IL PARCO MINERARIO DI RIO MARINA (ISOLA D'ELBA)
Rio Marina, Isola d'Elba, 31/7/2014.
Sono circa le 10:45 e siamo appena giunti al Parco Minerario. Il
trenino che ci condurrà alla scoperta delle miniere di ferro
dell'Isola d'Elba partirà alle 11:30. Abbiamo quindi un po' di tempo
per visitare l'esposizione di minerali e la miniera ricostruita con
pezzi originali da esperti di archeologia industriale.
Ingresso al Parco Minerario (Isola d'Elba) |
Le miniere elbane furono sfruttate fin
dal primo millennio A.C. La coltivazione del minerale si è svolta
principalmente a cielo aperto. L'abbattimento è stato condotto prima
con il piccone e poi, più recentemente, con gli esplosivi.
Ma perché si parla di coltivazione di
minerali? Non sono mica pomodori, direte voi! Ebbene, ci sono ben tre
motivi per usare il termine “coltivazione”: innanzitutto i
minerali “crescono” effettivamente in milioni di anni, poi sono
anche detti “fiori della terra” e infine la passione per i
minerali si coltiva sicuramente.
Ma torniamo alla storia: nei primi del
'900 venne costruita una strada ferrata che giungeva direttamente in
mare e – tramite una teleferica ed una sorta di molo – scaricava
il minerale nelle stive delle navi (una bella riproduzione di tale
gigantesca infrastruttura è esposta nel Museo Etrusco).
La vita dei minatori era dura e la paga
piuttosto misera, al punto che dovevano lavorare moltissimo (e
talvolta dovevano svolgere anche altri lavori). Di solito erano
contadini e lavoravano nella miniera d'inverno quando i campi erano a
riposo, solo che con la bella stagione sparivano anche 15-20 alla
volta, così venne loro imposto di assentarsi solo dopo aver chiesto un
permesso e senza paga.
Fra i minerali più diffusi sull'Isola
d'Elba ci sono sicuramente la pirite e l'ematite: la pirite è meno
importante economicamente dell'ematite, ma è più bella (perché non
è nera come l'ematite, ma color ferro e talvolta anche dorata).
Ingresso della miniera ricostruita |
Il Cantiere Valle Giove (video), che fra poco
andremo a visitare, è caratterizzato soprattutto da due colori: il
rosso dovuto all'ossidazione del minerale ferroso e il grigio
dell'ematite, formatasi cinque milioni di anni fa. Tale cantiere ha
la forma di un grandioso anfiteatro con undici gradoni. In loco sono
stati condotti vari scavi (tra i quali, uno dei più memorabili per i
risultati in termini di minerali ottenuti è quello del 2006. In
generale,gli scavi recenti sono finanziati da facoltosi
collezionisti).
Di norma si utilizzano mezzi
meccanici, che però vengono abbandonati appena ci si avvicina al
minerale: in quel momento si adoperano soltanto i picconi. Quando si
è vicinissimi all'obiettivo gli unici mezzi idonei sono semplici
bastoncini di legno e una spazzola: occorre fare attenzione a non
danneggiare ciò che si è formato in tempi geologici: la roccia
sedimentaria viene gradualmente sostituita dalla pirite e
dall'ematite grazie all'azione delle acque idrotermali.
Monito per minatori |
Alcune cristallizzazioni sono comprese
in matrici troppo pesanti per essere trasportate, quindi vengono
ridotte in loco. In ogni caso i minerali vanno lavati, spazzolati e
ulteriormente ridotti, in modo da poter distinguere i pezzi di
interesse museale da quelli di interesse collezionistico.
Finito il filmato, visitiamo la miniera
ricostruita e sembra di fare un salto indietro nel tempo, fra
macchine, attrezzi, gallerie e persino cartelli con le indicazioni
per i minatori.
Cantiere "Vigneria" |
E' ora di partire con il trenino, per
fare un viaggio nella Terra del Ferro, fra i principali cantieri
elbani. Il trenino è quasi completo: alla guida c'è Massimo
Garbati. Colgo l'occasione per ringraziare Massimo e Marco Lunghi:
questo articolo ha visto la luce grazie alla loro disponibilità e
pazienza nel rispondere alle mie domande. Si comincia subito a
salire, superando ciò che resta di quella strada ferrata con
teleferica che giungeva fino al mare.
Archeologia mineraria |
Dopo qualche centinaio di metri finisce
l'asfalto e comincia lo sterrato: la vegetazione è lussureggiante,
ma talvolta lascia spazio alla terra rossa, i cui cristalli di quarzo
brillano sotto il sole. Dopo una curva si apre sotto di noi il
panorama del primo cantiere, “Vigneria”, nel cui sottosuolo è
presente la pirite gialla. Non meno importanti sono il cantiere
“Bacino” e il cantiere “Falcacci”: quest'ultimo è famoso per
i cristalli di pirite cubica, perfetti nelle misure di lati e angoli.
Si possono trovare anche cubi da 20/25 centimetri di lato. Devono
essere pezzi favolosi. La natura non finisce mai di stupirmi.
Cantiere Valle Giove |
Durante il tragitto il tempo passa
rapidamente, fra bei panorami ed esemplari di archeologia mineraria.
Siamo giunti al cantiere Valle Giove, l'autista ci consegna dei
piccoli picconi e via....si corre a picconare. Prendiamo i pezzi, li
esaminiamo alla luce delle nuove conoscenze apprese nel video e nel
museo e selezioniamo quelli da portarci via. Perché ciò che rende
unica la visita a questa miniera è che i minerali che trovi
diventano tuoi!
Luigina Pugno con la pirite |
Mentre molti bambini si divertono a
fare i minatori, io parlo un po' con Massimo Garbati e scopro che le
attività minerarie sono cessate nel 1981-82. Eppure l'attività
mineraria cominciò con gli Etruschi, proseguì con i Romani e poi
venne sospesa. Nel 1800 si ricominciò ad estrarre il minerale e si
continuò per molto tempo; venne fatta una pausa durante le guerre.
Si raggiunse il massimo dell'attività negli anni 1950-80, per poi
chiudere tutto di lì a poco.
In tutto il comprensorio elbano
lavoravano circa 2000 persone. E' tutto finito. Non ci sono più
miniere attive a causa degli alti costi della manodopera. Non siamo
più competitivi, purtroppo.
Minerali lavati |
Finita la visita ci dirigiamo verso la
spiaggia Topinetti (nei pressi di Rio Marina), famosa per la sabbia
nera. Contenti di ciò che abbiamo imparato ed anche del minerale
estratto a Valle Giove ci mettiamo a lavare tutti i pezzi: quelli
gialli di scisto, quelli rilucenti di pirite e quelli neri di
ematite.
La splendida geometria della pirite ci
fa dimenticare che si tratta semplicemente di solfuro di ferro
(ovvero, detto alla buona, 50% di zolfo e 50% di ferro). E il nero
vetroso dell'ematite? Eppure è solo ossido di ferro....
P.S: Tutte le foto sono state scattate
da Luigina Pugno e Walter Caputo
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