SCIENZIATI: LIBERI NELLA RICERCA, LIMITATI NEL PARLARE
"Ho parlato con alcuni scienziati, tecnici e operatori di grandi progetti di ricerca che affidano loro macchine e tecnologie costosissime. Hanno espresso una frustrazione comune, e mi è sembrato di percepire opinioni simili da altri"."Questi scienziati hanno una buona autonomia tecnica, ma vengono controllati e trattati come bambini nelle loro dichiarazioni pubbliche, che devono spesso essere approvate e concordate. Possono imparare a usare macchine complesse e indagare fenomeni naturali misteriosi, ma non sono ritenuti in grado di parlare autonomamente senza mettere in imbarazzo i propri istituti".
Anche il grande pubblico, infatti, si sta accorgendo che non c'è veramente libertà di comunicare nel mondo scientifico. I dati scientifici non sono sempre messi a disposizione della comunità. Nonostante siano finanziati da fondi pubblici.
A questo proposito fece scalpore non molto tempo fa la decisione di una scienziata come Ilaria Capua di rendere pubblici i dati scientifici raccolti, in questo caso, sul virus H5N1 dell'influenza aviaria. Scatenando un dibattito internazionale nella comunità scientifica: "dove si traccia la linea fra quelli che possono essere considerati dati di un ricercatore o di un gruppo e quelli invece della comunità scientifica intera?"
O almeno questo è quello che viene percepito dal pubblico esterno.
La US Air Force Public Affairs Agency ha pubblicato un video su come i militari dell'aeronautica americana usano i social media per tenersi informati e informare gli altri.Questi ambienti militari, tradizionalmente vincolati alla riservatezza, hanno dunque fiducia che membri delle gerarchie inferiori non autorizzati possano parlare pubblicamente senza mettere in difficoltà la forza armata, anche in situazioni delicate come azioni operative e crisi internazionali.
L'aspetto più interessante del video seguente, è l'invito a tutto il personale a partecipare alla comunicazione perché può farlo meglio di altri e offrire il proprio punto di vista.
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