COMUNICAZIONE DELLA SCIENZA E INERZIA DEL MONDO ACCADEMICO
Insomma, molti di loro rimangono dei nerd per tutta la vita. Non sono l'unico a pensarlo.
Proprio ieri ad esempio riflettevo su un fatto: come è possibile che i ricercatori si ostinino a scrivere su riviste monopoliste che non pagano un euro gli autori delle pubblicazioni e poi loro stesse li rivendano a 20-30 euro ad articolo?
In realtà l'idea di fondare una rivista "open access" con alcuni amici ricercatori l'abbiamo avuta già alcuni anni fa e ora, grazie a Internet, la stiamo riproponendo, anche se le difficoltà per lo start up non sono poche.
Sapete con quali di queste ci siamo scontrati maggiormente in Italia? L'inerzia del mondo accademico.
Per caso oggi aprendo il blog di Ugo Bardi, docente di Chimica Fisica dell'Università di Firenze, ci siamo accorti di non essere stati gli unici a esserci posti le stesse domande, gli stessi obiettivi e incontrate le stesse difficoltà.
Scrive Bardi:
"...ho fatto il possibile per interessare i colleghi e convincerli a pubblicare i loro lavori in un sito dove sarebbero stati visibili al pubblico. La risposta è stata, di solito, deprimente. Più che altro, è stata del tipo "abbiamo sempre fatto in un certo modo, perché dovremmo cambiare"?
L'inerzia del mondo accademico è qualcosa che va vista sul campo per crederci.
[...] Non so come sia che gli accademici si sono ridotti a questa condizione piuttosto deprimente. Si può capire il tentativo di non politicizzare l'accademia; cosa sicuramente buona e lodevole. Ma non si capisce perché regalare il proprio lavoro a delle imprese commerciali (le riviste scientifiche) le quali lo fanno poi pagare al pubblico. E il pubblico questi lavori li ha già pagati con le tasse.
Tuttavia, le cose stanno cambiando.... (continua)
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