STUDIARE ALLUNGA LA VITA!
Studiare? Pare proprio che allunghi la vita. Le persone con un titolo di studio più alto hanno un’aspettativa di vita più elevata rispetto a quelle che hanno rinunciato a studiare. È quanto emerge dalle tavole di mortalità e speranza di vita secondo il livello di istruzione, per la prima volta rese disponibili e pubblicate dall’Istat.
Studiare serve anche a tenere allenata la mente - Shutterstock |
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Che “Studiare allunghi la vita”, non è una novità: lo aveva già dimostrato una ricerca del Prof. Carlo Maccheroni, docente di demografia della Bocconi nel 2008.
Un laureato di 35 anni - erano stati i risultati dello studio - vive in media 7,6 anni più di un coetaneo che raggiunge solo il diploma di scuola media. Il titolo di studio avrebbe maggiore validità di altri elementi, come ad esempio l’occupazione.
Anche secondo l’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ad un comune individuo con un’alta istruzione corrisponderebbero non solo prestazioni migliori nella sua sfera lavorativa, ma anche una migliore qualità e una durata della vita stessa. Lo studio afferma, ad esempio, che un uomo istruito che lavora nel terziario ha un’aspettativa di vita di circa otto anni superiore a quella di un uomo che non ha completato l’educazione secondaria.
Henry Ford affermava: «Chiunque smetta di imparare è un vecchio, che abbia 20 anni o 80. Chi continua ad imparare, giorno dopo giorno, resta giovane. La cosa migliore da fare nella vita è mantenere la propria mente giovane ed aperta».
Ora la prima volta in Italia è possibile disporre delle tavole di mortalità e delle speranze di vita secondo il livello di istruzione, della popolazione residente per genere ed età. Si tratta di un rilevante contributo nell'analisi dell'impatto che le condizioni socio-economiche hanno sulla mortalità.
Questo risultato è stato conseguito attraverso l'integrazione tra gli archivi Istat dell'"Indagine su decessi e cause di morte" del 2012 e del Censimento della popolazione e delle abitazioni del 2011, implementando una procedura di record-linkage individuale. L'analisi della performance della procedura di record-linkage per le principali variabili demografiche ha evidenziato in generale una omogeneità per genere (maschi 94,8 per cento e femmine 94,1 per cento), titolo di studio (superiore al 94 per cento per tutti i livelli di istruzione) ed età (tra l'88 per cento per la classe 25-34 anni ed il 95,5 per cento per la classe di età 75-84 anni).
Per stimare le diseguaglianze nella mortalità è stato quindi possibile utilizzare l’informazione del livello di istruzione nel censimento sia per le persone decedute che per la popolazione complessiva. La quota di individui deceduti che non si sono accoppiati con i dati del censimento, per i quali è disponibile solo l'informazione del livello di istruzione presente sulla scheda di morte, è stata ridistribuita per livello di istruzione applicando un fattore di ponderazione che tiene conto della distribuzione del titolo di studio osservata in entrambe le fonti per i decessi linkati (cfr. Nota metodologica).
La procedura adottata ha quindi reso possibile fornire, per singola età, le probabilità di morte e la speranza di vita in funzione del livello di istruzione conseguito. I parametri biometrici per livello di istruzione sono direttamente confrontabili con i valori della tavola di mortalità del 2012 già diffusa dall'Istat (http://demo.istat.it/unitav2012/note.html – cfr. Nota metodologica).
Tra gli uomini, rispetto alle donne, è più netto lo svantaggio per diseguaglianze nel titolo di studio. Le distanze più marcate nella speranza di vita alla nascita rispetto a chi ha conseguito una laurea o titoli superiori si osservano tra gli uomini con un titolo di studio basso (nessun titolo o licenza elementare) con una differenza di 5,2 anni. Per le donne la differenza nella speranza di vita per titolo di studio, sempre alla nascita, è invece di 2,7 anni. L'effetto del titolo di studio si mantiene rilevante anche in età anziana (65 anni) con un vantaggio per uomini e donne con titolo di studio elevato rispettivamente di 2,2 e 1,3 anni di vita.
Il lavoro fin qui svolto costituisce il primo passo per studiare le diseguaglianze sociali nella mortalità. Avvalendosi delle informazioni presenti nel censimento saranno possibili ulteriori analisi per studiare l'impatto sulla mortalità di altri fattori socio-economici.
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