PUBBLICARE O NON PUBBLICARE? ECCO LA QUESTIONE (*)
Giuro che non ci eravamo messi d'accordo!
Quando ho pensato di scrivere un post su come i ricercatori comunicano la scienza e sull'inerzia all'interno del mondo accademico, non ne avevo parlato con Fabio De Sicot, che manco fossimo in entanglement, stava preparando una intervista audio con Daniele Fanelli, ricercatore presso l’institute for the study of science and technology and innovation di edinburgo in uk.
Per parlare di cosa? Di come per scienziati, ricercatori, la pubblicazione sia l'unico modo per sopravvivere!
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Un ricercatore sa infatti perfettamente che la sua sopravvivenza consiste nella pubblicazione di ricerche, e che non essere citati, o pubblicare poco equivale alla propria morte professionale!
Un ricercatore sa infatti perfettamente che la sua sopravvivenza consiste nella pubblicazione di ricerche, e che non essere citati, o pubblicare poco equivale alla propria morte professionale!
Il metodo con cui si valuta il “peso” di uno scienziato, o il lavoro di un intero gruppo di ricercatori, è il numero di ricerche ed il valore positivo che viene dato ad esse. si entra così in un circolo vizioso per cui le ricerche a cui viene dato un valore positivo sono soltanto quelle che confermano, che aggiungono o che tolgono poco alle precedenti. ma è sempre vero che pubblicare tanto equivale a pubblicare risultati realmente positivi? inoltre: siamo certi di poter assegnare un valore positivo alle ricerche che oggi ricevono un valore positivo? una ricerca pubblicata su Plos One qualche giorno fa pone qualche dubbio alla comunità scientifica.
Se ne discute questo sabato 8 maggio a Caccia al Fotone
Trasmissione di scienza condotta da Fabio De Sicot
Trasmissione di scienza condotta da Fabio De Sicot
Nota: (*) http://it.wikipedia.org/wiki/Quaestio
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