LAVORO, PER LA SCIENZA LO “STACANOVISMO” NUOCE ALLA SALUTE
In occasione della Giornata Mondiale della Salute sul Lavoro, Stefano Pigolotti, Professional Coach e formatore di imprese multinazionali e Marina Osnaghi, master coach di fama internazionale, forniscono consigli per sopravvivere ai contesti “centrifuga” dove i ritmi di lavoro prolungati influiscono su mente e corpo con effetti deleteri per la propria salute: “La soluzione è trovare spazi di decompressione cercando di non farsi travolgere dal caos sospendendo le attività in caso di necessità”.
Stacanovisti avvisati, lavorare troppo fa male alla salute. Esempio lampante ne è Aleksej Stachanov, lavoratore-modello nell'URSS degli anni Trenta: dopo essere diventato un simbolo politico per le sue performance lavorative nelle miniere sovietiche e aver dato il nome all’omonimo movimento morì, probabilmente anche a causa della fatica accumulata… proprio per un infarto.
"Quando una persona fa un lavoro che le piace - spiega Stefano Pigolotti - in cui trova soddisfazioni economiche, di carriera, sociali, tramite il proprio lavoro, riesce con facilità a dedicare tempo sul lavoro togliendolo al resto".
"La ricerca alla gratificazione personale è facile da comprendere. Fare un lavoro che piace dà adrenalina, ci porta a un aumento della nostra autostima. Quando una persona è nella fase di maggior crescita della carriera spesso prova la sensazione che che ogni ora dedicata al lavoro sia un investimento e che lo porterà a una vita migliore. Lavorare molto dunque non sempre è deleterio, ma è importante la qualità: lavori stressanti che non ci danno soddisfazione possono sul lungo periodo farci ammalare".
Stefano Pigolotti
Quando il lavoro non è anche il nostro hobby preferito - continua Pigolotti - non ci diverte, ma provoca solo stress privandoci delle soddisfazioni, quando insonnia, depressione, problemi fisici gravi o cronici si fanno strada, dobbiamo pensare che siano sintomi dell’eccesso di fatica e stress che la vita lavorativa comporta e che rischia di risucchiare il dipendente in una spirale da cui è difficile tirarsene fuori.
Ma quali sono le cause che provocano tutto questo malessere? In un mondo lavorativo volatile che segue regole obsolete tutto è non determinabile ma frenetico: i ritmi di lavoro sono prolungati, l’ansia di sovrastare i colleghi prende il sopravvento e l’incapacità di superare feedback negativi agisce sull’idea di carriera che si frantuma insieme alle elevate aspettative.
E a risentirne è la salute: lo conferma anche la scienza che con una ricerca pubblicata sulla rivista Lancet e ripresa dalla CBS, stabilisce che lavorare più di 55 ore alla settimana accresce il rischio di ictus del 27% e di sviluppare una malattia cronica del 13%. Questa instabilità porta l’organismo e la salute mentale a situazioni di stress e per cercare di “non perdere la testa” l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) ha istituito la Giornata Mondiale per la Salute e Sicurezza sul Lavoro, utile a ricordare di ridimensionare gli impegni e a salvaguardare se stessi.
“La realtà del lavoro è cambiata: oggi il modo di giudicare una buona performance infatti non è uguale a ieri – spiega Marina Osnaghi, prima Master Certified Coach in Italia – Perché si lavora per obbiettivi con azioni fulminee, decisioni veloci veicolate con poche informazioni che però devono essere efficaci e ponderate. Anche le aspettative elevate e la paura delle intelligenze artificiali che sostituiscono l’operato dell’uomo, rendendolo fragile e spaventato, sono due fattori da non sottovalutare perché il lavoratore si sente improvvisamente obsoleto. I contesti “centrifuga” fanno parte ormai della nostra realtà quotidiana e provocano pressione continua di cui è difficile liberarsi”.
