PIANOSA: L'ISOLA DEI FOSSILI
Mattoni di arenaria |
“A piedi nel parco” è
un'associazione tra professionisti, che si sono riuniti per
condividere metodi di lavoro e passione. Ci sono quindi tutti i
presupposti per passare una bella giornata alla scoperta degli
aspetti scientifici dell'Isola di Pianosa. Il modo migliore per farlo
è camminando, infatti solo in questo modo è possibile entrare in
contatto con la natura, comprenderne i meccanismi e riacquistare quel
benessere fisico e mentale che spesso lo stress della vita in città
ci toglie.
E allora si sceglie il trekking!!! La
guida assegnata al nostro gruppo ci conduce per le strade di Pianosa,
facendoci notare tanti dettagli che, altrimenti, sarebbero passati
inosservati.
Muro con camminamenti e garitte |
La presenza di numerosi fossili va
ricollegata alle tante volte in cui il livello del mare è cresciuto
e poi è di nuovo sceso. Infatti l'isola è una piccola porzione
emersa di una dorsale sottomarina, che si allunga in direzione
nord-sud fra la Corsica e la Toscana. Durante il Pleistocene l'area
di Pianosa ha registrato una serie di variazioni climatiche con
l'alternarsi di fasi glaciali e interglaciali. In questo modo è
stata più volte separata e poi ricollegata al continente, impedendo
e poi consentendo le migrazioni di animali, oggi completamente
estinti ma che all'epoca assunsero anche caratteri endemici. Durante
l'ultima risalita del livello marino, legata all'attuale periodo
interglaciale, Pianosa divenne definitivamente isola circa 13000 anni
fa.
I muri presenti su quest'isola sono
spesso ottenuti da mattoni ricavati tagliando la roccia oppure
scavando nel suolo. I cosiddetti “muri a secco a sacco” sono
costituiti da due blocchi di arenaria, fra i quali sono stati
infilati dei sassi. E questo lavoro è stato svolto dai detenuti
(ergastolani), poiché – da metà 800 fino al 1998 – l'isola è
stata adibita a colonia penale agricola. I detenuti venivano
selezionati per risiedere e lavorare a Pianosa, e venivano pagati: si
trattava quindi di un modo per riscattarsi.
Oltre ai detenuti vivevano qui molte
alte persone, necessarie affinché i componenti della comunità
potessero trovare soddisfazione ai loro principali bisogni. C'era il
direttore del carcere, il farmacista, l'agronomo. Quest'ultimo era un
personaggio molto importante in quanto era in grado di influire sulla
resa agricola della colonia. Insomma c'era un paese.
Ed oggi, sparito il paese, è attiva
l'Associazione per la difesa dell'Isola di Pianosa , i cui
componenti hanno vissuto sull'isola e tramite parole e immagini
spiegano a tutti gli interessati come fosse all'epoca la vita su
Pianosa. Raccolgono anche denaro tramite il quale riescono a
mantenere in vita alcuni edifici dell'isola. D'altronde alcuni di
loro hanno vissuto gran parte della loro vita (o addirittura sono
nati) in quella che oggi è una ZPS (Zona a Protezione Speciale) ed
anche parco integrale.
Ma sembra che i muri siano i veri
protagonisti di questo luogo. Sia quando sono considerati degli
spartiacque: fin qui puoi muoverti liberamente, oltre devi essere
necessariamente accompagnato da una guida, che quando rappresentano
la delimitazione del carcere, lunga 1,5 km, con camminamenti e
garitte.
Oltre ai fossili vi sono altri aspetti
scientifici, sempre inerenti i muri. Su alcuni di essi si possono
osservare macchie grigio chiaro o nere e – ad una prima occhiata –
sembrano spruzzi di vernice. In realtà si tratta di licheni, ovvero
un'associazione tra un'alga (che ricava il suo nutrimento dalla
terra) e un fungo (che si nutre dall'aria). La macchie chiare e scure
corrispondono a diversi tipi di licheni: quelli scuri si trovano sui
muri esposti a nord, spesso in ombra, mentre quelli chiari, che
prediligono la luce, si trovano sui muri esposti a sud (per la
maggior parte del tempo assolati).
I licheni vengono considerati “polmoni
dell'aria”, innanzitutto perché già la loro presenza o assenza
rappresenta un bioindicatore ovvero un indicatore della qualità
dell'aria. Inoltre le sostanze tossiche (come ad esempio i metalli
pesanti) restano imprigionati al loro interno, di conseguenza
analizzando “il contenuto” dei licheni si può avere un'idea di
quanto l'aria sia inquinata.
“Papà, cos'hai dietro il
polpaccio?”. E' mio figlio che mi sta chiamando, lui sta camminando
dietro di me. Mi giro e mi sembra solo una macchia, allora la
“spazzolo” con la mano, ma non va via. La guardo meglio: è un
insetto nero, quasi circolare, piuttosto piatto e con zampette
evidenti. Pare che sia attaccata ai peli del mio polpaccio destro
come una cozza allo scoglio. Allora la prendo con le mani e la lancio
al di là del sentiero.
