Siete interessati al successo? Intendo "
successo" nel suo significato più ampio: non si tratta solo di aspirare a scrivere un romanzo per venderne cinque milioni di copie o vincere un concorso televisivo, ma anche semplicemente riuscire ad ottenere un lavoro (se siete disoccupati) o un aumento di stipendio (se siete occupati). Questi sono solo pochissimi esempi di
applicazione del calcolo delle probabilità, che in realtà è una disciplina scientifica il cui utilizzo è incredibilmente ampio. Nelle righe seguenti, al di là degli esempi che utilizzerò per spiegarvi il meccanismo di calcolo, cercate quindi di cogliere in quali casi è matematicamente legittimo applicare la probabilità di successo, e poi divertitevi nel calcolo e verificate se i risultati corrispondono a ciò che, ragionevolmente, vi attendevate.
Definisco innanzitutto i simboli che utilizzerò:
P = probabilità;
X = numero di prove necessarie per ottenere il primo successo;
n = l’esito richiesto della
variabile aleatoria geometrica X prima definita. Una variabile aleatoria, in parole povere, è un oggetto matematico che può assumere diversi esiti. Non scoraggiatevi per i termini tecnici, poiché
ciò che importa è comprendere la sostanza della formula, al di là del nome, più o meno complicato, che è stato attribuito alla formula stessa. Gli esempi successivi vi aiuteranno in tal senso;
p = probabilità di successo della singola prova. Tale probabilità deve essere compresa tra zero e uno esclusi gli estremi: non ci interessa p = 0 poiché rappresenta l’evento impossibile (il successo non è comunque raggiungibile, dunque non ha senso calcolare la probabilità di successo), né p = 1 poiché rappresenta l’evento certo (se il successo è certo perché mai dovremmo calcolarne la probabilità?).
Fornisco quindi il metodo di calcolo della probabilità di successo:
P(X = n) = [(1 – p)^(n – 1)] · p
Con tale sequenza di simboli intendo affermare che la probabilità che il numero di prove da effettuare prima di ottenere un successo sia pari ad "n" è uguale ad uno meno la probabilità di successo nella singola prova elevato ad "n – 1", il tutto moltiplicato per "p" (cioè la probabilità di successo nella singola prova). Evidenzio, a titolo di maggior chiarezza, che "n" può essere solo un numero naturale, cioè un intero positivo, ad esempio 3 o 4 o 5, non certo 4,3 o 4,8.
La formula sopra descritta è la funzione di densità discreta della variabile aleatoria geometrica. Ci dice, in buona sostanza, qual è la probabilità che, fatti "n" tentativi vani, il prossimo tentativo sia finalmente coronato dal successo. La funzione di densità discreta in oggetto viene descritta tramite un solo parametro, che è "p": ciò implica che l’unica informazione che dobbiamo introdurre nella formula è la probabilità di successo nella singola prova (fermo restando che dobbiamo attribuire un valore ad "n").
Caro lettore, a questo punto ti fornisco immediatamente un esempio applicativo. Immaginiamo (sperando che non sia vero) che tu sia attualmente disoccupato. Stai cercando lavoro e, avendo già fatto numerosi tentativi, ti stai chiedendo quando riuscirai a trovarlo. Quanto stimi che possa essere la tua probabilità di essere assunto al primo colloquio ? Immaginiamo che tale probabilità sia, ad esempio, il 55%, poiché sei laureato ed hai anche già maturato alcuni anni di esperienze lavorative. Quindi p = 0,55. Naturalmente la stima di questa probabilità è il punto più delicato di tutta la formula che intendiamo applicare, poiché si tratta dell’unico input, di natura incerta, da introdurre nel meccanismo per ottenere la probabilità di successo. Quanto più è affidabile "p", tanto più sarà affidabile "P", cioè la probabilità di successo, di conseguenza, se trovi dei dati a supporto della tua stima, il risultato finale sarà più attendibile. Ad esempio se fossero passati quasi tre anni dal giorno in cui ti sei laureato in statistica, potresti cercare dei dati del tipo: a tre anni dalla laurea, ogni 100 laureati in statistica trovano lavoro in 65.
