Intelligenza emotiva: cos’è e come lavorare per generare empatia e crescita personale
Quando parliamo di intelligenza emotiva stiamo facendo riferimento alla capacità di un individuo di identificare, riconoscere ed etichettare nel modo più corretto le proprie emozioni e quelle degli altri. Tutto questo al fine di poterle gestire e agevolare così il raggiungimento di obiettivi specifici. Nel corso del tempo la definizione di intelligenza emotiva, a onor del vero, ha subito parecchie modifiche. Il suo significato intrinseco, infatti, può assumere sfumature diverse a seconda del modo in cui viene concepita questa stessa capacità di riconoscere e gestire le emozioni sia proprie che altrui. Come spiega, per esempio, lo psicoterapeuta livornese Paolo Mirri: “è impossibile sapere cosa passa per la testa dell’altra persona, quindi non sappiamo nemmeno cosa prova. Possiamo però possedere la sensibilità di comprendere come l’altro si muove nel suo mondo e cogliere delle assonanze o divergenze con il nostro modo di essere. L’intelligenza emotiva è sfruttare questa sensibilità personale e portarla a favore della relazione con l’altro”.
Le teorie nel corso del tempo sulla leadership emotiva
Molto spesso si parla anche di quoziente emozionale, leadership emotiva e quoziente di intelligenza emotiva sempre per riferirsi al più ampio concetto di intelligenza emotiva. A prescindere dalla tipologia di modello che si utilizza per descrivere le relative caratteristiche, un alto grado di intelligenza emotiva dovrebbe consentire di ottenere importanti benefici a tutto tondo nella routine quotidiana di ciascuno. Inizialmente, il concetto di intelligenza emotiva elaborata dagli psicologi Mayer e Salovey, era espresso come la capacità di ciascuno di percepire e regolare le emozioni in modo tale da facilitare il pensiero e soprattutto la crescita personale.
Una definizione che fu ben presto modificata, includendo in essa la capacità di percepire emozioni, generarle e capirle in modo tale da regolarle al fine di promuovere una crescita sia intellettuale che emotiva. La teoria elaborata in seguito da Daniel Goleman, invece, ha messo al centro la capacità di motivare se stessi e di perseguire con persistenza un certo obiettivo nonostante le frustrazioni. Così come la volontà di controllare gli impulsi, modulare i personali stati d’animo e rimandare la gratificazione. Tutto ciò per fare in modo di evitare che uno stato di sofferenza ci blocchi il pensiero e ci impedisca di essere empatici o di sperare.
Come l’intelligenza emotiva facilita la vita di tutti i giorni
Chi possiede empatia e intelligenza emotiva dovrebbe essere in grado, nella vita di tutti i giorni, di creare e mantenere rapporti sociali migliori, sia a livello familiare che sentimentale e in ambito lavorativo. Si viene percepiti dalle altre persone in modo più positivo rispetto a chi invece è scarsamente dotato di intelligenza emotiva. C’è anche una più alta probabilità di capire se stessi e di prendere decisioni importanti intrecciando la logica alle emozioni. È importante lavorare con intelligenza emotiva anche per avere un miglior rendimento in ambito scolastico e godere di un certo benessere psicologico. Avere un alto livello di leadership emotiva, infatti, consente di accrescere la propria autostima e di ridurre le insicurezze nella vita di tutti i giorni. Poter contare sulla presenza di intelligenza emotiva permette infine di salvaguardarci da scelte sbagliate o comportamenti errati. Specie per quanto riguarda il contesto della nostra salute e in particolare le dipendenze da droghe o l’abuso di sostanze stupefacenti.
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