Lavorare troppo fa male non solo al fisico ma anche alla mente, tesi supportata dalla ricerca della Melbourne University e pubblicato sul The Guardian, in cui è evidenziato come dopo i 40 anni è bene lavorare solo 25 ore alla settimana. La ricerca, frutto di un sondaggio effettuato su un campione di 6500 lavoratori australiani, si è basata su tre parametri: memoria, abilità percettive e capacità di comprensione di un testo scritto. È emerso che, indistintamente uomini e donne, hanno difficoltà a concentrarsi e il calo della produttività è più che evidente. E se in Svezia la giornata tipica è di 6 ore giornaliere, secondo lo studio condotto dalla University College London il lavoro extra può in casi estremi, uccidere.
"Il lavoro può essere molto logorante - spiega Stefano Pigolotti - anche se soddisfacente dal punto di vista economico . Ci sono lavori usuranti sottopagati, ma ci sono lavori molto stressanti che privano del piacere di vivere. Un antico adagio dice che si dovrebbe lavorare per vivere e non vivere per lavorare, pertanto ecco dei sintomi importanti da non trascurare e da correggere immediatamente per vivere meglio e avere un migliori rapporto con il proprio lavoro. Se ti sembra di lavorare poco ed ottenere poco, di lavorare per dei risultati che ottieni ma che non ti lasciano soddisfazione, forse è il caso di ripensare il lavoro. Se il tuo stipendio non è in linea con quanto fai, cambia prospettiva, non cambiare lavoro. Allineati allo stipendio, a meno che il lavoro non preveda delle promozioni per dei risultati raggiunti".
Come riportato infatti dal The Telegraph, nelle persone che lavorano per troppe ore si può sviluppare un battito cardiaco irregolare che può aumentare la possibilità di ictus, insufficienza cardiaca e demenza. I ricercatori hanno riscontrato, esaminando oltre 85mila uomini e donne seguiti per 10 anni in cui venivano registrati orario di lavoro e situazione cardiaca, che chi lavora più di 55 ore settimanali ha il 40% in più di probabilità di sviluppare fibrillazione atriale con vertigini e mancanza di respiro. Pericoli concreti dunque, non solo da un punto di vista fisico ma anche psicologico: il risultato è quello di sentire che la vita si stia letteralmente consumando, sconfinando in uno stress senza fine. Quante sono dunque le ore che il lavoratore può sopportare senza pagarne le conseguenze? Secondo lo studio dell’Australian National University Research School of Population Health pubblicato sul Time, emerge che la soglia massima è di 39 ore settimanali, oltre la quale potrebbero sorgere i primi problemi. Ma come affrontare al meglio i ritmi frenetici senza farsi travolgere?
“Il nostro migliore amico? Siamo noi: possiamo diventare flessibili, cambiare idee e il nostro modo di vivere per diventare bravi a orientarci nella confusione – prosegue la master coach Marina Osnaghi – in un’epoca in cui si parla di Great Place to Work e di welfare aziendale, il lavoratore si trova spesso inserito in contesti tutt’altro che ottimali con ritmi di lavoro prolungati; a volte indifferenziati tra giorno, sera e weekend, permeati dall’ansia di primeggiare e dover tenere a bada la frustrazione di conflitti e giudizi negativi, caratteristici di una cultura che non conosce le regole di base dei feedback. Dunque cosa fare per ritrovare la normalità? La soluzione è trovare spazi di decompressione, iniziando dalle piccole cose come smettere di mangiare di fronte al pc o non pranzare affatto, per arrivare alle grandi e complesse come cambiare prospettiva mentale e imparare a convivere con la pressione dei nostri tempi con cui tutti ci dobbiamo misurare ed essere in grado di commutare la velocità e il caos da anomalia a normalità”.
LE 5 REGOLE DEL COACH STEFANO PIGOLOTTI PER LAVORARE SENZA STRESS
1. SE UN LAVORO NON TI PIACE, CAMBIALO. Non sei obbligato a svolgere lo stesso compito tutta la vita. Frequenta un corso riqualificante (ne esisono molti in ogni città).
