LA CRISI ECONOMICA NELL'EPOCA POSTMODERNA: SULLA STRADA GIUSTA?
di Carmen D'Auria
L’attuale crisi economica è da molti anni ormai protagonista dei titoli in prima pagina dei principali quotidiani di tutto il mondo, giungendo a dominare le informazioni trasmesse dai mass media.
Crisi economica - Shutterstock |
Si rivela opportuno, pertanto, individuare le origini di questo uragano che ha colpito il mondo economico globale nonché analizzare quali soluzioni sono state avanzate per porgli fine.
Dopo la Grande Crisi del ’29 e la crisi energetica del ’73, nuovi contraccolpi all’economia sono giunti nel 2000 con lo scoppio della bolla delle dot-com.
Ma la crisi economica contemporanea si è scatenata nel 2007 con quella che l’economista Tim Morgan ha definito “the great credit super-cycle”. Infatti, l’evento scatenante generalmente riconosciuto come principale causa di questo declino economico consiste nello scoppio della bolla del mercato immobiliare e nella contemporanea impossibilità di pagamento dei mutui subprime da parte dei debitori per l'innalzamento dei tassi di interesse e il conseguente fallimento di numerose banche. Tale evento ha coinvolto il mercato globale nella sua totalità provocando tragiche conseguenze.
Tuttavia, volgendo lo sguardo oltre le dinamiche finanziarie, è possibile leggere la crisi planetaria come conseguenza dell’ormai radicata logica di mercato nelle società del mondo occidentale che ha comportato inevitabilmente disastri economici, nonché sociali e ambientali, scatenando una vera e propria scure sul paradigma capitalista.
L’epoca contemporanea - che il sociologo Fabris definisce postmodernità – è caratterizzata, infatti, dall’emergere di una forte opposizione verso la logica del breve periodo a causa delle sue ripercussioni verificatesi soprattutto in ambito economico e ambientale. In particolare si delinea una vera e propria resistenza al bagaglio culturale che caratterizza il modello di azione dell'homo oeconomicus: un individuo estremamente razionale ed egoista, il cui agire ha come fine ultimo la massimizzazione della ricchezza impiegando il minimo dei costi. È , dunque, un individuo che antepone il benessere personale al benessere collettivo sposando una logica utilitarista. Il bagaglio culturale alla base del modello capitalista ha principalmente caratterizzato il mondo economico contemporaneo dove è emersa un'economia di tipo nuovo, l'economia corporate. Tale assetto economico ha conosciuto come protagonisti nuovi soggetti, le multinazionali, che hanno diffuso le logiche del mercato e del profitto accumulato attraverso l'idea per cui ogni cosa può essere considerata potenzialmente una merce attraverso cui ottenere ingenti ricavi. Un’ economia, inoltre, che ha perseguito il sogno della globalizzazione i cui danni sono evidenti. Attraverso il mondo globalizzato è stata possibile l’esternalizzazione della produzione al fine di sfruttare manodopera a basso costo e, di conseguenza, in ogni nazione si è verificato un calo della produzione connesso ad un relativo aumento dei consumi. I tentativi realizzati al fine di colmare il gap sorto tra produzione e consumo mediante l’esportazione sono risultati vani e ciò ha comportato l’indebitamento degli stati con la vana illusione che esso potesse persistere all’infinito.
A questo punto diventano evidenti le conseguenze negative provocate dal paradigma capitalista e l’affermarsi di una profonda sfiducia nella logica del profitto che lasciano emergere l'esigenza di una nuova ideologia basata su una nuova cultura caratterizzata da un ritorno di valori delle piccole società premoderne. Tale impostazione pone al proprio centro "quella «voglia di comunità», oggi sempre più avvertita, di sentirsi parte di un insieme, di un tutto, che spinge a comunicare, a ricercare relazioni sociali [...]" su cui riflette ampiamente Bauman.
Nella cornice storica appena descritta è possibile osservare le principali iniziative intraprese dalle istituzioni politiche. Tra queste Tim Morgan annovera principalmente interventi di tipo economico, con particolare riferimento alle molteplici manovre finanziarie adottate dai governi del mondo occidentale, la costante diffusione di statistiche sulla ripresa economica, volte a generare nuova fiducia nei mercati nonché la stigmatizzazione del comportamento delle banche quali principali responsabili della situazione di crisi.
Tuttavia, tali interventi finanziari non si sono ancora configurati come l’arma sufficiente per uscire dal tunnel della crisi e, dunque, l’interrogativo sorge spontaneo: quella intrapresa è la strada giusta?
Una visione più lungimirante sulla questione consentirebbe forse di osservare anche altre motivazioni a monte della crisi e, pertanto, renderebbe possibile modulare gli interventi al fine di accingersi verso la ripresa economica planetaria.
Della stessa autrice abbiamo già pubblicato:
ENERGIA E CRISI FINANZIARIA: L'EQUAZIONE DEL BENESSERE ESISTE!
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