Ginepro Fenicio |
Si tratta di una zecca, che però non
aveva ancora potuto infilare il rostro, poiché si stava
destreggiando fra i peli, cercando contemporaneamente di non
staccarsi mentre camminavo. Niente paura quindi. Inoltre le zecche
sull'isola sono state analizzate e si è scoperto che potevano
mordere, ma non potevano trasmettere nulla, grazie ai circa 20 anni
in cui Pianosa è stata piuttosto chiusa e isolata. Di conseguenza,
se le zecche non sono infette, in generale non rappresentano un
problema.
Foglie di Posidonia depositate sulle spiagge |
Il percorso trekking che stiamo
affrontando si snoda nella parte sud orientale dell'isola e passiamo
quindi anche nei pressi di Cala di Biagio, dove si trova una grotta
scoperta dall'abate Don Gaetano Chierici nella seconda metà
dell'800. Sebbene non nella forma attuale, tale grotta sarebbe già
stata presente fin dal Pleistocene superiore (125000 anni fa). Nel
2012, su iniziativa del Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra
e dell'Ambiente dell'Università di Siena sono riprese le ricerche
(già iniziate da Gaetano Chierici) nella Grotta di Cala di Biagio.
Corna di Cervus Elaphus |
Tra i vari ritrovamenti, quello più
importante è senz'altro relativo al cranio di tre esemplari maschi e
uno di esemplare femmina di cervo. I cervidi di Pianosa, sulla base
delle ossa esaminate, hanno una taglia piuttosto piccola e sembrano
appartenere ad una nuova sottospecie di Cervus Elaphus. Probabilmente
la loro dimensione è tipica del cosiddetto “nanismo insulare”,
dovuto essenzialmente a scarsità di cibo.
Alcuni di questi reperti sono esposti
al pubblico per la prima volta all'interno della Casa del Parco di
Pianosa. L'esposizione temporanea è denominata “Pianosa –
Nascita di un'isola – 19 milioni di anni di storia geologica –
Dalle prime rocce alla migrazione dei cervi nell'ultimo periodo
glaciale”. E' stata aperta il 14 giugno 2014 e sarà visibile fino
al 20 ottobre 2014.
Isolotto de "La Scola" |
Pianosa misura circa 10 chilometri
quadrati, è piuttosto piatta (si arriva al massimo a 29 metri sul
livello del mare, ad eccezione dell'isolotto di “La Scola” che è
a 34 metri s.l.m.) e dista circa 14 chilometri dall'Isola d'Elba.
L'avifauna più importante è certamente costituita dal Gabbiano
Corso e dalla Berta Maggiore, ma non dobbiamo dimenticare il
Marangone dal ciuffo, che è un uccello stanziale di quest'isola.
Steppa ad asfodelo |
Il Ginepro Fenicio è il tipo di pianta
(macchia a Ginepro) che ricopre la maggior parte della superficie
dell'isola (quindi non conta il numero di piante, ma l'estensione).
Ci sono anche il finocchio selvatico sul quale ronzano felici le api
(portate qui da un apicoltore circa 4 anni fa) e la pistacia
lentiscus (fa parte della macchia mediterranea). Quest'ultima produce
piccole bacche rosse dalla cui spremitura si otteneva un olio per le
lampade e – nei periodi di maggior carenza – un olio alimentare,
dal sapore cattivo, ma comunque commestibile.
Papavero cornuto |
Molto diffuso è il Pino d'Aleppo,
basso, profumato e resistente alla salsedine. Il rimboschimento con
questa pianta fu voluto dal Granduca di Toscana, al fine di creare
una barriera naturale contro i venti (su un'isola praticamente
piatta). Anche il rosmarino è molto diffuso, poiché è una pianta
che ama il calcare, e il terreno dell'isola è molto basico. Poi c'è
il limonium planesie, endemico di Pianosa e le foglie di posidonia
depositate sulle spiagge. Queste ultime, quando marciscono cominciano
a puzzare, ma – insieme alla sabbia – sono un'utile prevenzione
contro l'erosione.
Fossili sotto i piedi |
Occorre citare infine il papavero
cornuto (glacium flavum), tipico degli ambienti rocciosi e molto
caratteristico: quando il follicolo è secco si apre in due e spara i
semi, dopodiché rimane una punta che assomigia ad un corno. Non meno
interessanti sono le distese di asfodelo, una steppa tipica di
ambienti adibiti a pascolo, attività che impediva ad altre piante di
crescere, ma l'asfodelo (che è una liliacea) dopo esser stato
mangiato ricresceva velocemente.
Spiaggia di Cala Giovanna |
Pesci a Cala Giovanna (verso il centro dell'immagine) |
Infine, in un'isola su cui si passeggia
sui fossili o su terra rossa ricca di ferro proveniente dal Monte Capanne, occorre anche segnalare la splendida Cala Giovanna,
unica spiaggia in cui è consentita la balneazione. L'acqua è
pulitissima e i pesci si muovono intorno alle caviglie. Ecco cosa
significa area protetta. Il comportamento consapevole dei turisti,
qui soggetti a norme restrittive, può fare davvero la differenza.
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