapere da quanto tempo una zecca è attaccata al nostro corpo?
Se è ninfa e se è piatta si è appena attaccata, quanto più è gonfia (soprattutto nella parte posteriore), tanto maggiore è il tempo che ha trascorso attaccata all’ospite. Se, trascorso un periodo da 5 giorni a 2 o 3 settimane dopo il morso della zecca, compare l’eritema migrans, conviene fare un trattamento antibiotico poiché le spirochete potrebbero trovarsi nell’organismo (e non solo nella zona di accesso).
Ma le zecche in natura hanno qualche aspetto positivo?
Allo stato attuale gli aspetti positivi non sono noti. Le zecche sono parassiti.
Walter Caputo & Luigina Pugno
N.B.: le foto sono state scattate da Walter Caputo
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