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LA COEVOLUZIONE, QUESTA SCONOSCIUTA


Sempre più spesso mi capita di imbattermi, nei vari argomenti che leggo, nel costrutto di coevoluzione.

Come psicoterapeuta cognitivista evoluzionista (nonché una Sessuologa clinica) ho trovato l'argomento decisamente attraente e ho deciso di approfondire.

Il termine coevoluzione è stato coniato da Charles Mode, un ecologo matematico che studiava le interazioni pianta-patogeno, ma fu reso popolare da Paul Erlich e Peter Raven in un famoso articolo del 1964: "Butterflies and plants: a study in coevolution” (Evolution, 18: 586-608).

SONO STATI PROPOSTI DIVERSI TIPI DI COEVOLUZIONE

Coevoluzione specifica: in cui una specie interagisce strettamente con un’altra, e i cambiamenti in una specie inducono cambiamenti adattativi nell’altra, e viceversa.

Gli organismi coinvolti in questo tipo di coevoluzione spesso mostrano notevoli livelli di specializzazione (un organismo interagisce con poche altre specie). Ma la specializzazione non sempre implica coevoluzione, cioè può avvenire in modo indipendente dalla presenza di un altro organismo. Talvolta può avvenire per antagonismo, cosa che accade nella coevoluzione sfruttatore-vittima (es predatore-preda, erbivoro-painta, ospite-parassita). La coevoluzione antagonista avviene a spese di qualcuno. Talvolta può avvenire per mutualismo: io do qualcosa a te e tu dai qualcosa a me. Il mutualismo porta ad arrangiamenti stabili di adattamenti complementari che promuovono l’interazione

Coevoluzione diffusa: chiamata anche “guild coevolution (coevoluzione di corporazioni)”, interi gruppi di specie interagiscono con altri gruppi di specie, questo porterà a cambiamenti che non possono essere realmente identificati come esempi di specifica coevoluzione a coppie di specie.
Ne sono un esempio diverse specie di insetti che mangiano foglie delle stesse piante.

Coevoluzione “escape-and-radiate”: una innovazione evolutiva da parte di uno dei due partner in una interazione coevolutiva, promuove una radiazione adattativa, o speciazione dovuta alla disponibilità di nuove opportunità ecologiche.
Per esempio, la specie vittima (per es. una pianta) riesce ad evolvere difese che lo sfruttatore (per es. insetti) non può “sfondare”: ciò permette alla linea evolutiva delle piante di dare origine a nuove specie e di diversificarsi.

UN CHIARO ESEMPIO DI COEVOLUZIONE

Trovo le piante sorprendenti. Sono gli unici organismi autotrofi, cioè indipendenti da altre fonte viventi per il proprio sostentamento e pur essendo immobili, riescono a essere dappertutto.
Riescono a crescere nei posti più impensati (sui tetti) o meno ospitali (tra le crepe dell'asfalto). Ed è per questo che immancabilmente a primavera vedo spuntare nei miei vasi sul balcone erbe e fiori che non ho mai seminato.

A loro bastano l'acqua, l'aria, da cui prendono il carbonio, e la luce per lavorarselo.
Se ari , acqua e luce sono sufficienti a far sopravvivere un fiore, non sono sufficienti però a garantirgli la riproduzione. Per realizzare quest'ultimo obiettivo il fatto di essere immobili rappresenta un notevole svantaggio, eppure lo fanno, si riproducono.
Ci riescono perché si sono modificate in modo da poter far andare in giro il loro polline sfruttando il vento e gli animali che si posano su di loro.



Se sul vento non possono avere nessuna influenza, possono averne però sugli animali e sugli insetti. In più gli insetti sono più efficaci nell'impollinare, perché spostandosi di fiore in fiore assicurano che la fecondazione dell'ovulo (impollinazione) avvenga con maggiore efficacia.
Per convincere gli insetti a posarsi su di loro le piante devono offrire loro un attraente compenso, costituito da sostanze energetiche: nettare e polline.

Per attirare gli insetti che impollinano meglio, come i pronubi (api, bombi, farfalle...), hanno sviluppato colori sgargianti e profumi. A loro volta i pronubi hanno evoluto strutture sempre più adatte a succhiare il nettare e a raccogliere il polline. Così i fiori azzurri o gialli attraggono maggiormente le api, mentre il rosso è più convincente per alcune specie di farfalle.

I fiori che si sono maggiormente specializzati nell'attrarre gli insetti sono le orchidee. Lo hanno fatto al punto da imitare colore, forma e odore delle femmine degli insetti che interessano loro, allo scopo di attrarre il maschio di queste specie e massimizzare l'impollinazione.
Il fiore può anche esser costretto a rendersi il più attraente possibile a causa dell'ambiente in cui vive.

Se la stagione favorevole è breve come nei luoghi freddi (nord Europa, Artide o anche solo alta montagna) le fioriture sono più intensamente colorate e profumate
Le piante impollinate da falene notturne spesso possiedono piccoli cilindretti o tubicini dell’esatta lunghezza della spiritromba di una specifica falena.

Il fiore della comune bocca di leone (Antirrhinum majus), che molta gente coltiva in giardino, è congegnato in modo tale che solo un bombo del peso giusto riesce a far scattare il meccanismo di apertura.

Quel che più mi affascina della coevoluzione è che può essere applicato in ambiti molto diversi da quelli legati alla natura, senza perdere la sua capacità esplicativa.
Per esempio può essere una chiave di lettura del funzionamento economico. Basta pensare alla concorrenza o alla interazione tra aziende.

La coevoluzione spiega il funzionamento sociale. In più nei sistemi “umani” entra a farne parte un terzo elemento, che è la cultura. La cultura può avere una gran parte nei mutamenti genetici di animali, piante ed esseri umani e questo sarà spunto per ulteriori approfondimenti da parte mia.

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