GIORNATA MONDIALE ALZHEIMER: 5 MITI DA SFATARE
Colpirà 76 milioni di persone entro il 2030, fino a raggiungere i 135 milioni nel 2050.
Fondamentale la diagnosi e la sperimentazione che offre nuove opportunità terapeutiche. Ma quanto sappiamo veramente sull'Alzheimer?
Fondamentale la diagnosi e la sperimentazione che offre nuove opportunità terapeutiche. Ma quanto sappiamo veramente sull'Alzheimer?
Si celebra oggi la XXI Giornata Mondiale Alzheimer. Istituita nel 1994 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e Alzheimer’s Disease International (ADI), testimonia la nascita di un movimento internazionale che vuole creare una coscienza pubblica sugli enormi problemi provocati da questa malattia. E l’Italia è particolarmente a rischio, avendo una delle popolazioni più vecchie al mondo assieme con il Giappone e la Corea.
Il costo di un paziente di Alzheimer raggiunge i 50.000 euro l’anno tra costi diretti (farmaci, analisi periodiche, risonanze, ricoveri in ospedali e case di cura attrezzate di solito molto costose, badanti) e costi indiretti, che si presentano nei casi in cui un parente moglie, marito o altri lasciano parzialmente o totalmente il lavoro per curare il loro caro spesso in aiuto di una badante.
Il costo di un paziente di Alzheimer raggiunge i 50.000 euro l’anno tra costi diretti (farmaci, analisi periodiche, risonanze, ricoveri in ospedali e case di cura attrezzate di solito molto costose, badanti) e costi indiretti, che si presentano nei casi in cui un parente moglie, marito o altri lasciano parzialmente o totalmente il lavoro per curare il loro caro spesso in aiuto di una badante.
Secondo uno studio della University of Cambridge, pubblicata su “The Lancet Neurology”: in almeno un caso su tre la malattia è prevenibile agendo su sette principali fattori di rischio: diabete, ipertensione, obesità, sedentarietà, depressione, fumo e anche basso livello d’istruzione
Un importante passo verso una cura potrebbe essere rappresentato da una ricerca italiana dell'Istituto di Neuroscienze NICO, secondo cui l'Alzheimer può almeno essere rallentato.
Gli aspetti economici e sociali della malattia e la sua prevenzione sono al centro della XXI Giornata mondiale dell’Alzheimer, promossa il 21 settembre dall’Alzheimer’s disease international (Adi), la federazione internazionale legata all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che riunisce le associazioni che si occupano della patologia.
5 MITI SULL'ALZHEIMER
1. MIO PADRE (O MIA MADRE) HA L'ALZHEIMER: MI AMMALERÒ ANCHE IO?
Avere nella propria famiglia alcuni malati di Alzheimer non significa essere destinati ad ammalarsi, perché nella maggioranza dei casi non vi è un origine genetica. Il fatto è che si tratta di una malattia comune tra gli anziani e non è quindi infrequente che colpisca due o più persone nella stessa famiglia. Non esiste nessuna prova sicura che un particolare gruppo di persone sia candidato a sviluppare la malattia. Etnia, professione, posizione geografica, livello socio-economico non sono fattori determinanti. Sembra invece che le persone con un più alto livello di istruzione siano meno a rischio di ammalarsi. Oltre il 95% dei casi di malattia di Alzheimer è "sporadico", ossia si manifesta in persone che non hanno una chiara familiarità. Solo in pochi casi di malattia si presenta.
Indipendentemente dalla familiarità, tutti possiamo ammalarci a un certo punto della vita.
Indipendentemente dalla familiarità, tutti possiamo ammalarci a un certo punto della vita.
2. L'ALZHEIMER COLPISCE SOLO GLI ANZIANI?
Anche se in genere la malattia può svilupparsi in età avanzata, alcune persone si sono ammalate tra quaranta e cinquant’anni. Quello che è importante ricordare è che l'Alzheimer non è una parte dell'invecchiamento, ma una patologia che colpisce solo certi individui e non altri.
3. ESISTE UN ESAME CHE POSSA PREDIRE LA MALATTIA DI ALZHEIMER?
Non esiste, e non è consigliabile sprecare tempo e soldi in esami inutili.
