NOTE DI CARNEVALE DI MARIA ROSA MENZIO
Partecipa al carnevale della matematica previsto il 14 di questo mese la prof.ssa Maria Rosa Menzio, già ricercatrice di matematica (a suo nome un teorema di meccanica simplettica) che ha trasferito la sua competenza scientifica alla sua seconda passione, il teatro. Autrice drammatica, regista, saggista, insegna al Master di Comunicazione della Scienza all’Università di Cagliari. Suo il sito www.teatroescienza.it
"Note di carnevale" è un bell'articolo fatto di citazioni e riflessioni sui mondi compenetranti della matematica, teatro e letteratura.
NOTE DI CARNEVALE - di Maria Rosa Menzio
LETTERATURA E MATEMATICA
Perché la mente umana ha prodotto la letteratura? La mente ricorda Agilulfo, il grande personaggio di Calvino, che sapeva dì esserci ma non c’era, come corpo, almeno. E le intersezioni fra letteratura e calcolo combinatorio, nel “Castello” e nella “Taverna dei destini incrociati”. L’autore dice di aver avuto "l’idea di utilizzare i tarocchi come una macchina narrativa combinatoria" e schemi di sequenze di racconti, a "quadrato, a rombo… acquistando a volte anche una terza dimensione, diventando cubici, poliedrici"
GLI SCACCHI
Ne “La variante di Luneburg” di Paolo Maurensig, si parla dell’invenzione degli scacchi, che pare legata a fatti di sangue e matematica.
"Quando il gioco fu presentato la prima volta a corte il sultano volle premiare l’oscuro inventore esaudendo ogni suo desiderio. Questi chiese tanto grano quanto poteva risultare da una semplice addizione: un chicco sulla prima delle sessantaquattro caselle, due chicchi sulla seconda, quattro sulla terza, e così via... Ma quando il sultano si rese conto che a soddisfare una simile richiesta non sarebbero bastati i granai del suo regno, per togliersi dall’imbarazzo stimò opportuno mozzargli la testa"
Si aprono le porte di un ascensore, ha inizio un “inscatolamento a sardina” di più persone in uno spazio ristretto. Di che cosa si parla? Luoghi comuni (Il tempo: “Non ci sono più le mezze stagioni” i guai domestici quotidiani: “Perché ha interrotto la catena del freddo”) con la paura di guardarsi in faccia e la consapevolezza che non val la pena intavolare discorsi più impegnativi, tanto la corsa sarà breve.
Ma ci sono altri teatri, palcoscenici che da molti secoli sono anche stati immortalati nelle pitture: la “Lezione di anatomia” di Rembrandt rievoca quelle grandiose imprese, ai bagliori della conoscenza sull’anatomia umana e animale, che si svolgevano appunto nelle sale di anatomia e biologia.
In “Autopsia di una lavatrice” (atto unico di Vittorio Marchis) assistiamo ad una lezione teatralizzata d’anatomia di una macchina
"L’anatomia è per la conoscenza dell’uomo" diceva Diderot nell’Encyclopédie e come in ogni rappresentazione scenica non mancherà il colpo di scena finale. E’ una storia a ritroso di una realtà che conosciamo poco.
"Di chi è la voce fuori campo che commenta il procedere del professore e dei suoi “assistenti” nello scorrere degli eventi della storia? Quale sarà l’esito finale di uno “squartamento” che mette in mostra non solo cuscinetti a sfere, cinghie e motori elettrici, ma soprattutto brandelli di memoria?"
IL PROGRAMMA
Antonio Scurati, Il sopravvissuto
Tutti noi ricordiamo il “Malato immaginario” di Molière, manovrato da medici ignoranti e familiari astuti. Il guaio sarebbe oggi comportarsi alla stessa maniera nel mondo scientifico. Ancora Van Fraassen si chiede se "davvero si richiede alla scienza che essa debba spiegare – anche se i mezzi di spiegazione non ci portano nessun guadagno nelle previsioni empiriche?" e quindi "la vera richiesta che si rivolge alla scienza non riguarda la spiegazione in quanto tale, bensì immagini fantasiose, che possano sperare di suggerire nuovi enunciati di regolarità osservabili, e di correggere quelli vecchi". E oltre "l’asserzione che una teoria è empiricamente adeguata è notevolmente più debole dell’asserzione che essa è vera, e questa limitazione posta sull’accettazione ci salva dalla metafisica".
Ecco la nozione di oggettività come appare nella scienza: la distinzione fra elettrone e cavallo volante è chiara come quella fra cavallo da corsa e cavallo volante: il primo corrisponde a qualcosa che esiste nel mondo reale, l’altro no. Il nostro quadro concettuale cambia, le teorie cambiano, ma il mondo reale resta sempre lo stesso mondo.
l’elemento del fuoco è affatto spento;
si sono persi il sole e la terra, né ingegno d’uomo
può bene indirizzare dove cercarli –
e allorché gli uomini cercano tanti nuovi mondi tra i pianeti e nel firmamento
confessano liberamente che questo mondo è finito…
tutto è in pezzi, ogni coerenza se n’è andata.
Il mondo di Copernico, sottolinea Alexandre Koyrè in “Dal mondo chiuso all’universo infinito” ha un diametro di almeno duemila volte maggiore di quello medioevale, ma è finito. Termina nell’ultima sphaera mundi. Dice ancoar Koyrè che, dopo Copernico,
Fino a un secolo fa circa ogni esperimento veniva comunicato al pubblico in una maniera… quasi teatrale, in un vertiginoso susseguirsi di argomentazioni. Anche se le argomentazioni erano ineccepibili e la logica non faceva una piega, si partecipava in astratto all’esperimento, si tratteneva il fiato, si faceva il tipo immedesimandosi nel ricercatore.
Un solo esempio: gli emisferi di Magdeburgo, che aderiscono fra loro così fortemente da sopportare la tensione divergente di molti cavalli da tiro, simboleggiano le due parti di cui è formato quell’edificio grandioso che chiamiamo “cultura”. Ricordiamo che l’esperimento venne eseguito nella piazza principale della città, in quel Seicento in cui la ricerca veniva condotta sia nei laboratorio sia nei luoghi affollati di gente “coram populo”.
Oggi, invece, ogni articolo scientifico è (purtroppo o per fortuna) suddiviso in modo… burocraticamente asettico. Abstract, Introduzione, Materiali, Discussione, Figure… tutto questo ovviamente per arrivare ad una pretesa “neutralità” del mondo scientifico. Scopo della Scienza infatti è quello di spiegare il fenomeno, ponendo l’accento molto più su quello che si afferma piuttosto che su come lo si afferma.
Si arriva così al paradosso: la maniera nascostamente persuasiva in cui un certo articolo è scritto può determinare o meno l’approvazione del referee e quindi la pubblicazione. Non solo, ma gli scienziati non sono stinchi di santi, quindi cercano di “violare sottilmente” le regole sopra descritte. Allora avremo introduzioni con grosse carenze, metodi che evitano di sottolineare i “particolari cruciali” per la riproducibilità dell’esperimento, i risultati non parlano mai dei dati negativi o peggio dei controesempi, la discussione è spesso di parte, e addirittura le figure e le statistiche possono venire falsate o manipolate graficamente.
Tutto ciò dimostra quanta parte abbia la “tecnica di vendita” di un articolo alla stessa stregua di qualsiasi altra merce…
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