TE LO DICO CON PAROLE TUE. COME SI SCRIVE LA SCIENZA
A chi non farebbe piacere scrivere qualcosa che faccia rimanere d’incanto il lettore: sia che si tratti di un libro, un articolo di giornale o un post su un blog?
Di certo per scrivere su qualcosa è necessario prima informarsi bene, leggere, documentarsi.
E c’è una sola regola per far buon giornalismo: farsi capire.
Il nostro mondo è fatto di parole. Le parole filtrano l’accesso alla realtà, guidano le persone a guardare, comprendere e a classificare i fenomeni del mondo. Ma… non tutti sono consapevoli del potere del linguaggio.
“Te lo dico a parole tue” è un piccolo volume scritto da un autorevole divulgatore scientifico: Piero Bianucci.
Al culmine di una lunga carriera giornalistica, l’autore ha voluto fissare alcune regole per il giornalismo in generale e per quello scientifico in particolare.
Per poter cominciare a scrivere bisogna innanzitutto essere ben informati sull’argomento che si affronta badando oltre alla storia che viene raccontata anche a tutto quello che la contorna: lo stile, il ritmo, la punteggiatura, la grammatica e i vocaboli.
Un’altra buona regola da tener conto è che la storia che viene raccontata sia d’interesse generale. Ci si dovrebbe chiedere a chi altro può interessare la storia che stiamo scrivendo: quante persone saranno disposte a leggere la nostra storia? E quante a sorbirsi fatti e personaggi comuni? La proprietà fondamentale della notizia dovrebbe violare la consuetudine, rappresentare una “trasgressione”rispetto alla normalità.
Nessuno scrive se non ha davanti a se qualcuno con cui comunicare e da cui esser letto e capito. Un atteggiamento che si dovrebbe avere è che ciò che si scrive sia scritto bene, con attenzione e proprietà di linguaggio. Ma scrivere bene non significa scrivere tanto: un trucco che spesso si usa è quello di usare troppe parole, di aumentare il numero dei vocaboli per evitare un racconto troppo breve; di usare parole rare, forme arcaiche per dare di se un’immagine colta, ma che alla fine risulta fastidioso e noioso per il lettore.
Non basta avere buone idee, si deve saperle raccontare e su questo Piero Bianucci ci offre un’ampia panoramica. Dobbiamo immaginare che il nostro lettore sia colui che darà forma a ciò che si scrive. Quindi l’autore deve sapere qual è il suo obiettivo.
La notizia scientifica ha anche una sua diversità: possiede sia la durata nel tempo del suo messaggio sia il fascino intrinseco dovuto alla ricerca e al suo carattere investigativo del lavoro dello scienziato. Ma bisogna stare attenti di fronte ad una divulgazione scientifica: a volte si affianca ad una pessima ed incompetente gestione di notizie e fatti una divulgazione carente che meriterebbe ben più seri approfondimenti. Tali incompetenze, rafforzate dalla generale ignoranza del pubblico verso alcuni argomenti, possono generare paure e errate scelte di varia natura.
Il saggio di divulgazione del giornalismo di Bianucci si dilunga proprio sull’origine della notizia e della sua diffusione, sul lavoro di controllo della notizia stessa che deve fare sia il giornalista che le varie redazioni, su come si scrive un pezzo di cronaca e su come si fa un’intervista. Il compito del giornalista è quello di affascinare il lettore per non annoiarlo, ma allo stesso tempo trasmettergli concetti, nozioni e informazioni corrette.
Ma chi può assicurare che dietro le inchieste dell’ultimo blogger-giornalista non si nascondano altri interessi di vario tipo? E’ sul binomio credibilità-creatività che si gioca la sfida del futuro. Sulla storia che ci ha portato le notizie, su come sono nate, quello che ci dicono, ci mostrano e ci nascondono. Questa è la missione del giornalista scientifico: segnare una svolta sui modi di scrivere che determinano la nostra vita e Bianucci ci è riuscito in “Te lo dico a parole tue”.
Te lo dico con parole tue
La scienza di scrivere per farsi capire
di Piero Bianucci
Zanichelli, 2008
pp. 204
Te lo dico con parole tue
La scienza di scrivere per farsi capire
di Piero Bianucci
Zanichelli, 2008
pp. 204
Il libro su aNoobi
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