Cannabis legale: un settore in crescita
Nonostante la pandemia sia all’origine di una crisi economica molto consistente, c’è almeno un settore che può prevedere un aumento dei ricavi e dell’occupazione. Si tratta del settore della cannabis light, che secondo le stime del MEF rilasciate in occasione dell’ultima legge di bilancio, potrebbe portare nelle casse dello Stato sotto forma di introiti fiscali l'incredibile cifra di 950 milioni di euro l’anno: risorse fondamentali e che potrebbero essere reinvestite in sanità pubblica, istruzione e sostegno all’occupazione.
Per permettere al settore della cannabis legale un incremento delle capacità produttive e dei posti di lavoro, da diverso tempo i produttori richiedono allo Stato interventi decisi a favore di una filiera produttiva giovane, sia come nascita sia per l’età media degli addetti. La filiera della cannabis light e dei suoi derivati incentiva l’agronomia e riporta i giovani a lavorare nei campi recuperando spesso terreni agricoli abbandonati (stimati per oltre 3,5 milioni di ettari).
Il settore della cannabis legale, che riunisce realtà come Rollo CBD, che coltiva le sue piante legali con le tecniche biologiche, subisce ancora i pregiudizi legati allo “sballo”, nonostante in realtà sia totalmente legale e in espansione e già oggi conta centinaia di aziende attive e un indotto occupazionale di oltre 10mila addetti tra imprese agricole e commerciali. Il settore però aspetta dalla politica l’ultima norma necessaria, quella che regolamenti l’uso umano del fiore di canapa, operazione che in altri paesi europei e la vicina Svizzera, ad esempio, è avvenuta anni fa. L’occasione potrebbe essere il tavolo di filiera della canapa istituito presso il MIPAAF, fortemente voluto dal sottosegretario Giuseppe L’Abbate per “Lavorare su un piano di settore che possa incentivare la produzione, sostenendo la ricerca e l’innovazione tecnologica nonché rafforzando le politiche di filiera” a partire dall’utilizzo di parte dei fondi messi a disposizione per il 2021 dall’ultima Legge di Bilancio, pari a 10 milioni di euro.
Alla fine del 2016 in Italia, a seguito della legge 242/16 che prevede una tolleranza fino allo 0,6% di THC (principio attivo psicotropo della Cannabis) nelle coltivazioni di Canapa industriale, è iniziato il commercio di queste infiorescenze. Questi “fiori”, denominati “canapa legale”, “cannabis light”, “cannabis CBD” o “marijuana light”, presentano un contenuto di THC esiguo (leggero o light), non hanno effetti psicotropi, non sono quindi da considerarsi “droga” non rientrando nel D.P.R. 309 del 09.10.1990 sulle sostanze stupefacenti e sono dunque legali in Italia.
La produzione e il commercio dell’infiorescenza di Canapa in Italia, in seguito al “boom” di acquisti e di apertura dei negozi a partire dal 2017 che vendono Cannabis legale, è stato ormai accettato e poi regolamentato dalle varie circolari ministeriali uscite nel 2017 e 2018 che sostanzialmente identificano la Cannabis light con la Canapa industriale che presenta un basso contenuto di THC.
Quello che ancora è controverso è la destinazione d’uso della Cannabis light. Infatti a differenza della Cannabis con THC (venduta legalmente in Italia per uso terapeutico solo in farmacia dietro stretta prescrizione e controllo medico), la Cannabis leggera è venduta liberamente
come “fiore reciso” ovvero come prodotto tecnico non destinato al consumo.
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