LA SICUREZZA ALIMENTARE IN ITALIA: LA REDAZIONE DI GRAVITA ZERO INTERVISTA LA DR.SSA MARIA CARAMELLI
Dott.ssa Maria Caramelli |
Dr.ssa Caramelli, leggendo il suo libro Per non scoprirlo mangiando (ed. Instar libri) mi sono venute curiosità che vanno oltre quanto scritto e che mi han portata a cercare di ampliare le mie conoscenze.
Il suo testo è molto chiaro e scorrevole e vorrei porle delle domande per allargare il discorso.
Ho letto di diverse “pratiche” che ignoravo e che vengono utilizzate nella produzione o nel confezionamento degli alimenti, come la separazione meccanica della carne. Quel che mi ha colpita in questa pratica è l’utilizzo dell’ammoniaca. Non è la prima volta che leggo che l’ammoniaca viene impiegata nell’industria alimentare (per es. per lucidare il guscio delle noci), ma perché la si usa? Non è dannosa per l’uomo se ingerita?
L'utilizzo di idrossido d'ammonio è consentito negli USA dove viene utilizzato per bonificare le carni separate meccanicamente, al fine di combattere il rischio di E. coli. Si tratta principalmente di carni di origine bovina e suina che vengono utilizzate soprattutto per preparare gli hamburger.
Si ricorre alla “bonifica” di queste carni dal momento che, se gli hamburger non vengono cotti a dovere, come spesso accade in USA (dove si consumano hamburger più grandi e spessi e quindi più difficili da cuocere ottimamente al cuore) si rischiano patologie di massa, tanto da portare alla creazione del termine hamburger disease letteralmente malattia da hamburger. Le grosse e spesso discusse catene di fast food internazionali hanno comunque rifiutato queste carni da circa 2 anni.
In Europa la normativa è più restrittiva: l'utilizzo di idrossido d'ammonio infatti è attualmente vietato e, in seguito al problema BSE, è anche vietato produrre carni separate meccanicamente da bovini e ruminanti mentre è autorizzato l’utilizzo di carni di volatili, i suini, i conigli. La normativa europea, inoltre non consente l'importazione di carni trattate con Idrossido d'ammonio e di carni bovine separate meccanicamente.
In Europa potrebbero quindi svilupparsi problematiche solo in caso di usi impropri o illeciti di ammoniaca da parte di produttori europei di carni separate meccanicamente o a seguito di importazione illegale.
Spesso si ritiene che la carne sia l’alimento che più subisce trattamenti. Molte persone decidono di non mangiarla più aumentando il consumo di ortaggi e legumi, ritenendo così di avere un beneficio per la propria salute. E’ effettivamente così? Ortaggi e legumi sono più sicuri?
La diminuzione dei consumi di carne è legata anche all’evidenza scientifica che un consumo eccessivo può avere effetti negativi sulla salute. Ritengo, però, che l’esclusione a priori di una tipologia di alimento se non correttamente bilanciata può essere non propriamente salutare. In Italia il pericolo è mantenuto sotto controllo grazie all’operato dei servizi veterinari che controllano costantemente la filiera dall’allevamento al macello. Una delle problematiche emergenti rispetto alle carni è quella del ricorso al trattamento farmacologico degli animali. I farmaci utilizzati in modo lecito sugli animali in produzione alimentare devono essere registrati su un apposito registro dei trattamenti e hanno dei tempi di sospensione stabiliti che, se rispettati come richiede la legge, garantiscono al consumatore il consumo di carni e prodotti di origine animale in sicurezza. Sono i trattamenti illeciti che preoccupano e che devono essere perseguiti. Il consumo di ortaggi e legumi può essere un’alternativa ma come per le carni anche in questo caso dobbiamo avere certezza che non siano state impiegate sostanze pericolose o in eccessiva quantità durante il periodo di coltivazione.
Capita di vedere in televisione allevamenti di suini e polli dove gli animali vivono ammassati in gabbie e obbligati a ipernutrirsi. Esistono anche in Italia allevamenti di questo tipo?
In passato la situazione era più critica, ora con le nuove normative comunitarie volte alla tutela del benessere degli animali in allevamento la situazione è notevolmente cambiata (galline ovaiole e suini in particolare). Il processo di rinnovamento non è stato semplice ed indolore ma ormai molti allevamenti sono totalmente a norma e i rimanenti stanno adattandosi. I pochi allevamenti riscontrati non a norma possono andare incontro a pesanti sanzioni e al rischio di chiusura.
Nel suo libro si legge che mangiare cibo solo prodotto in Italia non è possibile, perché non ne produciamo abbastanza per tutti. I prodotti che importiamo vengono controllati prima che vengano lavorati o si controlla il prodotto finito?
I prodotti Italiani e i prodotti di un altro paese dell’Unione Europea sono sottoposti a normativa comune e garantiscono pertanto caratteristiche sovrapponibili con controlli previsti lungo tutta la filiera di produzione e non solo sul prodotto finito. I prodotti provenienti da paesi extracomunitari per poter essere distribuiti nei paesi dell’Unione Europea devono fornire pari garanzie rispetto a quanto chiesto per i prodotti dei Paesi Membri.
Ultimamente si parla molto di orto urbano. Se una persona decidesse in città di coltivare frutta e ortaggi, per esempio sul balcone o nel giardino condominiale, aumenterebbe la sicurezza di mangiare cibi più sani? A quali conseguenze negative potrebbe esporsi?
Improvvisarsi agricoltore può essere un hobby divertente ma al contempo non privo di rischi.
Rischi rilevanti possono essere legati all’uso improprio di molteplici composti impiegati in agricoltura come concimi, fertilizzanti, fitofarmaci ed insetticidi. In questo caso leggere attentamente le descrizioni dei prodotti utilizzati e la loro modalità d’uso può fare la differenza.
L’agricoltura “fai da te estrema” condotta addirittura sul balcone o nel giardino condominiale di un palazzo in una grande città, espone inevitabilmente agli inquinanti ambientali.
Da alcuni anni la pubblicità punta sul presentare prodotti e marchi come più salutari, per esempio facendo pensare che un pollo allevato a terra è migliore, possiamo fidarci? Ha esempio di pubblicità “ingannevoli”?
Spesso il concetto di “migliore” può essere legato a caratteristiche organolettiche che possono caratterizzare determinati prodotti rispetto ad altri. Un pollo allevato a terra, ad esempio, potrebbe avere delle carni più sode e più apprezzabili rispetto a un pollo allevato con altri sistemi ormai obsoleti ma questo non per forza descrive un prodotto migliore dal punto di vista sanitario.
Sicuramente, però, l’aspetto etico del rispetto di un benessere minimo dell’animale in allevamento (di cui il cittadino è informato attraverso un codice numerico stampato sull’uovo e sulla confezione) rappresenta un valore aggiunto che rende ancora una volta “migliore” il prodotto agli occhi e alle coscienze dei consumatori che ormai sono sempre più attenti anche a questa tematica.
Come si deve comportare un cittadino che avesse dei sospetti su alimenti acquistati? Qual è la procedura da seguire?
Il consumatore può rivolgersi al Servizio Veterinario dell’ASL territorialmente competente e richiedere un intervento. L’ASL, effettuate le verifiche del caso, se necessario, campionerà i prodotti sospetti e farà eseguire gli opportuni accertamenti ai laboratori degli Istituti Zooprofilattici diffusi sul territorio nazionale.
Dr.ssa Luigina Pugno
Dr.ssa Luigina Pugno
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