E' MORTO ALBERTO GRANATO, SCIENZIATO E COMPAGNO DI VIAGGIO DI "CHE" GUEVARA
Alberto Granado Jimènez è scomparso nella mattinata di ieri, 5 marzo 2011, mentre dormiva nella sua abitazione a l'Avana all'età di 88 anni.
La sua morte è stata annunciata nel pomeriggio dai nipoti.
Testimone degli anni giovanili di Ernesto 'Che' Guevara, con il quale intraprese il celeberrimo viaggio in motocicletta alla scoperta dell'America latina nel 1951 e nel 1952 e del quale fu grande amico, era anche un medico, laureato in farmacologia e in scienze naturali.
Nel dicembre del 1951, Ernesto Guevara de la Serna, 23 anni, e il suo amico Alberto Granado, un medico, si avventurarono in un coraggioso progetto: attraversare il Sud America in motocicletta. I due amici decisero di viaggiare per un paio di settimane: in realtà trascorsero insieme molti mesi, viaggiando dall'Argentina al Venezuela, in Cile, Bolivia, Perù, Ecuador e Colombia, utilizzando diversi mezzi di trasporto come bici, aereo, treno, camion o a bordo di una zattera di fortuna, in un viaggio che li mise di fronte alla realtà sociale di un continente sotto-sviluppato, risvegliando la loro coscienza politica.
I ricordi del viaggio scritti su un taccuino da Alberto Granado sono stati alla base del film di Walter Salles I diari della motocicletta, pubblicato nel 2004, che ha vinto diversi premi a Cannes e che ha visto tra gli interpreti Gael Garcia Bernal e Rodrigo de la Serna, ed anche del documentario di Gianni Minà In viaggio con Che Guevara.
In seguito si era dedicato, nei successivi cinquant'anni, alla ricerca scientifica e alla medicina.
Direttore del Dipartimento di Biologia all'Università di Caracas dopo il 1952, si era trasferito a Cuba nel 1961, invitato da Castro, dove aveva fondato la Facoltà di Medicina di Santiago. Nel 2005 è stata edita la sua autobiografia Memorias de un gitano sedentario. Le sue ceneri saranno sparse tra Cuba, Venezuela e Argentina. Rip.
Foto tomada en Mérida - Venezuela el 28/03/2007. por Jesús Molina
Fonte: sepolcri.it
Pubblicato sotto una licenza Creative Commons 2.5
L'articolo su The Telegraph
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