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IL FUTURO DEGLI SCHERMI FLESSIBILI, TRA CALAMARI E NANOBUD

C'era una volta il nanotubo di carbonio, che sembrava poterci aprire un mondo di possibilità nano tecnologiche infinite. Ma i tempi sono cambiati anche per il nanotubo hi tech, la cui "grandezza" potrebbe essere presto offuscata dal più moderno nanobud e dal più insospettabile calamaro, visto che saranno alla base dei futuri schermi flessibili.

 Smartphone flessibile - Shutterstock

Non è certo tempo di pensione per il classico nanotubo di carbonio, tuttavia se si parla di schermi flessibili, magari da arrotolare e mettere in borsa, le prospettive più allettanti arrivano da altri settori, a che dai più impensabili. Una recente ricerca pubblicata su Nature Communications ha svelato infatti una linea di ricerca molto originale individuata dal team di Qiming Wang, il quale avrebbe individuato nella pelle dei cefalopodi, e in particolare dei calamari, un modello biologico da imitare nella progettazione di schermi flessibili in grado di realizzare diversi pattern di luce fluorescente.

I calamari, infatti, contraendo i loro muscoli, possono attivare (in maniera reversibile) i cromatofori, cellule pigmentate presenti sotto la loro pelle. La loro pelle, in seguito a questi stimoli, può assumere quindi una diversa colorazione e il team di Qiming Wang sta cercando di imitare questo meccanismo creando un dispositivo a elastomeri, molecole in grado di cambiare forma (in seguito a stimoli meccanici, elettrici e chimici); a questi elastomeri, sono state poi aggiunte molecole in grado di diventare fluorescenti in seguito a stimoli meccanici. Insomma, imitando un modello biologico, si stanno ponendo le basi per la creazione di display flessibili in grado di assumere le più svariate colorazioni in base ai diversi stimoli forniti.

C'è ovviamente ancora molta strada da fare prima di arrivare alla realizzazione di un prototipo funzionante e commerciabile, anche perché restano molti interrogativi. Non è ancora chiaro, ad esempio, se uno schermo di questo tipo potrà supportare le caratteristiche di multimedialità richieste dagli attuali device, come ad esempio la possibilità di poterci restituire immagini in 3D. Dopo infatti che il 3D è ormai da tempo sbarcato nei cinema, questo tipo di tecnologia riscuote una crescente popolarità anche in eventi TV, nei video giochi persino nel gaming online, settore nel quale l'operatore William Hill ha portato per la prima volta in Italia la versione 3D della roulette online. Insomma, anche i giochi più tradizionali si possono presentare a volte in formato 3D e quindi i nuovi schermi dovranno essere in grado di supportare questo tipo di tecnologia.

Oltre al 3D, un'altra sfida che i nuovi schermi flessibili dovranno affrontare è quella della funzionalità touch: diamo infatti per scontato che uno schermo flessibile sia anche touch, eppure si tratta della sfida più hi tech dei nuovi schermi flessibili. Su Technologyreview.it è riportata una possibile soluzione a questa sfida, ossia quella dei nanobuds, che sono una sorta di nanotubi di carbonio "evoluti", con una sfera di atomi di carbonio attaccati ad essi, nati infatti da una ibridazione tra i classici nanotubi e i fullereni sferici.

Questo nuovo materiale, i nanobuds appunto, hanno numerosi vantaggi rispetto ai nanotubi, in termini di proprietà chimiche, meccaniche, ottiche ed elettriche. I nanobuds hanno inoltre una elevata reattività e per queste loro proprietà sono stati utilizzati per realizzare pellicole con funzionalità touch che rivestono schermi pieghevoli, dei quali sono già stati creati prototipi perfettamente funzionanti. Insomma, il futuro dei display flessibili sembra essere già tracciato, ma si prevede una sfida tutta originale tra nanobuds hi tech e calamari fluorescenti.

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