FISICA E BIOMEDICINA NELLA LOTTA CONTRO LE MALATTIE NEURODEGENERATIVE
La
lotta contro l'Alzheimer e le malattie neurodegenerative prosegue e la medicina
trova una possibile formidabile alleata nella fisica. Nell'articolo
“Protein accumulation in the endoplasmic reticulum as a non-equilibrium
phase transition”, pubblicato venerdì 11 aprile dalla rivista americana
Nature Communications, quattro scienziati italiani propongono i risultati di una
collaborazione interdisciplinare tra Fondazione ISI, Università degli Studi
di Milano e CNR.
“Il
nostro lavoro parte dallo studio dell'accumulo di proteine nel reticolo
endoplasmatico”, spiega Stefano Zapperi, ricercatore ISI, che
firma l'articolo assieme a Zoe Burdrikis (Fondazione ISI), Giulio
Costantini (CNR) e Caterina La Porta (Dipartimento di Bioscienze
dell'Università di Milano). “È lì che vengono alla luce le prime tracce della
malattia. Se la persona è sana – nello stato fisiologico e naturale – le
proteine prodotte si degradano e vengono distribuite nell'organismo. Nella
malattia l'accumulo prosegue invece in modo aberrante: le proteine vengono
prodotte ma non riescono più a uscire. Ciò che è interessante è che questo
processo avviene in modo analogo a una transizione di fase, come la
trasformazione di un liquido in gas. Pensiamo a quando si passa dai 99,5 gradi
ai 100 gradi nella temperatura dell'acqua: il cambiamento è piccolissimo, quasi
impercettibile, eppure l'effetto è radicale. Da quel momento l'acqua passa dalla
forma liquida a quella gassosa. Qualcosa del genere avviene nel reticolo, nella
fase di transizione in cui le proteine non vengono più degradate e inizia
l'accumulo aberrante”.
Studiando
la cinetica di aggregazione di proteine attraverso la simulazione della
diffusione di polimeri lineari, il gruppo di lavoro è riuscito a utilizzare
con successo questo modello per descrivere dati sperimentali ottenuti in passato
su altri pazienti. In particolare, sulla rimozione di beta-amiloide dal
sistema nervoso centrale, permettendo di prevedere il comportamento atteso con
la progressione del morbo di Alzheimer. “Noi abbiamo svolto un lavoro
particolarmente attento sull'Alzheimer”, dice Zapperi, “ma il nostro
modello può essere utilizzato anche nello studio delle altre malattie
degenerative che presentano processi comuni. La fisica in questo caso si
affianca allo studio in vitro, offrendo nuove prospettive d'analisi
sull'aggregazione e sul deposito di proteine in situazioni aberranti. È una
innovazione importante, perché in futuro simili tecniche potrebbero offrire
un decisivo contributo a livello diagnostico: individuando il momento in
cui si arriva alla transizione di fase, si può sapere in anticipo quanto il
paziente si sta avvicinando alla malattia e agire di conseguenza”.
La
Fondazione ISI, Istituto per l'Interscambio Scientifico
(www.isi.it), è un ente di ricerca privato fondato nel 1983, sostenuto da
Regione Piemonte, Provincia di Torino, Città di Torino, Fondazione CRT – Cassa
di Risparmio di Torino e Compagnia di San Paolo. Con una spiccata vocazione allo
studio della complessità, settore di cui è leader in campo
internazionale, la Fondazione investe in svariati campi di ricerca fondamentale
come la fisica, la matematica, la biologia con grandi
progetti su Data Science, Social Science and Smart cities,
Computational Epidemiology and Public Health – e ha ottenuto negli
anni importanti risultati scientifici. Fondazione ISI sostiene anche attività di
formazione, con l'obiettivo di creare in Piemonte un ambiente cosmopolita e
all'avanguardia nell'ambito della ricerca scientifica
internazionale.
Fonte
UFFICIO STAMPA
Fondazione ISI
Fondazione ISI
Post a Comment