IL FUTURO DELL'EDITORIA SCIENTIFICA. INTERVISTA AL FISICO MASSIMO AUCI
Quale il futuro delle riviste di Astronomia?
Avete acquistato il numero di marzo di Coelum Astronomia? Allora avete avuto modo di leggere le interessanti interviste a fisici-astronomi del calibro di Claudio Elidoro, Mario di Martino, Leopoldo Benacchio, Mario di Sora, Emiliano Ricci, Giorgio Bianciardi e Massimo Auci.
Le risposte per chi non lo avesse fatto le trovate e sono consultabili anche sul sito della rivista.
Le risposte per chi non lo avesse fatto le trovate e sono consultabili anche sul sito della rivista.
L'argomento interessa l'intero comparto dell'editoria scientifica, e abbiamo così pensato di approfondire la riflessione intervistando proprio il Prof. Massimo Auci, fisico, direttore scientifico e cofondatore di Gravità Zero.
Quale pensi sarà il futuro dell'editoria scientifica?
il fisico Massimo Auci |
In questi giorni l'editoria scientifica è in tumulto per diversi motivi. Se da una parte sono tante le novità scientifiche, le scoperte sensazionali che la scienza ci sta regalando, dall'altra, sembra crescere la disaffezione per la carta stampata, o perlomeno questa è la paura.
Credo non sia così, il problema maggiore è la distanza che si è creata tra il grande pubblico e il mondo scientifico, un mondo fatto di rigore e conoscenza, troppo difficile spesso per essere immediatamente comprensibile a tutti e spesso non amato sui banchi di scuola. Inoltre negli ultimi anni si sta diffondendo un fenomeno preoccupante, quella della pseudoscienza, più facile da comprendere, subito fruibile da chiunque, accattivante, spesso emozionante come un thriller ma che compie danni irreparabili nell'ambito dell'informazione.
Credo non sia così, il problema maggiore è la distanza che si è creata tra il grande pubblico e il mondo scientifico, un mondo fatto di rigore e conoscenza, troppo difficile spesso per essere immediatamente comprensibile a tutti e spesso non amato sui banchi di scuola. Inoltre negli ultimi anni si sta diffondendo un fenomeno preoccupante, quella della pseudoscienza, più facile da comprendere, subito fruibile da chiunque, accattivante, spesso emozionante come un thriller ma che compie danni irreparabili nell'ambito dell'informazione.
Purtroppo viviamo in un mondo dove la "fast information" sta diventando un fenomeno compulsivo e se da una parte il Web ci ha abituato a soddisfare le nostre esigenze di conoscenza, esiste il rovescio della medaglia. Molti media hanno riempito pagine stampate e format televisivi di immondizia che nulla hanno a che vedere con la scienza (e quindi con la cultura).
Capita quindi che i giovani, i primi curiosi e i maggiori frequentatori della rete, ma non solo loro, siano spesso catturati da false notizie che solo sul web sono in grado di rintracciare. Per fare alcuni esempi: alieni, scie chimiche, la profezia Maya, il pianeta X altrimenti noto come Nemesis e decine di altre notizie, sono offerte al pubblico talvolta anche tramite servizi giornalistici sensazionalistici che mescolano "sacro e profano" in modo accattivante, tanto da catturare l'attenzione e la curiosità di molti verso ambiti che di scienza odorano solo, e che trovano proprio nella rete la cassa di risonanza per loro più consona.
Occorre quindi perseverare con la divulgazione scientifica, quella vera, quella che si basa sulla scienza, che rielabora i concetti più ostici rendendoli più semplici, più fruibili in modo che tutti possano godere della bellezza di una teoria fisica e più in generale della sua meraviglia, talvolta più appassionante di un romanzo d'azione.
Data la quantità di persone che si interessano alle tematiche pseudoscientifiche, sono convinto che se opportunamente supportata, l'editoria scientifica cartacea e digitale possa aver: un florido futuro. D'altra parte un Paese sano ha solo un modo per progredire: con la conoscenza scientifica.
