MIGRANTI: BUSTREO (OMS), SONO DONNE QUASI IL 50% DELLA TOTALITÀ MIGRANTI INTERNAZIONALI.
L'Italia modello di accoglienza e garanzia del diritto universale alla salute. Domani 20 giugno è la Giornata internazionale del rifugiato (o dei profughi), indetta dalle Nazioni Unite. Per celebrare la Giornata, l’UNHCR ha lanciato la campagna #WithRefugees che durerà fino al 19 settembre. La campagna ha come obiettivo quello di far conoscere i rifugiati attraverso i loro sogni e le loro speranze: prendersi cura della propria famiglia, avere un lavoro, andare a scuola e avere un posto che si possa chiamare “casa”. Molti attori e personaggi pubblici stanno partecipando alla campagna inviando messaggi e foto con lo slogan #WithRefugees Lo scopo della campagna consiste nel mostrare ai leader mondiali che i cittadini sono dalla parte dei rifugiati e vogliono inviare un messaggio ai governi affinché collaborino per migliorare le loro condizioni.
Il Vicedirettore Generale Salute della Famiglia, delle Donne e dei Bambini dell’Oms Flavia Bustreo, appena insignita del premio Internazionale Bellisario, interviene in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato celebrata domani dalle Nazioni Unite: “L’Italia può assumere un ruolo guida nella protezione, nell’assistenza e nelle cure alle popolazioni in difficoltà”.
Nel mondo cresce il numero di donne e ragazze rese più vulnerabili a causa dei fenomeni migratori, in combinazione con ulteriori fattori di ineguaglianza legati al sesso, l’etnia e la classe sociale. Mentre dal 2000 al 2015 la percentuale di migranti internazionali donne è scesa dal 49,1% al 48,2%, il numero totale dei migranti internazionali donne è aumentato di oltre 32 milioni nell’arco dello stesso periodo. Con conseguenze per la loro sicurezza e la loro salute.
Alla vigilia della Giornata Mondiale del Rifugiato in programma domani (20 giugno), l’Organizzazione Mondiale della Sanità ricorda che nel mondo sono oltre 26 milioni le donne e ragazze in età riproduttiva che vivono in situazioni di emergenza e in condizione di bisogno rispetto ai servizi di salute sessuale e riproduttiva. Nei Paesi in crisi donne e ragazze non hanno accesso ai servizi sanitari di base, come la pianificazione familiare e l’assistenza prenatale. E anche quando questi servizi sono disponibili, le donne vengono spesso mandate via a causa della mancanza di documenti legali che provino il loro stato di migranti, la loro etnia o stato civile, per citare solo alcune delle discriminazioni di cui sono vittime. Inoltre, gli alti tassi di violenza sessuale o di genere registrati in situazioni di emergenza - tra cui lo stupro, la mutilazione genitale femminile, le gravidanze precoci e i matrimoni forzati – espongono maggiormente le donne e le ragazze a cattive condizioni di salute, privazione e abbandono.
“Nei contesti di conflitto, emergenza e migrazione – afferma Flavia Bustreo, Vicedirettore Generale dell’OMS per la Salute della Famiglia, delle Donne e dei Bambini, appena premiata alla XXIX Edizione del Premio Internazionale promosso dalla Fondazione Marisa Bellisario “Donne ad alta quota” per il suo impegno nelle sfide globali della salute delle donne - sono le donne e le ragazze le prime a subire le conseguenze più gravi in termini di salute, e ad essere particolarmente esposte ai rischi di esclusione, marginalizzazione, sfruttamento sessuale e violenza di genere. Tutti i paesi sono chiamati a riconoscere e proteggere il diritto alla salute in quanto diritto universale facente capo a chiunque, ovunque si trovi, qualunque sia la sua condizione o il suo status”.
Nei paesi colpiti da conflitti o da crisi migratorie aumentano i casi di violenza sessuale e di violenza da parte del partner. All'interno di questi contesti, pratiche tradizionali dannose come la mutilazione genitale femminile o i matrimoni forzati e minorili, possono essere ulteriormente esacerbate.
Le condizioni stesse in cui donne e adolescenti si spostano le rendono particolarmente vulnerabili. Molte viaggiano senza documenti, svolgono attività lavorative a basso salario, o non regolamentate, mancano di protezione, si trovando in condizioni di particolare dipendenza e rimangono vittime di soprusi che possono includere anche la violenza e la violenza sessuale.
“Le crisi – conclude Flavia Bustreo - sono oggi sempre più caratterizzate da spostamenti di massa e di lungo termine con conseguenze sempre più rilevanti, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione rappresentate dalle donne, dai bambini e dagli adolescenti. L’Italia, un paese che storicamente ha saputo garantire il diritto universale alla salute, può assumere un ruolo guida nella protezione, nell’assistenza e nelle cure alla popolazioni in difficoltà in collaborazione con gli altri paesi in prima linea rispetto ai fenomeni migratori”.
Oltre alle donne italiane, ogni anno il Premio Internazionale della Fondazione Bellisario viene assegnato a una donna che si sia distinta nel mondo per il suo impegno a favore dei diritti umani e delle donne. Da Aung San Suu Kyi a Ranja di Giordania, Tara Gandhi, Madeleine Albright, Ségolène Royal, Carly Fiorina, Mary Mc Aleese sono tra le donne premiate. Sin dal suo esordio, oltre a godere dell'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica e dei Patrocini di tutti i Ministeri, Il Premio Bellisario ha un Comitato d'Onore che annovera le più prestigiose personalità del Paese, della presenza delle più alte cariche dello Stato e persino dei messaggi del Santo Padre. La premiazione sarà trasmessa mercoledì 21 giugno, a partire dalle ore 23.20, su Rai 2.
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