COSTRUZIONI, NEL 2017 FINALMENTE LA SVOLTA?
Per l'associazione dei costruttori, il 2017 potrebbe rappresentare la svolta nel settore immobiliare, a patto che si realizzino alcune condizioni non più rimandabili. Eppure, a guardare i dati, non traspare grande ottimismo.
Cinque condizioni per ripartire e per rilanciare davvero il settore delle costruzioni: dopo un 2016 che non si esita a definire una "occasione mancata" per il comparto, le previsioni dell'Ance per il 2017 sembrano orientate invece all'ottimismo, come traspare dalle indicazioni contenute nell'ultimo Osservatorio Congiunturale sul mercato delle costruzioni, pubblicato alla metà di gennaio.
Occasioni sprecate nel 2016. Guardando al recente passato, l'anno appena chiuso ha infatti deluso le aspettative iniziali: la crescita degli investimenti nel comparto immobiliare si è infatti fermata appena allo 0,3% reale, contro una stima iniziale dell'1%, che non è sufficiente a rimettere in sesto le imprese dopo il terribile "-35% reale perso nel periodo 2008-2015". Inoltre, sul fronte occupazionale "l’edilizia è l’unico comparto a segno negativo (-4,9%). Dal 2008 i posti di lavoro persi sono 600mila” e, ancora, nel rapporto si evidenzia come anche i rubinetti del credito siano rimasti chiusi: “nei primi 9 mesi del 2016 i flussi di finanziamento delle banche registrano un -4,3% nel comparto abitativo e -14,1% nel non residenziale”.
Previsioni positive. A invertire la tendenza, come accennato, potrebbe essere allora l'anno in corso, che nelle previsioni dell'Associazione dei Costruttori dovrebbe rappresentare "l'anno della svolta", con un possibile "aumento dello 0,8% degli investimenti in costruzioni”. Sullo sfondo, ovviamente, c'è l'effettiva realizzazione di alcune misure, per evitare la delusione del 2016, quando importanti misure della Legge di Stabilità non hanno prodotto i risultati attesi, anche a causa della brusca frenata del settore dei lavori pubblici.
Da dove ripartire. Per questo, i costruttori hanno individuato 5 condizioni per la ripresa del settore immobiliare in Italia, piazzando al primo posto la completa applicazione del nuovo Codice degli Appalti. In particolare, l'Ance chiede di "trasformare le risorse in cantieri" e di apportare le necessarie modifiche al corpus normativo per consentire alle amministrazioni di aggiudicare appalti e consegnare lavori in tempi certi e con modalità più snelle, proseguendo e completando il processo di riforma che, come raccontato dalle pagine di Appaltitalia, è stato avviato con il D.Lgs. 50/2016 e i successivi interventi dell'Anac per innovare il mondo di contratti e gare della pubblica amministrazione.
L'incontro con Delrio. E proprio questo è stato uno dei temi sul tavolo dell'incontro tra i rappresentanti dell'Ance e il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio del 25 gennaio, durante il quale gli imprenditori hanno formulato proposte di modifica del Codice per consentire alle amministrazioni di aggiudicare i lavori in tempi certi e con modalità più snelle, trovando positivo riscontro da parte dell'esponente del Governo Gentiloni.
Le condizioni della ripresa. Gli altri fattori per il rilancio sono il passaggio alla fase attuativa del piano "Casa Italia", a cominciare dal varo del decreto ministeriale sulla classificazione sismica degli edifici per rendere pienamente utilizzabili gli incentivi fiscali sull’antisismica (85%) contenuti nella Legge di bilancio; la concreta attuazione della rigenerazione urbana, la promozione della eco-conversione del mercato immobiliare e, non ultimo, il miglioramento del rapporto tra banche e imprese, che deve essere più trasparente.
L'allarme sui dati. L'ottimismo sul futuro prossimo sembra però stridere con i dati concreti provenienti a livello territoriale; ad esempio, nei giorni scorsi si è levato l'allarme di Ance Puglia sul "profondo rosso" degli appalti pubblici nella Regione meridionale: fino al 23 dicembre 2016, data dell'ultima rilevazione, il numero dei bandi di gara "si è quasi dimezzato rispetto al 2015, passando da 1.551 a 882, mentre gli importi sono calati del 59,9%, da 1,8 miliardi a 740 milioni". Insomma, spiegano i costruttori, se già "a livello nazionale (-29,3%) e meridionale (-28,9%) si è registrata una drastica flessione del valore degli appalti pubblici, per la Puglia si deve parlare di vero e proprio crollo. Eppure, proprio nel Mezzogiorno non sono mancate regioni in controtendenza, come la Basilicata (+49,5%) e, tra le isole, la Sicilia (+22,1%)”.
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