PARITÀ DI GENERE? IN ITALIA SIAMO ANCORA LONTANI DALLA MEDIA EUROPEA
Aggiornamento: Quando la protezione del territorio e la tradizione cozzano con le apparenti regole del rispetto e dell'eguaglianza.
Quando prendemmo come spunto il caso della maglietta di Matt Taylor, per denunciare che in Italia, purtroppo, la partita di genere continua a essere disattesa, alcuni scrissero che eravamo ipocriti, che descrivevamo una realtà inesistente, di esagerare in quanto in Italia tale disparità non esisterebbe. E questo nonostante la testimonianza di numerose colleghe che invece ci scrissero ringraziandoci proprio perché mettevamo in luce la vera ipocrisia: come la mafia parlare di disparità di genere in alcuni ambienti è infatti un tabù.Pur consapevoli che sia uno dei valori fondanti dell'Unione europea, e che dobbiamo per primi difendere.
Quando prendemmo come spunto il caso della maglietta di Matt Taylor, per denunciare che in Italia, purtroppo, la partita di genere continua a essere disattesa, alcuni scrissero che eravamo ipocriti, che descrivevamo una realtà inesistente, di esagerare in quanto in Italia tale disparità non esisterebbe. E questo nonostante la testimonianza di numerose colleghe che invece ci scrissero ringraziandoci proprio perché mettevamo in luce la vera ipocrisia: come la mafia parlare di disparità di genere in alcuni ambienti è infatti un tabù.Pur consapevoli che sia uno dei valori fondanti dell'Unione europea, e che dobbiamo per primi difendere.
Ieri si è avuto la riprova del pregiudizio italico: tutto è partito da un bell'articolo pubblicato sul Sole 24 Ore che ci è parso una ventata di ottimismo. In Europa, infatti, c'è qualcuno che la pensa esattamente come noi e ha lanciato il progetto Hypatia, mirato a favorire l’approccio degli studenti, in particolare le ragazze, verso le materie scientifiche.
Pensate che i lettori l'abbiamo presa bene?
Macché.
Nonostante l'articolo non parlasse di parità di opportunità di lavoro, come ha cercato timidamente di spiegare Lucia, una commentatrice sulla pagina Facebook del quotidiano, ma di attrarre più donne verso i corsi di studio delle materie piú tecniche (STEM), i commenti sono stati piuttosto accesi e talvolta offensivi (come sempre su questo argomento del resto).
Evidentemente per alcuni l'articolo del Sole è apparsa una minaccia al proprio status quo.
Neppure i dati statistici dell'europarlamento convincono i commentatori: "L'Italia - scrive il documento - è ancora lungi dal raggiungere risultati soddisfacenti, nonostante i progressi conseguiti sotto la pressione del movimento delle donne, della società civile e della legislazione europea".
E , dunque, almeno a giudicare dai commenti sulla pagina Facebook del giornale, c'è ancora molta strada da fare per vincere atavici pregiudizi. Partiamo da qui.
Macché.
Nonostante l'articolo non parlasse di parità di opportunità di lavoro, come ha cercato timidamente di spiegare Lucia, una commentatrice sulla pagina Facebook del quotidiano, ma di attrarre più donne verso i corsi di studio delle materie piú tecniche (STEM), i commenti sono stati piuttosto accesi e talvolta offensivi (come sempre su questo argomento del resto).
Evidentemente per alcuni l'articolo del Sole è apparsa una minaccia al proprio status quo.
Neppure i dati statistici dell'europarlamento convincono i commentatori: "L'Italia - scrive il documento - è ancora lungi dal raggiungere risultati soddisfacenti, nonostante i progressi conseguiti sotto la pressione del movimento delle donne, della società civile e della legislazione europea".
Possiamo farcela. O possiamo scavare più in basso, quando le donne (a inizio del secolo scorso) non avevano diritto di voto e non frequentavano l'Università). E ricordo che la vicina e civilissima Svizzera diede il diritto di voto alle donne solo nel 1971. La Svizzera è quindi uno degli ultimi Paesi europei ad aver introdotto il diritto di voto e di eleggibilità per le donne. Ma devo dire che noi italiani, in quanto parità, dobbiamo ancora imparare molto...
Claudio Pasqua
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