LA COEVOLUZIONE DI DIETA, GENETICA E CULTURA
Quanto scriverò renderà chiaro che un legame esiste e che era quasi ovvio.
Alimentazione ed evoluzione della specie umana sono strettamente legati, al punto che è stato proprio il cambiamento dell'alimentazione e farci evolvere da primati ad esseri umani.
Dal momento in cui si è innescato il processo evolutivo, questo ha cominciato a influire sulla nostra dieta , finché a tutto ciò si è aggiunta la cultura.
Un esempio facile e chiarificatore è l'uso continuativo del fuoco. Come tenere il fuoco acceso e come usarlo è una tecnologia che ha influito sulla nostra genetica, infatti il cibarsi di cibi cotti ha portato alla modifica della nostra dentatura.
La coevoluzione di geni e cultura è descritta nei lavori di Luigi Luca Cavalli Sforza e Marcus W. Feldman, che hanno dimostrato come la cultura possa generare nuovi meccanismi evolutivi.
Ma torniamo indietro.
DIVENTARE CACCIATORI
Durante il miocene i primi ominidi si sono evoluti da primati arboricoli a carnivori a causa di un cambiamento climatico, che ha reso gli alberi meno disponibili.
Il cambiamento nella dieta ha portato a diverse mutazioni genetiche: adattamenti dell'anca per poter camminare, la capacità di digerire la carne e l'importantissimo aumento della neocorteccia.
Diventare cacciatori è stato possibile grazie alla creazione di nuove tecnologie (lance, “coltelli”, archi, frecce ecc). L'aumento delle dimensioni del cervello si vedono nella transizione dal genere Australopithecus al genere Homo.
Dato il grande consumo energetico del tessuto cerebrale, l'evoluzione di cervelli di grandi dimensioni ha avuto grandi implicazioni per la nutrizione degli ominidi, che per coprire gli alti costi nutritivi del cervello dovevano mangiare carne.
La creazione di strumenti ha permesso l'accesso a tessuti ricchi di acidi grassi necessari per sostenere la rapida evoluzione cerebrale.
LA SCOPERTA DEL FUOCO
Un altro fondamentale evento culturale è stato la domesticazione del fuoco e il suo uso regolare, avvenuto 50.000-100.000 anni fa. La facilità nella masticazione ha modificato i nostri denti e la nostra mandibola. Inoltre il cibo cotto aumenta la disponibilità di energia, nutrienti e riduce il rischio di infezioni. Come ci ricorda anche il Prof. Giuseppe Caramia nel suo articolo "Cibo cotto o cibo crudo? Facciamo chiarezza", pubblicato su questo sito il 2 agosto 2010.
Il passaggio alla domesticazione di piante e animali, avvenuto circa 12.000 anni fa, nasce dall'intreccio tra cambiamenti culturali e biologici.
I carboidrati dal sapore dolce sono ricchi di energia e quindi di vitale importanza per gli esseri umani. Nel Paleolitico i carboidrati erano scarsi ed era importante riconoscere con efficacia gli alimenti dal sapore dolce.
Per fare ciò si è dovuto ampliare un enzima, l'amilasi salivare, che fosse presente non solo nel pancreas, ma anche in bocca, nella saliva.
Dagli studi fatti su popolazioni isolate emerge che l'amilasi è più presente in quei popoli in cui la dieta è ricca di amidi. Nell'uomo l'amilasi salivare è presente 6-8 volte di più che nei primati.
LA LATTASI
Un importante esempio di coevoluzione tra geni e cultura è la persistenza della lattasi negli adulti.
La capacità di digerire il latte è legata alla presenza della lattasi, che tende a scomparire man mano che si passa dall'infanzia all'età adulta.
Questo enzima è maggiormente presente nelle popolazioni che consumano molto latte, come nei paesi dell'Europa del nord ed è assente in popolazioni africane che non consumano latte. Il latte è una fonte liquida di energia che aiuta a sopravvivere a inverni prolungati e freddi.
La persistenza della lattasi era assente nei primi agricoltori europei, come dimostrano le analisi degli scheletri umani del Neolitico.
La svolta culturale verso l'allevamento e la mungitura sembra essere stata la forza motrice per la persistenza della lattasi.
ALIMENTAZIONE SENZA PROTEINE ANIMALI
Da diverso tempo si sta producendo un cambiamento culturale che spinge verso la dismissione dell'uso della carne come fonte alimentare ed energetica, mi riferisco a vegetariani e veganiani, e mi chiedo: “ma se il cervello per funzionare ha bisogno dell'energia e soprattutto dei nutrienti presenti nella carne, lo smettere di consumarla, che influenza avrà sul nostro tessuto cerebrale?”.
Post a Comment