Ammettiamo poi che la tua pazienza abbia un limite: riesci a sopportare al massimo 5 colloqui, dopodiché tendi a scoraggiarti e a pensare che non riuscirai mai a trovare lavoro.
Riepiloghiamo insieme i dati:
X = numero di colloqui necessari per ottenere un’assunzione;
n = 5;
p = 0,55.
Calcoliamo la tua probabilità di successo, cioè la probabilità che, dopo 5 colloqui, tu riesca ad essere assunto:
P(X = 5) = [(1 – 0,55)^(5 – 1)] · 0,55 = 0,0225
Se moltiplichiamo il risultato ottenuto per 100, otteniamo la probabilità del 2,25% (= 0,0225 x 100). La probabilità ottenuta è un po’ piccola, e allora cosa dovresti fare per migliorarla ? Proviamo a calcolarla per n = 1,2,3,4 e 5 colloqui e verifichiamo il suo andamento, considerando costante (e pari a 0,55) la tua probabilità di successo nella singola prova.
P(X = 1) = [(1 – 0,55)^(1 – 1)] · 0,55 = 0,55 x 100 = 55%
P(X = 2) = [(1 – 0,55)^(2 – 1)] · 0,55 = 0,24 x 100 = 24%
P(X = 3) = [(1 – 0,55)^(3 – 1)] · 0,55 = 0,11 x 100 = 11%
P(X = 4) = [(1 – 0,55)^(4 – 1)] · 0,55 = 0,05 x 100 = 5%
P(X = 5) = [(1 – 0,55)^(5 – 1)] · 0,55 = 0,02 x 100 = 2%
Ti aspettavi un andamento decrescente (dal 55% al 2%) della probabilità di successo al crescere del numero dei tentativi (da 1 a 5)? Credo di no, poiché si tratta di un risultato controintuitivo: normalmente tendiamo a pensare che più colloqui si fanno più è facile trovare lavoro. Tuttavia, se analizziamo la formula utilizzata più da vicino, scopriamo che, affinché l’ennesima prova sia un successo, le precedenti "n – 1" prove devono essere state tutte degli insuccessi. Quindi, nella formula compare prima il fattore (1 – p), che è la probabilità di insuccesso (nel tuo caso: 1 – 0,55 = 0,45) e poi "p", che è la probabilità di successo (0,55).
Il problema è che, dato che le prove vengono considerate fra di loro indipendenti, se si effettuano numerose prove occorre moltiplicare fra di loro le singole probabilità: ciò implica che, più colloqui faccio, più volte moltiplico la probabilità di insuccesso (moltiplicare più volte equivale ad elevare ad esponente pari al numero di volte per cui si moltiplica) e più peggioro la situazione. Infatti, con 5 colloqui, arrivo ad elevare 0,45 alla quarta (mentre invece la probabilità di successo è sempre elevata soltanto ad 1). Da qui risulta evidente che la massima probabilità di successo si ottiene dopo solo un colloquio, ed è pari al 55%, cioè alla probabilità di successo della singola prova.
Se ti può consolare, aggiungo che se la tua probabilità di successo della singola prova fosse 95%, comunque la massima probabilità di successo risulta in corrispondenza di un solo colloquio, ed è pari al 95% e, se i colloqui aumentano, tale probabilità tenderà inesorabilmente a diminuire.
Cosa ci insegna quindi il calcolo delle probabilità? Più colloqui facciamo, e più diventiamo "esperti di colloqui": la nostra probabilità di assunzione tende a crescere. Tuttavia è anche vero che più colloqui facciamo (senza risultati positivi), più ci scoraggiamo e quindi la nostra probabilità di assunzione tende a diminuire. Posto che comunque la probabilità di successo diminuisce al crescere dei tentativi falliti, ciò implica che l’effetto scoraggiamento è decisamente maggiore dell’effetto apprendimento.
Ora che lo sapete, non scoraggiatevi, non smettete mai di studiare, non dimenticatevi che là fuori esiste un sacco di conoscenza, così tanta che supera la durata della vostra vita. E allora non perdete tempo; scusate se termino qui ma vado a sdraiarmi sul divano a leggere un buon libro di matematica.
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