DOV'E' LA CASA DI E.T.?
Sicuramente è rimasta nel cuore di tutti noi non più giovanissimi, ma anche dei giovanissimi, la scena tratta dal film di Spielberg “E.T. l’extra-terrestre”, dove il piccolo essere, dimenticato per errore sulla Terra dai suoi compagni di viaggio, desideroso di tornare a casa dice: “… E.T. telefono casa …”. Chissà quante volte avremmo voluto anche noi incontrare un essere così simpatico e quante volte ci siamo chiesti: “ma E.T. esisterà davvero? Dove sarà il suo pianeta?”
La curiosità verso gli extraterrestri non ha età: ricordo che alla fine di una conferenza di esobiologia, la scienza che studia l’origine della vita al di fuori del nostro pianeta, dopo un’ora di lezione sull’origine delle molecole prebiotiche e sulla possibilità di individuare dei microrganismi extraterrestri in meteoriti, alla mia disponibilità a rispondere direttamente a delle domande si alzò in piedi un signore domandando: “… esistono gli extraterrestri?”. Pertanto mi piacerebbe approfittare di questo spazio ed essere molto chiaro in merito.
La vita è un processo molto complesso e soprattutto misterioso. La religione può dire che la vita è un dono del Signore; i medici possono dire che c’è vita finche c’è attività cerebrale; i biologi e i biochimici possono parlare della vita come di un processo cellulare; i genetisti come di un processo di replicazione di una molecola di DNA, ma i fisici, cosa pensano della vita?
Bella domanda. Sicuramente un fisico direbbe che non può esserci vita senza che esistano gli elementi che formano una macromolecola di DNA. Sulla Terra tutte le specie viventi hanno molecole di DNA simili, cambia il programma ma il codice costituito dai mattoni fondamentali è sempre lo stesso, un po’ come in un software: cambia la funzionalità, ma la matematica e la sintassi del linguaggio di programmazione sono sempre gli stessi.
Se immaginiamo che l’universo abbia ovunque le stesse caratteristiche fisiche, e fino ad ora nulla ci può far pensare il contrario, la vita a base di carbonio è un processo molecolare che con le opportune condizioni ambientali può insorgere ovunque ci siano abbastanza atomi di carbonio, idrogeno, azoto, ossigeno, ed anche altri elementi, tutti originati da uno stesso, complicato e inesorabile processo di nucleosintesi all’interno delle stelle. La nucleosintesi è un processo di fusione di due nuclei, nelle stelle a partire dall'idrogeno si arriva a sintetizzare tutti gli elementi chimici che compongono la tavola periodica.
L’esame dell’abbondanza cosmica degli elementi sparsi dall’vaporazione delle superfici stellari, dalle esplosioni di novae e supernovae, porta sostanzialmente a confermare che almeno nella regione di universo visibile, nulla di diverso possa esserci. Allora la vita può essere ovunque? In linea di principio si, ma occorre che nella zona dove la cerchiamo ci sia anche un pianeta in grado di ospitarla, non troppo grande, non troppo piccolo, non troppo vicino alla stella ma nemmeno troppo lontano: un pianeta giusto, dove ci sia anche una grande quantità d’acqua. Dove si trova un pianeta simile? Negli ultimi dieci anni abbiamo imparato a vedere pianeti dove prima pensavamo che nemmeno potessero esserci, e abbiamo compreso, con qualche eccezione, quali sono i meccanismi di formazione dei sistemi planetari stellari. Una stella perché possa avere dei pianeti deve prima formarsi, entrare in sequenza principale, ovvero iniziare a brillare per effetto del bruciamento del suo combustibile nucleare: l’idrogeno, e deve avere un residuo di materiale che la circonda (disco protoplanetario), non troppo leggero da essere “soffiato” via dalla pressione di radiazione luminosa stellare. Il disco di materiale deve essere sostanzialmente composto da elementi pesanti, non solo da idrogeno ma da carbonio e da tutti gli altri elementi pesanti. Questo significa che la stella non deve essere di “primo pelo”, occorre che sia un'araba fenice rinata dalle ceneri di una stella molto più grande e antica, tanto antica da aver già potuto produrre al suo interno i mattoni fondamentali della vita, sparpagliati poi nello spazio circostante nell’ultimo atto finale della sua brillante vita.
L’assemblaggio dei mattoni avviene poi a carico di complicati processi atomici all’interno di nubi di materiale cosmico che hanno come ultimo risultato la formazione di molecole organiche anche complesse, catalizzate dall’energia della radiazione luminosa stellare. Sulla base dei tempi scala necessari alla formazione prima delle molecole organiche, poi dei pianeti, la formazione della vita richiede tempi lunghissimi, paragonabili non a quello della comparsa della vita sulla Terra, ma alla comparsa del nostro Sole.
Dove possiamo allora trovare altra vita come la nostra? Per avere una chance di osservare vita paragonabile alla nostra, dobbiamo innanzitutto trovare un sistema stellare che per dimensioni della stella e per età, sia del tutto paragonabile al nostro sistema solare. Occorre poi che per casualità, i pianeti che si sono formati per accrescimento gravitazionale dal pulviscolo dell’alone di materia residua che circonda le neo-stelle, siano nella posizione giusta e come dicevamo nemmeno troppo grandi, troppa gravità altererebbe i meccanismi di formazione molecolare, rischiando di pregiudicare la creazione delle molecole di DNA e RNA: lo stadio zero della vita.
Esiste un ulteriore problema. Sicuramente dato il numero di galassie e quello di stelle per galassia, c’è più di una chance di trovare la casa di E.T., ma per quanto abbiamo detto, se la vita c’è, per poterla trovare occorre che sia veramente intelligente, cioè che sia in grado di emettere segnali radio. Se la vita è contemporanea alla nostra ed emette segnali radio ora, dato che sino ad ora nel programma SETI non abbiamo ancora rivelato alcun segnale candidato certo ad essere stato emesso da una vita intelligente, date le dimensioni della via lattea e le distanze delle altre galassie dalla nostra, potremmo ricevere dei segnali di altre culture non prima di qualche migliaio di anni. Se invece la vita ad un livello paragonabile al nostro c’è già stata, quando riceveremo un segno della sua presenza, potrebbe essere ormai estinta. Se la vita ora c’è ma è attualmente allo stato primordiale, quando sarà in grado di poter emettere un segnale elettromagnetico potremmo essere estinti noi. In sostanza, data la quantità di mondi possibili è certo che la vita al di fuori del nostro sistema solare esista, ma è anche certo che, date le attuali conoscenze scientifiche, non potremo comunicare salvo utilizzando un fantascientifico stargate che però al momento non esiste ancora.
Ma allora, E.T.? Beh, non voglio disilludere tutti coloro che hanno visto un ufo o che hanno incontrato E.T., ma la scienza è un meraviglioso gioco logico: E.T. esiste solo se E.T. è in grado di provare di esistere, altrimenti E.T. non esiste anche se esiste.
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