CONFERENZA-SPETTACOLO DI BRIAN COX A TORINO
Ieri sera si è tenuto a Torino un evento unico in Italia: la conferenza del Prof. Brian Cox sulla cosmologia. Definita dalla stampa come conferenza-spettacolo, è sicuramente qualcosa di molto diverso rispetto a ciò cui siamo abituati.
L'articolo originale è stato pubblicato sulla testata Gravita-Zero.it
Per quanto possa essere diffusa la vita nell’universo, secondo il professor Cox, supportato anche dalle evidenze fossili, la vita complessa come la nostra è sicuramente meno diffusa.
La vita sul nostro pianeta è nata circa 3,8 miliardi di anni fa, ma i primi organismi complessi sono nati solamente 600 milioni di anni fa.
Questo dato aiuta a comprendere come la vita complessa sia potenzialmente rara nella nostra galassia e nell’universo, e quanto quindi sia importante mantenere il nostro pianeta in condizioni tali da ospitare la vita.
Per comprendere la storia dell’universo è fondamentale anche comprendere la teoria della relatività di Einstein, che ci aiuta a comprendere diversi aspetti della nostra presenza nel cosmo, a partire dal fatto che non percepiamo il movimento del nostro pianeta nello spazio. Per avere la percezione del movimento del nostro pianeta è necessario uscire dal pianeta stesso, o osservare il movimento di altri corpi celesti rispetto alla Terra.
Il primo risultato è che assunti come Tempo Assoluto e Spazio Assoluto, alla base delle teorie di Isaac Netwon, con Einstein, l’ideatore della Teoria della Relatività, si deformano in prossimità di corpi molto massicci (stelle, pianeti, etc.) oppure quando un corpo si muove a una velocità tanto elevata da essere comparabile a quella della luce. In tali situazioni lo spazio si “accorcia” ed il tempo “rallenta” e la deformazione è tanto più pronunciata quanto più è forte l’attrazione gravitazionale o elevata la velocità. Le distorsioni di spazio e tempo sono legate tra loro, e dunque si preferisce considerare le due entità come un’unica realtà chiamata spaziotempo che possiamo dunque considerare come qualcosa di “elastico”.
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di Massimo Auci
Come è possibile spiegare concetti apparentemente complessi come questi in modo semplice? Le conferenze di Brian Cox aiutano a comprendere questi concetti in modo semplice, grazie alla sua abilità come divulgatore e a un tipo di conferenza ancora poco diffuso in Italia, specialmente in ambito scientifico, con immagini di forte impatto visivo, in cui il testo è praticamente assente.
Brian Cox nell'aula magna Aula Magna della Cavallerizza Reale a Torino |
Anche le formule matematiche sono pressoché assenti, e quelle presenti vengono spiegate in modo da farne comprendere l’importanza anche a chi è totalmente digiuno di matematica. Per far comprendere la struttura dell’universo, è indubbiamente più efficace una serie di immagini ottenute dai telescopi spaziali, piuttosto che una serie di equazioni matematiche, per quanto importanti. La base del successo delle conferenze di Brian Cox è questa: spiegare concetti, anche complessi, in modo che persone totalmente profane possano comprenderli, parlando non in modo tecnico, ma con un linguaggio che tutti possono comprendere, e con un supporto di forte impatto visivo.
Uno dei problemi della divulgazione scientifica, specialmente in Italia, è legato proprio alle modalità della comunicazione stessa. Il grande successo di divulgatori come Piero Angela è dato proprio dal fatto che sono stati in grado di spiegare in modo semplice concetti estremamente complessi, e il successo quasi quarantennale di Quark (e trasmissioni derivate, come Superquark) lo dimostra.
Brian Cox però è differente dai divulgatori italiani, per un piccolo, enorme dettaglio. Cox è fisico delle particelle, collabora all’esperimento ATLAS al CERN, insegna all'Università di Manchester ed è membro della Royal Society, la più antica associazione accademica per la promozione dell’eccellenza scientifica.
I più famosi divulgatori scientifici italiani sono giornalisti per così dire “prestati” alla scienza. È tempo di ripensare la divulgazione scientifica, portando coloro che vivono la scienza nei laboratori a parlare al grande pubblico con modalità che il pubblico può comprendere e apprezzare, abbandonando i tecnicismi e la complessità dei concetti in favore di una maggiore semplicità, per favorire anche la lotta alla disinformazione scientifica sempre più imperante.
Alberto Treleani
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