INTELLIGENZA ARTIFICIALE E "SOFT SKILLS": PURA FANTASCIENZA O POSSIBILE REALTÀ?
È risaputo ormai che la protagonista indiscussa dell'ultimo decennio è stata la tecnologia. Questa ha infatti letteralmente cambiato il mondo, rivoluzionandolo a partire dalle cose più semplici che caratterizzano la nostra quotidianità, fino a quelle più complesse e importanti.
Ed è proprio giorno dopo giorno che noi assistiamo alla crescita e allo sviluppo di questo settore, non solo come semplici spettatori, ma anche come forti promotori, tendendo ad accogliere molto volentieri tutte quelle innovazioni che migliorano o facilitano la nostra vita.
Uno dei più stupefacenti campi in cui la tecnologia è stata applicata con successo è quello dell'Intelligenza Artificiale (I.A.) che ha avuto un fortissimo impatto sui consumatori di tutte le età (basti pensare alla grande utilità riscontrata negli assistenti virtuali, come Alexa di Amazon, o Siri della Apple, o nei navigatori che scelgono per noi la strada più breve o quella meno trafficata per arrivare alla destinazione desiderata). Eppure sembra essere ancora ben lontani dal tipo di I.A. descritta nei film di fantascienza, dove robot, automi e macchine di ogni genere convivono con l'uomo.
Uno dei motivi principali per cui si fatica a raggiungere un'Intelligenza Artificiale così sofisticata, è proprio data dalla grande difficoltà per gli sviluppatori di rendere tali macchine inclini ad apprendere le "soft skills", ossia le competenze relazionali quali l'autoconsapevolezza, l'empatia, l'abilità comunicativa e tutte quelle qualità personali che formano l'intelligenza emotiva.
Tali competenze sono molto difficili da "far apprendere" alle macchine, la cui programmazione è basata sul sistema binario, a differenza delle "hard skills" che descrivono, invece, le competenze tecniche e le abilità di compiere dei compiti specifici.
Proprio queste difficoltà, fanno sì che ci sia ancora un certo scetticismo nell'usare l'I.A. in ambiti in cui le abilità comunicative e interpersonali sono tutto. Ad esempio nel settore del videogioco, in particolare nel mondo del poker, vengono di gran lunga preferiti groupier in carne ed ossa proprio per evitare che tale esperienza diventi meno realistica. Questo perché i sistemi automatici regolati dall'I.A. non posseggono ancora la capacità di emulare le soft skills richieste in questo campo.
Attualmente i ricercatori sembrano essere ancora molto lontani dallo sviluppare un software che possa apprendere le soft skill e farne uso; moltissimi sono gli aspetti che ostacolano questo grande passo avanti tra cui i più grandi sono: la capacità di apprendere naturalmente (l'uomo, infatti, attraverso le esperienze, apprende autonomamente; i sistemi con I.A. sfruttano una sorta di "apprendimento controllato" in cui le informazioni vengono date dall'uomo), la creatività e il pensiero astratto (ossia l'incapacità per le macchine di avere un'idea o un pensiero generico).
Tutti questi ostacoli provengono in primis dal fatto che ad oggi, la mente umana risulta essere ancora un mistero: le modalità in cui il nostro cervello opera e reagisce, costruisce e sviluppa le soft skills non ci sono ancora note, pertanto la creazione di un sistema di I.A. che imiti questo tipo di coscienza, risulta essere veramente difficile.
Lo studio costante dell'I.A. riserverà grandi innovazioni e un senz'altro un forte sviluppo del settore in un futuro più o meno prossimo: di recente, infatti, si è riuscito a riprodurre il funzionamento delle sinapsi naturali e questo enorme passo in avanti porterà sicuramente ad avvicinare sempre più l'I.A. alle tanto agognate soft skills.
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