ANALISI DI UN TERREMOTO: IL CASO EMILIA

Capita spesso di sentir parlare dell'altissimo rischio sismico in paesi come il Giappone, la California, l'India, Sumatra, Haiti e in tante altre zone del nostro pianeta e salvo poche eccezioni (Giappone e California), sembra che nessuno voglia o possa fare qualcosa per evitare queste tragedie. In molti casi il problema potrebbe dipende dalla situazione socio economica del paese stesso, dalla mancanza di un'adeguata tecnologia o dall'impossibilità per quelle popolazioni di realizzare un programma di messa in sicurezza delle strutture abitative, spesso costruite con materiali di fortuna in aggregati urbani del tutto fatiscenti. Stranamente però, pochi tra noi sono consapevoli che noi stessi ci troviamo nelle medesime condizioni di quelle popolazioni inermi abbandonate al loro destino.
Se proviamo ad analizzare quali sono le principali cause di una tragedia durante un terremoto, banalmente sono i crolli di vecchie e nuove costruzioni che non hanno subito interventi antisismici. Case, monumenti, chiese, fabbriche, magazzini si crepano si sbriciolano e crollano per effetto del sisma. Forse siamo ancora nella banalità, perché questo lo sanno tutti, ma perché gli edifici crollano? Dire che crollano per effetto dell'onda sismica è ancora banale, dire che crollano perché il substrato profondo sul quale poggia il terreno nel quale a loro volta poggiano le fondamenta cede, invece non lo è. Chiediamoci perché il substrato profondo cede. Per definizione le fondamenta devono servire a dare stabilità ad un edificio. Guardiamo quei magnifici monumenti distrutti nel terremoto dell'Aquila, erano li da centinaia di anni ma molti erano già stati ricostruiti a causa di precedenti terremoti, guardiamo le torri medievali crollate negli ultimi sismi in Emilia, alcune erano li da mille anni e non erano certo costruite con tecnologie antisismiche. Inutile dire che qualcosa di diverso sta accadendo e per capire cosa dobbiamo considerare qual è l'origine di un terremoto e soprattutto qual è l'origine di questi terremoti.
La crosta terrestre è suddivisa in placche tettoniche o zolle di materiale solido che "galleggiano" sul mantello, che pur essendo molto caldo è anch'esso quasi solido per effetto delle altissime pressioni a cui è sottoposto. Il mantello si comporta come un fluido ad altissima viscosità (una specie di bitume) nel quale sono presenti veri e propri moti convettivi di materiale come in una pentola di acqua bollente.

1- Subduzione di Adria sotto la catena appenninica |
Il simbolismo usato nella cartografia sismologica per indicare una faglia è il vettore di "slip" che riproduce la direzionalità della faglia indicativa del tipo di spinta a cui le placche sono soggette. Il vettore di slip è rappresentato da una specie di pallone colorato a spicchi, il codice colore definisce la profondità alla quale si è prodotta la faglia, il diametro del pallone la dimensione della faglia e l'orientamento degli spicchi l'orientamento spaziale della faglia. La costruzione di un vettore di slip è affare piuttosto complesso e la sua forma non è una scelta casuale, ma non è certo in questa sede che vogliamo descrivere la sua realizzazione, tuttavia per completezza e futura comprensione del simbolo è importante dare un'idea di cosa di fatto rappresenti tale diagramma. Nello schema qui di seguito è possibile avere un'idea del suo significato. Per chi invece volesse approfondire qui è possibile farlo.
2- Polo di rotazione della placca