C'è da dire che è nota l'esistenza di un gene che può influenzare il rischio di contrarre la malattia: un gene che si trova nel cromosoma 19, ed è responsabile della produzione di una proteina chiamata apolipoproteinaE (ApoE). Ma i tre tipi principali di tale proteina, uno dei quali (l'ApoE4) - sebbene poco comune - rende solo più probabile il verificarsi della malattia. Non si tratta dunque della causa della malattia, ma solo un aumento la probabilità. Per esempio, una persona di cinquant'anni portatrice di questo gene avrebbe 2 probabilità su 1000 di ammalarsi invece del consueto 1 per 1000, ma può nella realtà non ammalarsi mai. Soltanto nel 50 % dei malati di Alzheimer si trova la proteina ApoE4, e non tutti coloro che hanno tale proteina presentano la malattia.
4. ALCUNI CIBI POSSONO PREVENIRE L'ALZEIMER?
Al momento non ci sono prove definitive per sostenere l'efficacia di una qualsiasi misura preventiva per la malattia di Alzheimer. Studi per identificarle hanno spesso prodotto risultati incoerenti. Tuttavia, studi epidemiologici hanno proposto correlazioni tra alcuni fattori modificabili (come la dieta, il rischio cardiovascolare, l'utilizzo di prodotti farmaceutici, o lo svolgimento di attività intellettuali) e la probabilità per una popolazione di sviluppare la malattia. Solo ulteriori ricerche, tra cui gli studi clinici, riveleranno se questi fattori possono aiutare a prevenire o ritardare l'insorgenza della malattia di Alzheimer
5. I VACCINI PROVOCANO L'ALZHEIMER?
Che i vaccini possano provocare patologie come autismo o Alzheimer nascono da una bufala, anzi una vera e propria frode ai danni della sanità, messa in circolazione da un medico statunitense poi radiato dall’ordine. In realtà, diversi studi hanno collegato il vaccino per l’influenza e altre vaccinazioni a un rischio ridotto di contrarre la malattia e a un miglior stato di salute generale.
COS'È LA MALATTIA DI ALZHEIMER?
Demenza è un termine usato per descrivere diverse malattie cerebrali che comportano l’alterazione progressiva di alcune funzioni (memoria, pensiero, ragionamento, linguaggio, orientamento, personalità e comportamento) di severità tale da interferire con gli atti quotidiani della vita. La demenza non ha confini sociali, economici, etnici o geografici. La malattia di Alzheimer è la più comune causa di demenza (rappresenta il 50-60% di tutti i casi). È un processo degenerativo che colpisce progressivamente le cellule cerebrali, provocando quell’insieme di sintomi che va sotto il nome di “demenza”, cioè il declino progressivo e globale delle funzioni cognitive e il deterioramento della personalità e della vita di relazione. Attualmente si stima che le persone affette da demenza siano 35,6 milioni in tutto il mondo e questo numero è destinato a raddoppiare nei prossimi 20 anni: si prevedono 65,7 milioni di malati nel 2030 e 115,4 milioni nel 2050. In Italia si stima che la demenza colpisca circa un milione di persone, e di queste circa 600 mila soffrano della malattia di Alzheimer. Ogni anno si registrano 150mila nuovi casi di demenza. Nel 2010 il costo mondiale della demenza era di 604 miliardi di dollari, superiore all'1% del PIL mondiale. Se la demenza fosse una nazione, sarebbe la 18° economia mondiale.
LA FEDERAZIONE ALZHEIMER ITALIA
La Federazione Alzheimer Italia, rappresentante per l’Italia di Alzheimer’s Disease International (ADI), consulente ONU, è la maggiore organizzazione nazionale non profit dedicata alla promozione della ricerca sulle cause, la cura e l’assistenza per la malattia di Alzheimer, al supporto e sostegno dei malati e dei loro familiari, alla tutela dei loro diritti.
La Federazione Alzheimer Italia, rappresentante per l’Italia di Alzheimer’s Disease International (ADI), consulente ONU, è la maggiore organizzazione nazionale non profit dedicata alla promozione della ricerca sulle cause, la cura e l’assistenza per la malattia di Alzheimer, al supporto e sostegno dei malati e dei loro familiari, alla tutela dei loro diritti.
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