CIOCCOLATO, ANTIOSSIDANTI ED ELASTICITÀ CUTANEA
Chi avrebbe mai detto che cioccolato e pelle un giorno sarebbero potuti diventare amici? Invece è successo nel momento in cui uno studio ha evidenziato una possibile caratteristica del cioccolato, che potrebbe essere un elisir di giovinezza per la nostra cute. Infatti il dolce incontro è stato raggiunto parlando di effetto anti-age ed elasticità cutanea.
Pare infatti che mangiare cioccolato fondente, soprattutto quando ricco di flavonoidi come Oxicoa, aiuti ad incrementare il carattere elastico della pelle. Le evidenze campionarie dell’efficacia del nuovo sodalizio sarebbero state fornite dal centro ricerche dermatologiche SIT (Skin Investigation and Technology) di Amburgo, con la collaborazione della belga Barry-Callebaut, azienda leader nella produzione di semilavorati di cioccolato. Lo studio realizzato illustra esiti forse promettenti per ciò che riguarda la salute e l’aspetto della cute, soprattutto per i più golosi.
I risultati sono confrontabili con quelli che si ottengono mediante l’uso di prodotti cosmetici. La differenza qui, è che l’effetto “viene da dentro” e conseguentemente è osservabile sull’intero organismo, sostiene Joachim Degwert, presidente della SIT.
Lo studio clinico a lungo termine e a doppio cieco controllato con placebo mostra come dopo 6 mesi di consumo di flavonoidi estratti dal cacao, si registra un lieve incremento dell’elasticità cutanea. Che cosa può significare?
Occorre rilevare come, da un’analisi dei soli risultati dello studio, non sia possibile rispondere in maniera definitiva e conclusiva sull’efficacia del cioccolato nell’incrementare l’elasticità cutanea. Oltre ai risultati sarebbe necessario analizzare i dati (che al momento non sono a noi disponibili) e quali tecniche statistiche sono state applicate e in che modo sono stati interpretati gli output ottenuti.
Se dovessimo analizzare solo i risultati ottenuti possiamo affermare che:
1) per quanto sia difficile dire a priori se un campione è sufficientemente grande (per avere risultati coerenti è importante che il campione sia più grande possibile), 30 persone appaiono un campione ancora troppo piccolo;
2) le 30 persone sono presentati come "volontari": questo non va bene, perché chi si offre volontario può avere maggiore motivazione e tendenza più spinta a seguire le prescrizioni della ricerca (quindi ad assumere flavonoidi). Le persone che partecipano all'esperimento, dovrebbero essere scelte in maniera casuale, cioè secondo il modello dell'estrazione dall'urna. Ciò eviterebbe di cadere nel problema anzidetto;
3) si tratta di un'indagine campionaria, quindi non si potranno mai ottenere risultati certi. Il livello di significatività dell’indagine è pari al 5%: ciò significa che estratti 100 campioni diversi, 95 danno evidenza del miglioramento della pelle (e 5 no);
4) l'inclinazione della retta di regressione non dovrebbe essere solo dedotta dal grafico (tanto è vero che da un grafico più o meno schiacciato si può vedere una retta meno o più inclinata), occorre conoscere la pendenza numerica, per vedere quando essa disti effettivamente da zero. Dal grafico sembra che la pendenza non sia granché, potrebbe trattarsi semplicemente di un effetto campionario (cioè estraendo un campione differente l'effetto sparirebbe). Bisogna considerare che in generale, affinché tramite un campione si possa affermare effettivamente che, nella popolazione, c'è qualcosa (di diverso da zero, cioè da niente), la differenza fra niente e qualcosa deve essere piuttosto grande, quindi quel qualcosa deve essere grande. Se quel qualcosa è piccolo potrebbe essere che la differenza rispetto a niente sia solo frutto del caso.
Per la ricerca sono stati reclutati 30 partecipanti divisi in due gruppi. Il primo detto “cacao”, ha assunto 300 mg di antiossidanti (ricavati da Theobroma cacao) due volte al giorno, il secondo gruppo invece ha ingerito semplicemente il placebo. A 3 e a 6 mesi dall’inizio tutti i volontari dello studio si sono sottoposti a un esame che valuta l’elasticità della pelle mediante cutometro, uno strumento che misura i tempi di deformazione e di recupero della posizione iniziale della cute.
Sia a 3 che a 6 mesi il gruppo “cacao” ha beneficiato di un piccolo miglioramento dell’elasticità rispettivamente del 9,4% e del 10,3% rispetto al gruppo placebo (fig. 1)
Il cioccolato potrebbe entrare quindi nella categoria dei prodotti anti-age per la lotta contro il tempo.
Ma, dai dati a nostra disposizione, potrebbero essere necessarie ulteriori analisi e ricerche.
all'Università di Torino ed è giornalista pubblicista
Ringraziamo Walter Caputo, docente di statistica,
per avere controllato i dati presentati nella relazione della ricerca.
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