MANTIDI, API E RICERCA SCIENTIFICA: Gravità Zero intervista Mauro Mandrioli docente di Genetica animale all'Università di Modena-Reggio Emilia
Mauro spiega: "ce l'avevo una collezione di insetti vivi, ma poi non sapevo a chi lasciare le mie mantidi durante le vacanze. Ho comunque delle teche con insetti morti, ora te li mostro". "Rossano, devi sapere che le mantidi sono molto voraci, mangiano solo insetti vivi, soprattutto grilli, glieli devi dare con la pinzetta e agitarli in orizzontale, perché se lo fai in verticale non li vedono".
Chiediamo noi: "ma come si fa a procurarsi il cibo per le mantidi?". Mauro ci spiega: "si taglia il lato di una bottiglia di plastica, si inserisce una banana e la si lascia in un prato. Dopo qualche giorno si passa a guardare. Di solito è piena di insetti. Le mantidi ne mangiano circa 50 due volte a settimana".
Entriamo nel clou dell'intervista facendo presente che di insetti sappiamo quasi nulla e che dovrà spiegarci tutto con parole semplici. Si inserisce Rossano: "ma qual è il tuo insetto preferito?". "Da due anni a questa parte sono le api. Fino a due anni fa le conoscevo poco, poi ho fatto un corso per apicoltori. Cosa si deve sapere? Innanzitutto che come impollinatori sono insostituibili e poi che sono anche marcatori ambientali: la loro presenza è segno di salute dell'ambiente. Alle api piacciono i fiori freschi e i terreni coltivati con monocolture non costituiscono il loro habitat, questi ambienti sono spopolati di insetti e comportano una bassa biodiversità. I fiori devono essere piatti o capaci di sostenerne il peso, perché le api non sono in grado di prelevare il polline in volo".
"Si deve sapere che l'ultimo pensiero dell'ape è pungere. Solo se ci si avvicina all'ape regina si preparano a pungere, ma in genere quando vanno a caccia di polline sono lontane dal favo".
"Biologicamente sono meravigliose. Sono insetti sociali con una gran divisione dei compiti. Per esempio non si sa che a <<bottinare>> vanno le api operaie più vecchie, perché nel caso non dovessero tornare non sarebbe una grande perdita. Le operaie giovani si occupano di produrre propoli".
"E' luogo comune pensare che l'ape regina governi sulle altre, ma è l'opposto: governa il popolo, non la regina. Sono le api operaie che dicono alla regina quali uova deporre: api operaie o fuchi, e son sempre loro che decidono quando far nascere una nuova ape regina, perché quella attuale depone solo fuchi. Nel mondo delle api i fuchi, cioè i maschi, servono solo a fecondare l'ape regina. Quando la fecondano, muoiono. L'ape regina, al suo interno, conserva uova fecondate, cioè femmine, e uova non fecondate, cioè maschi. A seconda di quello che le diranno di fare le api operaie, lei deporrà maschi o femmine".
Domando io: "ma come si fa a far nascere un'ape regina?". Mi illumina Mauro: "l'uovo deposto è di ape operaia, ma loro la nutriranno con pappa reale e questa alimentazione la farà diventare un'ape regina!".
Questa spiegazione mi ricorda l'articolo che avevo scritto sulla relazione tra cultura, genetica e dieta.
Domanda: "ma perché producono miele?". "Perché se ne cibano. L'apicoltore deve fare attenzione a non togliere troppo miele per non farle morire di fame e in inverno, quando i fiori non ci sono, deve alimentarle con dei canditi. Le api usano gli zuccheri per battere le ali e mantenere la giusta temperatura nelle arnie. Le api ti obbligano a conoscere l'ambiente in cui vivi. Non puoi decidere tu quale miele produrre. E' da colore, sapore e cristallizzazione che si capisce quale miele è stato prodotto e quindi quale alimento han trovato le api nell'ambiente circostante".
Cambiamo argomento e chiediamo qualcosa di lui, due domande poste in modo leggero, ma dal contenuto interessante.
"Sei entrato all'università e poi tra laurea, dottorato, ricerca e posto come professore associato non ne sei più uscito. Ti stanno tenendo prigioniero?". " No, sono rimasto qui per mia volontà. Un po' per fortuna perché quando ho finito uno step si è presentato il concorso per quello successivo, e poi per merito mio, perché, volendo fare questa professione, mi sono preparato al fine di superare con successo il concorso successivo, per esempio facendo il numero di pubblicazioni richieste".
Chiedo ancora: "come mai non sei un cervello in fuga?". "Anche dei miei colleghi all'estero me lo chiedono. Il fatto è che io voglio dare il mio contributo qui e poi mi sento un privilegiato a fare il ricercatore e il docente...". "Nonostante i tagli?" domando, e poi aggiungo: " Uni more (università di Modena e Reggio Emilia) si è classificata terza migliore università in Italia dopo i politecnici di Milano e Torino, eppure siete una delle università che hanno subito i tagli più ingenti, come riuscite a fare ricerca e formazione?".
Ci spiega Mauro: "I tagli avvengono in modo indiscriminato. Si decide la quantità del taglio e lo si fa ricadere a pioggia su tutte le università, senza tener conto della loro <<capacità produttiva>> di ricerca e innovazione. Noi stiamo ovviando facendo network. Non possiamo più avere un laboratorio con tutti gli esperti che ci servono per la ricerca che stiamo svolgendo e quindi ci appoggiamo ad altri laboratori di altre università. Per esempio api e formiche sono interconnesse, noi ci occupiamo delle api, a Parma delle formiche e a Torino dei batteri che colpiscono gli insetti".
"Noi docenti universitari siamo dipendenti pubblici e dobbiamo dare ragione al pubblico dei soldi che lo Stato spende. Non condivido il comportamento di alcuni miei colleghi che non vogliono pubblicare le loro ricerche sui siti dell'università, dove sarebbero visibili a tutti e non solo sulle riviste di settore".
Si inserisce Walter: "consiglieresti ad un giovane di iscriversi ad una facoltà scientifica?". Mauro ci spiega la sua idea: "sì certo, ma bisogna seguire un'accortezza. E' importante cercare di fare gli studi e il lavoro che piacciono, ma tenendo conto di quanto sia spendibile quel titolo di studio nella propria regione. Quando ho deciso di fare biologia mi dicevano che sarei rimasto disoccupato o che sarei dovuto andare all'estero. Invece sono qui. Se nella propria regione i biologi sono per lo più disoccupati o fanno lavori non attinenti col loro titolo di studio è meglio andare a studiare dove il titolo sarà poi spendibile".
Dopo due ore Rossano ha "monellato" tutte le teche davanti ad un flemmatico professore che ci racconta di far divulgazione anche nella scuola materna e tira fuori un saccone pieno di insetti di plastica usati per la didattica. "Rossano scegline uno!". E lì è cominciata la nostra fine: nel giro di una settimana gli insetti di plastica sono diventati 7, ed in casa è entrato Il mondo degli insetti della serie Gioco & scienza. Inoltre non si può fare una passeggiata in montagna senza il libro degli Insetti e senza fermarsi ogni dieci passi per dedicarsi all'osservazione e al riconoscimento. Ma questo è il bello della scienza e questa è la prima intervista a cui abbia collaborato nostro figlio.
Rossano: "ora basta sono stanco, andiamoooo!".
Luigina Pugno (con un piccolo contributo di Walter Caputo e Rossano Caputo)
N.B.: tutte le foto di questo articolo sono state scattate da Walter Caputo
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