Tu sei stato il cofondatore e attualmente sei direttore scientifico di uno dei primi corporale blog scientifici italiani: Gravità Zero, che ha compiuto il sesto anno di vita. Che cosa ti ha lasciato questa esperienza?
Prima di intraprendere questa strada un po' per il mio lavoro di insegnante e ricercatore, un po' per quello di autore, un po' perché ho avuto occasione di fare molte conferenze pubbliche e devo dire che la cosa mi diverte molto, mi ero già cimentato con il problema della divulgazione scientifica, ma mai come con Gravità Zero mi ero reso conto dell'importanza della qualità a trecentosessanta gradi che la divulgazione scientifica deve avere.
Ad una conferenza sui collassi gravitazionali ci vai perché sei interessato all'argomento e magari ne sai già abbastanza e pensi che chi hai di fronte ne sappia più di te. Ma quando la gente usa internet spesso segue logiche "random" che permetto con la stessa probabilità di approdare ad un articolo di politica, scienza, o ad una ricetta degli spaghetti alla carbonara. Se leggi cose che non conosci, è facile cadere nell'inganno che quel che stai leggendo sia vero.
È fondamentale quindi che le informazioni che si mettono in rete siano filtrate e di qualità: insomma le informazioni in rete devono avere un nome e cognome, qualcuno che se ne assuma la responsabilità giornalistica o scientifica: solo così chi legge può avere la certezza di non essere ingannato o raggirato. Questa mia profonda convinzione la devo proprio alla mia esperienza con Gravità Zero. Quando vedi che la gente ti legge, ti segue, si fida di te, l'etica è fondamentale.
È fondamentale quindi che le informazioni che si mettono in rete siano filtrate e di qualità: insomma le informazioni in rete devono avere un nome e cognome, qualcuno che se ne assuma la responsabilità giornalistica o scientifica: solo così chi legge può avere la certezza di non essere ingannato o raggirato. Questa mia profonda convinzione la devo proprio alla mia esperienza con Gravità Zero. Quando vedi che la gente ti legge, ti segue, si fida di te, l'etica è fondamentale.
Pensi che gli scienziati dovrebbero utilizzare di più i nuovi media e rivolgersi al pubblico anche attraverso l'uso dei social network?
Credo fermamente che questo debba essere un passo obbligato. Chi meglio dell'autore può spiegare al grande pubblico il proprio lavoro. Lasciare liberi i pirati della disinformazione di diffondere false speranze o peggio ancora il panico non ha alcun senso. Per fortuna tutto questo sta già accadendo, molti centri di ricerca hanno aperto blog di informazione, per avvicinare il pubblico. Purtroppo non sempre questo tipo di informazione è soddisfacente. Diciamo che informa ma non sempre spiega. Si sta anche diffondendo l'uso tra ricercatori di tenere un blog personale del proprio lavoro, una sorta di diario sul quale ovviamente si scrive solo di ciò che è stato provato o pubblicato (una sorta di peer review dei blog ndr). Il guaio è che non sempre questi blog sono per tutti. In molti casi sono comprensibili e godibili solo a chi ha già una solida base scientifica.
Leggi anche l'intervista di Coelum a Massimo Auci
Massimo Auci (vedi la voce su wikipedia) è nato a Roma nel 1955. Si è laureato in Fisica Cosmica all’Università di Torino, dove ha lavorato presso il Dipartimento di Fisica Generale fino al 1995. Docente di Fisica e Matematica presso la Scuola Internazionale Europea di Torino, è autore di numerosi articoli scientifici, libri e saggi. Vicepresidente di Odisseo Space, che opera nel settore della ricerca e della formazione in campo aerospaziale, è direttore scientifico del portale di comunicazione e divulgazione scientifica “Gravità Zero” (www.gravita-zero.org) di cui è cofondatore.
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