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A MONACO DI BAVIERA, GRAVITÀ ZERO INTERVISTA LORENZO TEI, CHIMICO ORGANICO

Lorenzo Tei con il busto di A.V. Humboldt
Nell'ormai lontano 2009 ho partecipato a Torino, con il chimico organico Lorenzo Tei, alla conferenza "Le risposte della scienza alle domande dell'astronomia". In quell'occasione Lorenzo intrattenne la platea con un discorso divulgativo sulla tavola periodica degli elementi, fra Terra e spazio.
Ora, in un settembre che in Germania è già piuttosto freddino, incontro Lorenzo a Monaco. Mi ricordo che faceva il ricercatore ad Alessandria, cosa ci fa - quindi - a Monaco?

Lorenzo (L.): Ho vinto una "Research fellowship for experienced researchers", una  borsa di studio finanziata dalla Fondazione Von Humboldt

Walter (W.): Che tipo di ricerche dovresti svolgere?

L.: Ho presentato un progetto sullo sviluppo di nuovi agenti di contrasto multimodali (ossia utilizzabili con più tecniche di imaging) per applicazioni diagnostiche e terapeutiche in medicina.
Foto scattata da Walter Caputo al Deutsches Museum

W.: Potresti spiegarmi meglio di cosa si tratta?

L.: Quando si va in ospedale, al fine di diagnosticare un'eventuale patologia, di solito, ci si sottopone a risonanza magnetica, PET oppure ad altre tecniche di medicina nucleare (cioè quelle che utilizzano i radioisotopi). Tutti sanno che se una malattia viene rilevata il più precocemente possibile, aumentano le probabilità di successo nella cura. Per far ciò, bisogna individuare la patologia a livello molecolare (imaging molecolare).

W.: Con quali strumenti è possibile indagare a livello molecolare?

L.: Ci vogliono delle sonde chimiche, che siano in grado di distinguere le zone patologiche da quelle sane. In pratica, abbiamo un obiettivo, che può - ad esempio - essere costituito da cellule tumorali. Per giungere sull'obiettivo occorre un vettore specifico in grado di riconoscere un marcatore molecolare, ovvero un probabile segno della malattia.

Lorenzo Tei (a sinistra) con Walter Caputo

W.: Quindi, se ho capito bene, serve qualcosa che si accumuli sulla cellula tumorale e sia visibile con una determinata tecnica di imaging.

L.: Sì. Il vettore deve essere legato ad una molecola in grado di fornire un segnale rilevabile tramite la tecnica in questione, formando così la sonda chimica di cui parlavo prima.

W.: A quali tipi di patologie si può applicare questa procedura?

L.: Devo anticipare che, per la maggior parte degli studi, siamo ancora a livello di ricerca e lontani dall'applicazione clinica. Comunque, si può applicare sicuramente a patologie oncologiche, neurodegenerative e cardiovascolari.

W.: Praticamente tutte!!! D'altronde oggi moltissime persone combattono o contro un tumore o contro il morbo di Parkinson... (o altro..). Ma, a questo punto, devo necessariamente chiederti: perché in Germania?

L.: Voglio essere franco e molto chiaro. Non è che in Italia non siamo capaci di fare ricerche di alto livello, anzi. Il problema è che spesso non ci sono fondi sufficienti, e questo tipo di ricerca ne richiede. D'altronde, se un ricercatore dispone di pochi fondi deve lavorare molto per trovarne, piuttosto che concentrarsi sulla ricerca.
Torre dell'orologio in Marienplatz
(Monaco)

W.: Capisco. E come viene considerato il ricercatore in Germania?

L.: A tal proposito ti racconto il meeting annuale della Fondazione Von Humboldt. Ci hanno invitato due giorni a Berlino, dove abbiamo partecipato ad una cerimonia in cui il Ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier ha parlato dell'importanza della ricerca scientifica e dello scambio di conoscenze fra ricercatori di più nazioni. Inoltre, il secondo giorno, il Presidente della Repubblica, Joachim Gauck ci ha ricevuti tutti allo Schloss Bellevue (l'equivalente del nostro Quirinale) e ci ha ringraziato per il nostro lavoro. Eravamo circa 600 premiati oltre ai loro familiari, in totale più di 1500 persone! Questa è la differenza fondamentale rispetto all'Italia: qui (in Germania) si constata di fare qualcosa di importante; in Italia raramente il nostro lavoro viene apprezzato e sostenuto in maniera adeguata.

W.: Resterai quindi in Germania?

L.: No, questa è una borsa di studio di 15 mesi, al termine dei quali riprenderò i miei impegni di Professore Associato di Chimica Organica presso il Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica dell'Università del Piemonte Orientale. Naturalmente, continuerò a lavorare alla ricerca di cui abbiamo parlato, magari ancora in collaborazione con colleghi dell'Università Tecnica di Monaco.

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