3- Velocità di rotazione di Adria nelle varie posizioni

4-Posizione del primo sisma in Emilia
5- distribuzione storica dei terremoti. i vettori di slip indicano
i terremoti in epoca strumentale.
Se osserviamo l'immagine qui sopra (fig. 5), sono indicati gli epicentri di quattro terremoti storici avvenuti nella pianura Padana, quello del 1117 è il più vicino in termini di spazio e di tempo a quelli recenti in Emilia (la faglia è il rettangolino all'interno del riquadro in neretto nell'immagine 6). I palloncini colorati sono i vettori di slip, ciascuno corrisponde ad una faglia attiva. I pallini gialli rappresentano l'aumento di compressione nell'urto tra le placche, più pallini più alto è il rischio di terremoto (la carta qui sotto era in possesso della protezione civile almeno dal 2008, vedi punto (4) in sitografia)
L'mmagine (6) è emblematica. La velocità di deriva di questa sezione di microplacca è costante, i dati GPS del 2008 indicavano uno spostamento verso nord uniforme di circa 1 mm/anno con un accumulo di deformazione a carico delle Alpi meridionali ma non solo, infatti è presente un accumulo di deformazione anche nella zona del mantovano proprio a San Benedetto Po, dove a dire di un blogger, l'abazia Benedettina fondata nel 1007 è a rischio crollo. Proprio oggi mentre sto scrivendo, si ha notizia di una nuova scossa di terremoto di magnitudo 3.1 in Emilia e di una forte scossa in Grecia di magnitudo 4.7, fortunatamente entrambe le scosse non hanno prodotto né vittime né danni. Come scienziato sono perplesso, come cittadino sono indignato, se le informazioni che ho potuto avere facendo una semplice ricerca in internet sono di dominio pubblico ormai da anni, come è possibile che nulla sia stato fatto a livello legislativo per indurre regioni, province e comuni a cominciare a mettere in sicurezza le abitazioni? Come è possibile che nulla sia stato fatto per evitare che il patrimonio artistico di quella splendida parte d'Italia non vada irrimediabilmente perduto? Perché lo Stato non ha imposto ai Comuni l'obbligo di un'edilizia antisismica con agevolazioni fiscali?
Il terremoto dell'Aquila del 2009 non è stato un evento imprevisto. Storicamente ci sono stati almeno due altri terremoti: nel 1461 e nel 1703, entrambi i terremoti hanno avuto esiti catastrofici con migliaia di vittime. Capisco che ricostruire sia doveroso, ma doveroso è anche avere la consapevolezza che magari fra duecento anni un altro terremoto ci sarà, perciò occorre ricostruire utilizzando le migliori tecniche edilizie antisismiche, che si tratti di pravati cittadini o di enti pubblici lo Stato ha il dovere di mettere a disposizione di tutti ogni propria risorsa scientifica e tecnologica per evitare altre possibili catastrofi.
Curiosa è l'inziativa di Earthquake.it per la realizzazione di una rete sismografica privata con il solo scopo di studio e di informazione e non certo di previsione. Come esistono dei privati cittadini, pochi in verità, che decidono di impegnare un piccolo capitale per autocostruirsi un sismografo e condividere in rete a beneficio di tutti i risultati, occorre fare il possibile per creare ed espandere ad ogni livello sociale la consapevolezza che l'Italia è una terra a trischio sismico elevato, non esistono zone franche, per cui quando si ristruttura un'abitazione occorre prevedere il rischio sismico e lo Stato deve fare la sua parte. Perché allora non chiedere al Governo una legge che preveda, per coloro che hanno intenzione di adeguare le proprie abitazioni a criteri antisismici, una sospensione dell'IMU o uno sgravio fiscale fino al totale recupero della spesa? Perché non utilizzare i fondi comuni europei per un progetto di messa in sicurezza degli edifici dichiarati patrimonio dell'umanità? Perché non istituire nelle città e paesi d'arte una apposita tassa turistica di soggiorno a totale beneficio della ricostruzione e messa in sicurezza del nostro patrimonio artistico?
Semplici idee per convincere chi ci legge ad accendere un dibattito sull'uso consapevole dell'informazione scientifica; ricordiamoci che la rete di monitoraggio sismico è pagata con denaro pubblico, perché allora, dato che la protezione civile non svolge questo compito, non creare una task force a livello governativo per interfacciare scienza e sviluppo sostenibile?
Sitografia:
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