SCIENCEBLOGGING
Durante FEST, moltissimi incontri sono stati inerenti al tema di come si stia modificando la comunicazione scientifica grazie/a causa del WEB e di tutte le sue potenzialità.
Più volte è stato fatto riferimento all'utilizzo e alle potenzialità dell'open acces per la comunità scientifica, che permette una maggiore diffusione e revedibilità della conoscenza, principi già espressi da John Dewey (pubblica, verificabile, rivedibile). Ciò che è emerso chiaramente è che la comunità scientifica internazionale si sta adeguando ai "nuovi" sistemi di diffusione delle informazioni.
E uno di questi mezzi è certamente rappresentato dagli "scienceblogs". In America, ormai sono diffusissimi e i ricercatori non esitano ad usarli per dare una migliore informazione circa i loro campi di ricerca, un'informazione che è di certo "più approfondita e precisa, di quella che può fornire un giornale" dice Bora Zivkovic, (PLoS ONE e A Blog Around the Clock), tant' è che i giornalisti sono spesso corretti e "sbugiardati" in diretta sui vari blog scientifici e ormai per loro è pratica abituale andare a verificare se si è stati "bloggati". "In questo modo facciamo opera di educazione sia verso il pubblico sia verso i giornalisti, che non ripeteranno l'errore", sostiene sempre Zivkovic.
E in Italia, come si comporta la comunità scientifica?
Qualcosa, come dicevo nell'intervista con Elisabetta Tola, si sta muovendo e lo dimostra il fatto che iniziano ad aumentare i blog scientifici, come diceva a FEST Andrea Mameli (ricercatore presso CRS4 centro di ricerca, sviluppo e studi superiori in Sardegna, e responsabile di vari blog tra cui ScienzAfumetti), che nominando vari scienceblogs italiani ha citato anche il nostro "gravità zero".
Certo il fatto di scrivere in italiano al momento ci taglia fuori dalla blogosfera internazionale, ma l'importante è capire cosa vogliamo fare, se il nostro obiettivo (com'è di fatto) è apportare maggiore informazione nella nostra "regione", allora il problema non si pone.
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