LA CHIMICA DEL COCCIOPESTO E IL SUO IMPIEGO NELLA BIOEDILIZIA (seconda parte)
Da quando questa estate ho letto La bioedilizia e i materiali "green" e ho sentito parlare dell'imbiancatura a calce, ho cominciato a cercare di capirne di più e mi sono imbattuta nel forum italiano calce e da lì nei corsi della rete solare per l'autocostruzione.
Così a ferragosto, mentre gli italiani sognavano il sole, io sognavo di fare il loro corso di intonaco con il cocciopesto.
Ed eccomi qua a inizio settembre, dopo 2 ore di chimica del cocciopesto, a miscelare sabbia, cocciopesto, gomma e cellulosa.
Mi accompagnano in questa avventura bioedile: due ragazzi del mestiere, due che lavorano alla FAO, e un aiuto regista. Tutti alla presentazione dichiarano di star ristrutturando, io no, io son solo curiosa.
Il secondo giorno cominciamo a lavorare nel bagno da ristrutturare.
La preparazione del muro con cocciopesto spesso è già stata fatta, a noi toccano la 2 e 3 mano con un impasto medio e quella finale con l'impasto fine colorato.
Cominciamo a bagnare il muro. Non è facile capire quanto bagnarlo. Ci sembra bagnato, ma il muro assorbe l'acqua e lo asciuga.
Ho in mano strumenti semplici di cui non so il nome, ma so che è di ferro, così non scalda.
Mi spiegano il movimento, come devo inclinare l'attrezzo, ma come era prevedibile, le prime stesure le faccio a macchie di leopardo, talvolta a strisce di zebra. Mi fan cambiare braccio, ma il risultato non è migliore.
Per fortuna dopo si passa un rattazzo di spugna rigida per togliere le giunture, coprire i buchi e stendere e far risalire la grana fine. Si rifà il procedimento con la 3 mano e poi si passa un rattazzo di spugna più morbida. I rattazzi van sempre bagnati.
Eccoci alla 4 mano, l'impasto è finissimo, colorato di grigio con la pietra pomice.
E qui riesco a stenderlo senza troppi problemi.
Successivamente si passa una spatola in acciaio per spingere in dentro i granellini.
Poiché lavoriamo in un bagno dobbiamo impermeabilizzare il muro. Cominciamo a passare sul muro una pietra levigata bagnata del sapone di marsiglia nero diluito.
Con una spatola affilata andiamo ad accarezzare il muro e a rimuovere la cremina che si forma e poi lo si riaccarezza con una spatola in plastica. Si tiene da parte la cremina per riempire eventuali buchini.
Le coccole non finiscono qui. Dopo un'oretta si ri-riaccarezza con un nylon.
Ora prepariamo il sapone da spennellare sul muro. Mescoliamo un bicchiere di sapone nero di Marsiglia (per i colori scuri, oppure bianco per i colori chiari) in 6 parti d'acqua. Il sapone accelera il processo di carbonatazione, che salda tra loro i granelli di sabbia e la indurisce.
Eccoci al terzo giorno. Ormai abbiamo acquisito una certa manualità, persino io! Se ieri abbiam fatto un muro, oggi in mezza giornata ne facciamo due.
Mi sento di dover fare dei ringraziamenti. A Daniela Re per le spiegazioni in merito all'uso del cocciopesto nella storia, a Danilo Dianti (l'insegnante) perché è un uomo paziente, preparato e dall'amabile conversazione e a Francesca e i suoi dirimpettai che ci han nutriti e pasciuti durante le pause del lavoro.
Così a ferragosto, mentre gli italiani sognavano il sole, io sognavo di fare il loro corso di intonaco con il cocciopesto.
Ed eccomi qua a inizio settembre, dopo 2 ore di chimica del cocciopesto, a miscelare sabbia, cocciopesto, gomma e cellulosa.
Mi accompagnano in questa avventura bioedile: due ragazzi del mestiere, due che lavorano alla FAO, e un aiuto regista. Tutti alla presentazione dichiarano di star ristrutturando, io no, io son solo curiosa.
Il secondo giorno cominciamo a lavorare nel bagno da ristrutturare.
bagnatura del muro |
Cominciamo a bagnare il muro. Non è facile capire quanto bagnarlo. Ci sembra bagnato, ma il muro assorbe l'acqua e lo asciuga.
Ho in mano strumenti semplici di cui non so il nome, ma so che è di ferro, così non scalda.
Mi spiegano il movimento, come devo inclinare l'attrezzo, ma come era prevedibile, le prime stesure le faccio a macchie di leopardo, talvolta a strisce di zebra. Mi fan cambiare braccio, ma il risultato non è migliore.
stesura 2° e 3° mano |
Per fortuna dopo si passa un rattazzo di spugna rigida per togliere le giunture, coprire i buchi e stendere e far risalire la grana fine. Si rifà il procedimento con la 3 mano e poi si passa un rattazzo di spugna più morbida. I rattazzi van sempre bagnati.
stesura 4° mano |
E qui riesco a stenderlo senza troppi problemi.
Successivamente si passa una spatola in acciaio per spingere in dentro i granellini.
Poiché lavoriamo in un bagno dobbiamo impermeabilizzare il muro. Cominciamo a passare sul muro una pietra levigata bagnata del sapone di marsiglia nero diluito.
Con una spatola affilata andiamo ad accarezzare il muro e a rimuovere la cremina che si forma e poi lo si riaccarezza con una spatola in plastica. Si tiene da parte la cremina per riempire eventuali buchini.
Le coccole non finiscono qui. Dopo un'oretta si ri-riaccarezza con un nylon.
Ora prepariamo il sapone da spennellare sul muro. Mescoliamo un bicchiere di sapone nero di Marsiglia (per i colori scuri, oppure bianco per i colori chiari) in 6 parti d'acqua. Il sapone accelera il processo di carbonatazione, che salda tra loro i granelli di sabbia e la indurisce.
Eccoci al terzo giorno. Ormai abbiamo acquisito una certa manualità, persino io! Se ieri abbiam fatto un muro, oggi in mezza giornata ne facciamo due.
muro insaponato |
Riprendiamo i muri oramai colorati e incominciato a spalmarvi sopra il sapone con un pennello, come se gli stessimo mettendo della schiuma da barba e poi con una spatola di plastica (ricavata da una tanica) togliamo l'eccesso. Si prende la pietra e la si bagna nel sapone e agiamo come prima, finché non assorbe tutto il sapone.
A questo punto il muro è impermeabile.
Dopo un mese si potrà passare la cera sciolta nella trementina, che andrà ripassata dopo 6 mesi.
I ragazzi del mestiere fanno per 2 giorni le domande più impossibili a Danilo Dianti il nostro insegnante, e lui ha una risposta per tutto!
risultato finale, il nostro era grigio |
Guardo e riguardo il risultato finale. Le sfumature. gli effetti di luce e non posso pensare che una tecnica, alla fine semplice, completamente naturale, sia stata abbandonata in nome della velocità, di intonaci e colori esclusivamente chimici, e ringraziamo che almeno nei colori non mettono più il piombo.
La domanda che più di frequente si forma nella testa è "ma questo intonaco tiene? dura?". E tu pensi, prima di rispondere, alle cisterne romane che ancora oggi vengono utilizzate e all'ultima volta che hai piantato un chiodo ed è venuto giù un pezzo di muro e rispondi: "si, si tiene, son secoli che tiene!".anch'io ho ricevuto l'attestato |
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