5 ERRORI CHE UN LEADER NON DOVREBBE MAI COMMETTERE NELLA VITA E NEL LAVORO
Quali sono gli errori più frequenti che un vero leader non dovrebbe mai commettere per non mettere a repentaglio il proprio ruolo? Ce lo spiega Stefano Pigolotti, Professional Coach Manager.
Abbiamo incontrato Stefano Pigolotti a Mantello (SO), dove sta tenendo una serie di corsi di carattere evolutivo organizzati nell'ambito del progetto chiamato Skills Empowerment. Gli abbiamo chiesto di spiegarci quali possono essere gli errori più comuni che un leader dovrebbe evitare nell'operare con il proprio team di lavoro.
"Esistono molti libri sull'argomento per diventare un bravo leader - spiega Stefano Pigolotti - Molti meno ne troverete sugli 'errori' che un leader può commettere, anche inconsapevolmente. Eppure per avere successo nella vita ho già dimostrato come non si debba avere paura di sbagliare! Pensate a quando avete imparato qualcosa di nuovo – come andare in bici, guidare l’auto, cucinare, nuotare... All’inizio facciamo tutti gli stessi errori assumendoci dei rischi che però ci permettono di migliorare".
"Qualche anno fa lessi su Forbes un articolo che chiedeva ad esperti del settore del management quali siano i principali comportamenti sbagliati (e ricorrenti) dei leader: c'era l’imbarazzo della scelta. Ma una cosa è certa: ammettere gli errori farà di voi leader migliori".
Ecco dunque alcuni consigli basati sull'esperienza di leader e formatore.
1 - DISINTERESSARSI DELLA CRESCITA DEI COMPONENTI DEL PROPRIO TEAM
Conosci i nomi di tutti i componenti del tuo gruppo di lavoro, dal direttore al fattorino? Un leader che non si mostri interessato alle persone a livello umano è anche poco rispettato. Un leader che è concettualmente interessato agli altri, ma non trova il tempo per creare dei legami con loro, è sulla strada sbagliata, sia che queste persone siano dei dipendenti, dei colleghi, clienti o investitori.
COME MIGLIORARE?
Creare un legame con qualcuno presuppone una connessione emotiva che va oltre al fatto che una persona ti possa piacere. Non deve per forza piacerti una persona per legare con lei. Quello che devi fare è conoscerla e comprendere quello che la motiva. Questo ti porterà via più tempo rispetto al semplice lavoro orientato verso determinati compiti.
2. NON ESSERE REPERIBILI O DISPONIBILI
COME MIGLIORARE?
2. NON ESSERE REPERIBILI O DISPONIBILI
I leader hanno giustamente bisogno di delegare alcuni compiti. Questa delega non dovrebbe essere però la scusa per un distacco emotivo. I leader che assegnano dei compiti e si distaccano da tutto ciò, abbandonano le persone. Una buona delega dipende da una connessione e un’accessibilità continua. Questo non significa rispondere immediatamente ad ogni richiesta.Significa che avete creato dei canali affinché le persone possano arrivare sino a te, ed anche delle norme per poter accedere a questi canali.
Nei confronti del collaboratore ci deve essere dapprima una fase di formazione (o affiancamento). Fino ad arrivare alla delega dopo che questo abbia dimostrato che la propria esperienza è maturata con risultati insoddisfacenti.
Attenzione: la fase di feedback (controllo) è importante per verificare se il collaboratore è effettivamente in grado di assumersi responsabilità. A volte infatti l’errore sta nel delegare compiti a persone che non sono in grado di rispondere alle difficoltà ambientali o di lavoro. Non sono cioè adatte a quel ruolo. È dunque indispensabile agire con attività correttive, ad esempio riassegnando il compito con nuovi obiettivi o scadenze.
3. CAMBIAMENTI DI UMORE NON CONGRUENTI CON IL RUOLO ASSUNTO
Il primo modo per trasmettere la leadership è attraverso una maggiore congruenza tra il proprio atteggiamento ed il ruolo che assumi. Solitamente l’umore del leader è contagioso: se affronta la giornata con un approccio positivo riesce a coinvolgere nello stesso atteggiamento tutto il suo team. L'errore più grave che può commettere un leader è sfogare le proprie ansie e frustrazioni con i compontenti del proprio gruppo di lavoro. Questo porta in generale a un clima di sfiducia e comunicazione scadente.
