5+1 COSE CHE (FORSE) NON SAPETE SUL FERTILITY DAY
Una campagna del Governo per invitare a far figli il prima possibile sta attirando molte critiche e commenti negativi in rete. Qual è la lezione che possiamo imparare da questo flop?
1. COS'È IL FERTILITY DAY
La campagna di cui parliamo è stata promossa dal Ministero della Salute in vista del cosiddetto “Fertility Day”, previsto per il 22 settembre. Stando alle informazioni pubblicate sul sito del ministero della Salute, il “Fertility Day” è una giornata dedicata alla sensibilizzazione sul tema della fertilità e sul rischio della denatalità, cioè della diminuzione delle nascite.
Ne hanno parlato in molti. L’iniziativa del “Fertility Day” è stata molto criticata online perché accusata di fare eccessiva pressione sulle donne affinché facciano figli il prima possibile: uno dei manifesti pubblicitari dell’iniziativa mostra infatti una ragazza che tiene in mano una clessidra, mentre accanto a lei c’è scritto “La bellezza non ha età. La fertilità sì”.
Ne hanno parlato in molti. L’iniziativa del “Fertility Day” è stata molto criticata online perché accusata di fare eccessiva pressione sulle donne affinché facciano figli il prima possibile: uno dei manifesti pubblicitari dell’iniziativa mostra infatti una ragazza che tiene in mano una clessidra, mentre accanto a lei c’è scritto “La bellezza non ha età. La fertilità sì”.
2. SOLO IN ITALIA CI SONO STATE POLEMICHE?
Praticamente si. In altri paesi le iniziative dedicate alla “fertilità” sono avviate da tempo. Come in Irlanda e Nuova Zelanda. Ma ci sono anche esempi di marketing virale da parte di compagnie private che hanno avuto anche molto successo in Italia e che sono state rivolte ai più giovani come quello della compagnia di viaggi danese Spies Rejser: "FALLO PER LA TUA MAMMA"
Un autentico successo, dato che nove mesi dopo i rapporti suggerirono che la Danimarca era in una fase di baby boom con più di 1200 bambini nati in più rispetto all'anno precedente.
3. MA LA CAMPAGNA DEL MINISTERO CONDOTTO DALLA MINISTRA BEATRICE LORENZIN SARÀ STATA CONCORDATA PREVENTIVAMENTE E APPROVATA DAL GOVERNO?
Sembrerebbe di no. Citiamo le parole del premier Matteo Renzi il Sole 24 Ore
«Non sapevo niente di questa campagna», il “fertility day”.
Dopo la polemiche che hanno fatto seguito all’iniziativa del ministero della Salute, il premier Matteo Renzi prende dunque le distanze e sottolinea:
«La mia opinione è che se vuoi creare una società che torna a fare i figli devi creare situazioni strutturali come asili nido, tempi di lavoro delle famiglie, servizi. Le società dove c’è un trionfo di passeggini lo fanno non perché c’è campagna dietro, ma perché ci sono queste misure».
E aggiunge:
«Non conosco nessuno dei miei amici che fa un figlio perché vede un cartellone pubblicitario».
Dunque un braccio del Governo non sa quello che fa l'altro braccio. E questo non è a favore del Ministero.
4. UN ERRORE "VENIALE", CHE DANNO PUÒ AVERE ARRECATO?
La Direzione generale della comunicazione e dei rapporti europei e internazionali del Ministero della Salute ha dato incarico di realizzare un'iniziativa di informazione e di comunicazione per la promozione della cultura della fertilità nella popolazione giovanile e per la prevenzione dell'infertilità in collaborazione con una pubblica amministrazione che opera nel settore di interesse.
Il progetto della durata di dodici mesi e per la realizzazione dello stesso prevede l'erogazione di un contributo economico di € 113.300 (centotredicimilatrecento).
5. DUNQUE COME SI SAREBBERO POTUTI EVITARE GLI ERRORI IN UNA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAIONE COME QUESTA?
Su questo argomento ci siamo espressi sul blog di di Vikyanna, una agenzia agevolatore di impresa, nell' articolo "FERTILITY DAY": OVVERO GLI ERRORI DA EVITARE IN UNA CAMPAGNA DI WEB MARKETING
6. MA, ALLA FINE, È PROPRIO VERO CHE IN ITALIA C'È UN PREOCCUPANTE CALO DELLE NASCITE?
6. MA, ALLA FINE, È PROPRIO VERO CHE IN ITALIA C'È UN PREOCCUPANTE CALO DELLE NASCITE?
Purtroppo si: come evidenziano dai dati Eurostat l’Italia registra un tasso di natalità tra i più bassi di Europa (1,37) e le mamme italiane sono le più vecchie (30,7 anni). Il problema dunque c’è, la soluzione non è però (soprattutto nella modalità scelta) tra quelle promosse dal ministro Beatrice Lorenzin. Qui l’analisi su Alley Opp.
Quanto ai dati per entrare più nel dettaglio come già detto l’Italia è il Paese con le mamme al primo figlio più ‘vecchie’ d’Europa. Secondo Eurostat, nel 2014 l’età media delle donne che hanno partorito il primo figlio è 30,7 anni, la più alta d’Europa dove la media è invece 28,8. Le spagnole si avvicinano alle italiane facendo figli a 30,6 anni, le lussemburghesi a 30,2 e le greche a 30. Ma nel resto d’Europa le neomamme hanno meno di 30 anni. Le più giovani sono in Bulgaria (25,8), Romania (26,1), Lettonia (26,3), Estonia (26,6), Polonia (26,9), Lituania e Slovacchia (27).
Post a Comment