2. LAVORARE MENO, LAVORARE MEGLIO. Sicuro che il tuo tempo sia ben indirizzato. Ad esempio stare tante ore nel traffico per passare da un cliente all'altro provoca frustrazione. Molte attività possono essere ormai svolte online, in videoconferenza.
3. USA LA TECNOLOGIA
Leggi l'articolo sulle 10 App per risparmiare il tuo tempo (e non solo). Non potranno sostituirvi nelle importanti decisioni che prenderete per migliorare il vostro business, ma eviteranno di sprecare il vostro bene più prezioso... il vostro tempo!
4. PRENDITI UNA VACANZA. Lo so che starai pensando che non te lo puoi permettere, che hai poco tempo. Ma viaggiare ci mette in contatto con la diversità, punti di vista nuovi e stili nel fare le cose mai incontrati. Pianificala con largo anticipo, ad esempio la prossima estate potresti svolgere un corso di lingua in una città europea come l'Irlanda o la Spagna. Oltre ad apprendere una lingua aumenterai le tue opportunità di contatti utili per la tua attività. Ritornerai molto più motivato a ricco di idee nuove da applicare alla tua professione.
5. PARTECIPA A CORSI DI EVOLUZIONE PERSONALE. Stefano Pigolotti, che ha formato negli ultimi dieci anni oltre 30.000 persone di diversa provenienza e professionalità, spiega che si tratta di corsi rivolti proprio alle persone che intendono investire in una crescita evolutiva personale. Al temine di questi corsi si è più motivati e si hanno le idee più chiare su cosa fare della propria vita, del proprio futuro lavorativo. Per maggiori informazioni: www.skillsempowerment.it
QUI INVECE IL DECALOGO DELLA MASTER COACH MARINA OSNAGHI PER ALLEGGERIRE LO STRESS LAVORATIVO:
1. SOSPENDI LE ATTIVITÀ Non lavorare al pc nei 90 minuti precedenti al momento di andare a dormire perché lo schermo, la luce e la pressione di terminare ‘svegliano’ il cervello
2. LIBERA LA MENTE Ci sono momenti in cui non devi lavorare ma lasciar spazio a nuove idee: illustri personaggi del passato hanno prodotto le loro invenzioni nell’inattività
3. VIVI LA TUA CREATIVITÀ In essa risiede la più grande fonte di soddisfazione personale perché ci prendiamo del tempo per fare ciò che ci piace
4. FERMATI Ogni volta che senti arrivare stress, paura, preoccupazione o panico inizia a respirare profondamente. Manda il respiro in ogni parte del corpo, specialmente dove senti tensione
5. DECOMPRIMI e pianifica la tua personale cura Detox: gestisci lavoro e riposo in maniera differenziata e pianifica anche tempi di inattività
6. UTILIZZA IL FEEDBACK di riconoscimento, che ti obbliga a concentrarti sul positivo ed utilizzare il problema per migliorare senza accanirsi sulla mancanza di soluzione
7. METTI IL FOCUS SULLA SOLUZIONE Se vivi evitando fallimento e guai ti concentri sulla cosa sbagliata: devi concentrarti sulla cosa migliore da fare
8. SEMPLIFICA Quando le cose si complicano fermati e cerca una modalità più semplice: nelle cose complicate si nasconde parte del problema
9. CONSAPEVOLIZZA la ‘realtà sostenibile’. Se c’è un’aspettativa c’è anche il rischio di disattenderla quindi successo e fallimento vanno accettati come parte dell’esistenza
10. TRASFORMA LA PROSPETTIVA DEL PROBLEMA in gestione del limite, tuo e degli altri. La realtà è fatta di limiti come di opportunità: vanno gestite entrambe contemporaneamente e senza perdere di vista la possibilità di soluzione.
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