Il buon leader ha sviluppato la competenza di modificare rapidamente i suoi stati d’animo, qualora gli accada qualche imprevisto sa cosa fare per mantenere un approccio interiore positivo al di là di quelle che sono le condizioni esterne. Si chiama anche "resilienza".
Un altro elemento comune a tutti i leader è la capacità di creare un clima di trasparenza e fiducia, questo spesso e sovente si crea solo perché il leader sa mantenere la parola data e riconosce correttamente i meriti di ciascun collaboratore.
I leader ispirano gli altri con il proprio esempio e si assumono dei rischi favorendo nuovi apprendimenti in una spirale positiva ascendente.4. ASSUMERE UN ATTEGGIAMENTO MENTALE NEGATIVO
I leader di questo gruppo hanno perennemente una lente che fa loro vedere il mondo in maniera distorta, pessimista e scarica di energia. Questo impedisce ai collaboratori di “respirare” il valore della leadership.COME MIGLIORARE?
Sforzarsi di vedere il bicchiere mezzo pieno. Anche nei momenti di crisi ci sono sempre delle opportunità da cogliere. Il leader è dunque sempre stimolante e possibilista riguardo al futuro e al superamento di qualunque difficoltà. Non diciamo che non possa essere preoccupato da eventi esterni che lo mettono in difficoltà. Ma sa gestire questa preoccupazione evitando di trasferire ansie inutilmente verso chi non ha nessuna colpa. Entrare in sintonia emotiva con i collaboratori e permette loto di esser più motivati a superare le difficoltà verso il raggiungimento di comuni obiettivi.
Il leader sa infine resistere alla tentazione di dire che qualcosa “è merito suo” oppure dire: “questo l’ho fatto io”. Sono consapevoli ed evitano di “rubare” un idea presentandola come propria ma anzi invece riconoscono il merito al collaboratore restituendogli il valore di ciò che hanno creato col proprio talento.
5. NON SAPER SCEGLIERE
Questi tipi di leader non hanno il coraggio di prendere le decisioni che servono. Hanno paura di essere impopolari imprigionandosi così dentro una visione a brevissimo termine.
COME MIGLIORARE?
I bravi leader invece sanno prendere decisioni impopolari là dove esse si rivelano ormai totalmente ineluttabili. Sono capaci seguire il proprio istinto ed evitano la trappola del voler essere amati a tutti i costi anche se vi sono evidenti decisioni difficili da prendere.
Sono consapevoli di dover dirigere l’azienda con responsabilità e talvolta questo può comportare scelte pesanti, in ogni caso prendono le decisioni dopo aver soppesato tutte le opzioni ed hanno a cuore i destini delle persone che lavorano in azienda. Difficilmente un dipendente si assume dei rischi o dedica tempo all’apprendimento, il leader è quello che in azienda dà l’esempio impegnandosi nell’apprendimento anche là dove sembra che non ce ne sia bisogno.
Esistono diversi leader che stimolano le persone a rimanere nella zona sicura o, come mi piace dire, “ cercano di giocare per non perdere”. I migliori leader invece generano la fiducia necessaria affinché gli altri si sentano sicuri e che giochino per vincere.
Questa è una forma attiva e positiva di comportarsi che potenzia il cambiamento ed anche il successo.
SKILLS EMPOWERMENT
Se sei stanco di insuccessi, la tua ansia da prestazione ha toccato il massimo storico, vuoi aumentare le tue performance, desideri raggiungere i risultati migliori negli ambiti strategici della tua vita e conoscere le tue aree di maggior potenziale e quello su cui puoi migliorare, potenziando il tuo talento...
Ma soprattuto sei stanco di percorsi formativi che non tengono conto delle tue abilità personal, consigliamo di provare il percorso formativo Skills Empowerment. Un percorso che prima permette di scoprire quali sono le tue potenzialità con un testo sulle tue Attitudini e Competenze (Check) e poi si impegna, insieme a te, a potenziare le tue abilità (Empowerment).
Anche secondo Stefano Pigolotti il percorso formativo "Skills Empowerment" è il programma che - forte del grande successo delle edizioni precedenti - permette, attraverso alcuni protocolli di approfondimento di:
1) Generare una fase di check iniziale (che è già formazione evoluta) tramite l’autoconoscenza, per poi erogare la corretta formazione personalizzata tramite il potenziamento delle competenze.
2) Individuare le corrette attitudini (soft skills) da utilizzare per svolgere i compiti specifici in modo fluido, efficace e sostenibile. ”
Questo universo di informazioni e operatività, si basa su un semplice assioma che connota la figura professionale di Stefano Pigolotti:
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