FLATLANDIA AL FESTIVAL DELLA SCIENZA
David Riondino e Piergiorgio Odifreddi in una conferenza-spettacolo dal testo di Abbott. Giovedì 30 al Teatro Duse.
Intervista a cura di www.mentelocale.it
Intervista a cura di www.mentelocale.it
di Luca Giarola
GENOVA, 28 OTTOBRE 2008Il primo è un poeta, David Riondino. Il secondo un matematico, Piergiorgio Odifreddi. E c'è pure il musicista, Furio Di Castri. Flatlandia è invece un racconto di Edwin Abbott pubblicato per la prima volta nel 1881: la storia di un povero quadrato che incontra una sfera e da allora pretende che i suoi simili si convincano che la realtà non è piatta (flat), ma tridimensionale.
Tutti questi personaggi - reali e immaginari, a due o più dimensioni - si sono dati appuntamento sul palco del Teatro Duse giovedì 30 ottobre 2008 (ore 21) nella conferenza-spettacolo Viaggio a Flatlandia inserita nel calendario del Festival della Scienza 2008.
«L'idea è semplice» afferma Odifreddi: «Riondino legge brani dell'opera di Abbott, io propongo degli intermezzi con commenti un po' improvvisati sulla sua struttura matematica». Il tutto con l'accompagnamento musicale di Furio Di Castri, contrabbassista e compositore che vanta collaborazioni illustri, da Michel Petrucciani a Chet Baker.
«È un testo che conosco da sempre, eccentrico e spiritoso» spiega Riondino: «un giorno ho incontrato gli organizzatori del Festival della Scienza, mi pare che fossimo ad Ascoli Piceno, glielo ho proposto ed eccoci qui».
Il mondo descritto da Abbott è incredibilmente surreale. Siamo nella seconda metà dell'Ottocento e si leggono già accenni alla geometria a più dimensioni, mentre i personaggi descritti fanno pensare a una terra in cui il termine "democrazia" è totalmente sconosciuto: «le donne sono delle semplici linee - spiega Odifreddi -, il numero dei lati degli uomini è indice della loro importanza sociale; i preti, poi, sono dei cerchi perfetti: in queste raffigurazioni molti videro una critica alla società vittoriana».
Ma qual è la metafora che sta dietro al testo? La parola a Riondino: «che c'è sempre una rivoluzione in agguato, che tutto ciò che sembra eretico altro non è che un diverso sguardo sulla realtà».
Il poeta e il matematico si conoscono da tempo. «Gli incontri con le persone ci sono perché ci devono essere - spiega Riondino -: recentemente, per esempio, Odifreddi ha partecipato diverse volte al programma radiofonico Vasco de Gama (che David conduce su Radio 2 insieme a Dario Vergassola, ndr)». E il matematico aggiunge: «Riondino, invece, questa primavera è venuto a camminare per un po' insieme a me sulla strada per Santiago de Compostela (esperienza che Odifreddi ha raccontato nel libro La via lattea, di imminente pubblicazione, ndr)».
Insomma, quella che potrebbe sembrare una strana coppia è invece un duo che promette davvero bene: «se Flatlandia piace, sarebbe bello continuare a riproporlo nei teatri di tutta Italia» affermano entrambi.
Viaggio a Flatlandia, infatti, arriva a Genova per la sua prima assoluta: se per Riondino un debutto del genere non è altro che routine («lui cose simili ne ha già fatte, da Madame Bovary a Don Chiscotte, con la spalla comica di Dario Vergassola» spiega Odifreddi), per il matematico torinese - nonostante qualche esperienza teatrale all'attivo - si tratta forse di un'esperienza più emozionante. «In realtà non c'è molta differenza tra stare sul palco e fare una lezione universitaria. Anzi, quello degli studenti è addirittura un pubblico meno indulgente», ride.
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Nella foto sopra: David Riondino
Nella foto sotto: Piergiorgio Odifreddi
A cura di www.mentelocale.it
Tutti questi personaggi - reali e immaginari, a due o più dimensioni - si sono dati appuntamento sul palco del Teatro Duse giovedì 30 ottobre 2008 (ore 21) nella conferenza-spettacolo Viaggio a Flatlandia inserita nel calendario del Festival della Scienza 2008.
«L'idea è semplice» afferma Odifreddi: «Riondino legge brani dell'opera di Abbott, io propongo degli intermezzi con commenti un po' improvvisati sulla sua struttura matematica». Il tutto con l'accompagnamento musicale di Furio Di Castri, contrabbassista e compositore che vanta collaborazioni illustri, da Michel Petrucciani a Chet Baker.
«È un testo che conosco da sempre, eccentrico e spiritoso» spiega Riondino: «un giorno ho incontrato gli organizzatori del Festival della Scienza, mi pare che fossimo ad Ascoli Piceno, glielo ho proposto ed eccoci qui».
Il mondo descritto da Abbott è incredibilmente surreale. Siamo nella seconda metà dell'Ottocento e si leggono già accenni alla geometria a più dimensioni, mentre i personaggi descritti fanno pensare a una terra in cui il termine "democrazia" è totalmente sconosciuto: «le donne sono delle semplici linee - spiega Odifreddi -, il numero dei lati degli uomini è indice della loro importanza sociale; i preti, poi, sono dei cerchi perfetti: in queste raffigurazioni molti videro una critica alla società vittoriana».
Ma qual è la metafora che sta dietro al testo? La parola a Riondino: «che c'è sempre una rivoluzione in agguato, che tutto ciò che sembra eretico altro non è che un diverso sguardo sulla realtà».
Il poeta e il matematico si conoscono da tempo. «Gli incontri con le persone ci sono perché ci devono essere - spiega Riondino -: recentemente, per esempio, Odifreddi ha partecipato diverse volte al programma radiofonico Vasco de Gama (che David conduce su Radio 2 insieme a Dario Vergassola, ndr)». E il matematico aggiunge: «Riondino, invece, questa primavera è venuto a camminare per un po' insieme a me sulla strada per Santiago de Compostela (esperienza che Odifreddi ha raccontato nel libro La via lattea, di imminente pubblicazione, ndr)».
Insomma, quella che potrebbe sembrare una strana coppia è invece un duo che promette davvero bene: «se Flatlandia piace, sarebbe bello continuare a riproporlo nei teatri di tutta Italia» affermano entrambi.
Viaggio a Flatlandia, infatti, arriva a Genova per la sua prima assoluta: se per Riondino un debutto del genere non è altro che routine («lui cose simili ne ha già fatte, da Madame Bovary a Don Chiscotte, con la spalla comica di Dario Vergassola» spiega Odifreddi), per il matematico torinese - nonostante qualche esperienza teatrale all'attivo - si tratta forse di un'esperienza più emozionante. «In realtà non c'è molta differenza tra stare sul palco e fare una lezione universitaria. Anzi, quello degli studenti è addirittura un pubblico meno indulgente», ride.
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Nella foto sopra: David Riondino
Nella foto sotto: Piergiorgio Odifreddi
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