di Carmen D'Auria
La crisi che dal 2007 si è abbattuta sull’economia globale è uno dei momenti storici più difficili che tutte le società dell’intero globo stanno attualmente affrontando e gli strumenti utilizzati con l’obiettivo di porvi fine sono stati fino ad oggi principalmente di natura finanziaria - manovre finanziarie adottate dai governi del mondo occidentale, la costante diffusione di statistiche sulla ripresa economica, volte a generare nuova fiducia nei mercati, nonché la stigmatizzazione del comportamento delle banche quali principali responsabili della situazione di crisi (
Gravità Zero: "La crisi economica nell'epoca postmoderna: una strada giusta?). Tuttavia, il susseguirsi degli eventi degli ultimi anni dimostra come questi strumenti non si siano rivelati nel tempo sufficientemente efficaci per condurre le dinamiche economiche fuori dalla crisi.
Tutte le grandi crisi economiche che si sono verificate nel tempo – la crisi del 1929, quella del 1973 e quella del 2007 – possono essere descritte come fasi storiche fortemente associate con fenomeni di natura diversa da quelli finanziari, in particolare con l’energia e più dettagliatamente con i costi che sono alla base della sua produzione. Molti studiosi, infatti, sostengono che esista un forte legame tra il sistema economico e la produzione energetica: al calare di quest’ultima l’economia subisce inevitabilmente gravosi contraccolpi e viceversa, così come è possibile osservare dal seguente grafico.
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Infatti,
le curve mostrano come tra il PIL e il consumo di energia esista una correlazione biunivoca per cui le variazioni del PIL influiscono sulla quantità di energia consumata e, viceversa, le variazioni su quest’ultima influiscono sull’andamento del PIL.
Come evidenziato da
Gail Tveberg (
Una nuova teoria di energia ed economia. Parte prima: generare crescita economica), l’energia può essere considerata una vera e propria risorsa fondamentale per la sopravvivenza degli esseri umani sul nostro pianeta, dal momento che consente all’uomo di soddisfare i suoi bisogni primari – il semplice bisogno di alimentazione può essere soddisfatto attraverso l’utilizzo di energia, permettendo all’uomo di alimentarsi nel tempo in maniera sempre più efficiente e consentendogli di vivere più a lungo. Tuttavia, l’energia è una risorsa fondamentale anche per l’economia, poiché esiste un ovvio legame tra il sistema economico e la produzione energetica. Infatti, alla base del processo produttivo di un bene l’energia ricopre un ruolo molto importante e pertanto il prezzo di un bene o di un servizio dipende anche dal valore di mercato della fonte energetica utilizzata al fine di produrli. Fino alla Prima Rivoluzione Industriale l’energia necessaria alla produzione era prevalentemente quella meccanica derivante dalla manodopera, ma a partire dalla seconda metà del 1700, grazie alla scoperta del carbone e all’invenzione della macchina a vapore, l’apparato industriale conosce una vera e propria rivoluzione che lo condurrà verso la crescita e la sua continua evoluzione.
I vantaggi offerti da tale cambiamento delle modalità di produzione fanno sì che il prezzo dei beni e servizi sul mercato conosca un notevole calo comportando un incremento della domanda, dal momento che i lavoratori hanno la possibilità di acquistare una varietà maggiore di beni o servizi con il medesimo salario. Ciò evidentemente consente all’economia di espandersi dal momento che, conseguentemente all’aumento della domanda, si verifica un incremento della produzione i cui fattori positivi consistono principalmente nell’aumento dell’offerta di lavoro, nei salari più alti e nei governi che avranno un gettito fiscale più elevato (
Una nuova teoria di energia ed economia. Parte prima: generare crescita economica).
Pertanto, è possibile osservare come le crisi economiche possano essere considerate in realtà crisi energetiche, poiché il sistema economico subisce gravosi contraccolpi nel momento in cui il costo dell’energia aumenta. Alla luce di ciò gli strumenti finanziari non si rivelano validi per far ripartire il sistema economico rendendo necessario utilizzare tecnologie di produzione energetica a basso costo di produzione in grado di assolvere tale obiettivo.
Queste tecnologie sono quelle caratterizzate da un alto
EROEI - Energy Return On Energy Investment - ovvero il rapporto tra l’energia prodotta dallo sfruttamento di una fonte energetica e l’energia impiegata per produrla. Se l’
EROEI di una determinata tecnologia di produzione energetica è maggiore di 1 allora mediante il processo di produzione energetica è stata ricavata una quantità di energia maggiore di quella che è stata investita per produrla; al contrario, se esso è minore di 1 allora mediante il processo di produzione energetica è stata ricavata una quantità di energia minore di quella che è stata investita per produrla. Un esempio aiuta a chiarire il concetto: un leone per alimentarsi
deve azzannare una gazzella dopo pochi passi, ovvero la sua attività di caccia deve avere un
EROEI >1; se invece fosse costretto a una lunga rincorsa –
EROEI <1 - rinuncerebbe alla preda dal momento che la quantità di energia ottenuta dal pasto sarebbe inferiore di quella impiegata nell’attività di caccia (
L’EROEI, l’ingegno italiano ed il futuro energetico mondiale).
È evidente che le attività produttive dell’uomo, compiute al fine di soddisfare i propri fabbisogni, devono seguire la logica adottata dal leone e, dunque, devono basarsi su tecnologie di sfruttamento dei giacimenti energetici caratterizzate da un alto valore dell’EROEI. In tal modo si verificherebbe un forte abbattimento dei costi di produzione e, di conseguenza, la ripresa economica (
Gravità Zero: Energia e crisi finanziaria: l'equazione del benessere esiste!).
Tuttavia, la persistenza della crisi rivela come il paradigma che nell’epoca contemporanea domina le modalità di produzione energetica non consente il tanto atteso rilancio dei mercati.
L’approvvigionamento energetico attuale, infatti, vede una costante diminuzione dell’EROEI globale, dovuto all’aumento dei costi di produzione di gran parte delle fonti fossili e dal peso maggiore che fonti più costose, ad esempio il gas naturale, hanno rispetto ad altre fonti. Inoltre la spinta continua durante gli ultimi decenni verso una sostituzione delle fonti fossili con le rinnovabili – motivata da giuste e ragionevoli considerazioni – ha generato un ulteriore sbilanciamento verso il basso dell’EROEI. Gli incentivi finanziari che negli anni sono stati destinati a queste ultime hanno permesso una convenienza economica artificiale che non ha però raggiunto il suo giusto obiettivo, cioè di spostare sufficientemente verso l’alto l’EROEI di queste FER – fotovoltaico, eolico onshore e offshore. Infine, una ingente massa di finanziamenti, privati e in maggioranza pubblici, è stata rivolta alla ricerca e allo sviluppo di alternative energetiche, ingegnose dal punto di vista accademico – si pensi ai vari progetti sulle onde marine o le maree, sul solare a concentrazione, sul minieolico, sulla fusione nucleare (ad es. ITER), sul sequestro della CO2 (CCS)– ma deludenti dal punto di vista industriale, dato il mancato raggiungimento di un EROEI significativo.
Ciò ha reso ancor più lontana la luce in fondo al tunnel della crisi, che potrà essere intravista solo allorquando sarà adottata una prospettiva di tipo nuovo nel settore dell’energia, incentivando la ricerca e lo sviluppo di tecnologie in grado di garantire un EROEI che sia realmente significativo.
Ma quali sono queste tecnologie?
Carmen D’Auria
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