ANATOMIA DI UN MICRO-BLACK-HOLE (II)
Modelli non classici
La soluzione delle equazioni della Relatività generale di Einstein trovata da Schwarzschild, portò ad una conclusione dai risvolti stravolgenti tanto nel 1916 quanto nel 1983, dato che a quel tempo nulla di più dal punto di vista astrofisico era ancora coscientemente emerso.
Sin dal 1965 idee, sviluppi teorici e nuove soluzioni delle equazioni di Einstein si susseguivano circolando negli ambienti dell'astrofisica sperimentale, ma nulla ancora c'era di concreto. Il modello di Schwarzschild, sebbene alla luce delle conoscenze attuali ci possa apparire rozzo almeno quanto il modello di nebulosa primitiva di Immanuel Kant, sino al 1983 era quello con cui si faceva di più i conti. Così in uno scenario dove nulla di nuovo sembrava esserci, l'astronomia neutrinica appariva il mezzo migliore per osservare l'invisibile. In fondo, tentare di catturare i neutrini emessi durante un collasso gravitazionale per studiare e seguire le fasi con cui una stella termina la propria vita, magari diventando un black-hole, era la strada migliore.
La presenza di un orizzonte degli eventi, indica la formazione nello spazio circostante di una regione sferica nella quale qualunque cosa entri non è più in grado di uscire, quindi una cosa era certa, qualunque cosa fosse precipitata all'interno dell'orizzonte, luce o materia, man mano che si fosse avvicinata alla singolarità centrale, il campo gravitazionale l'avrebbe fatta collassare sino ad una singolarità puntiforme distruggendola. Il modello per essere fisicamente credibile doveva però essere applicabile ad un corpo realmente esistente, vale a dire ad una massa di gas autogravitante, cioè una stella, che in determinate condizioni può effettivamente collassare. Stando alla teoria, la materia durante il collasso avrebbe dovuto rimanere neutra e rotazionalmente immobile. Ci vuole poco a capire che un tale oggetto è molto poco realistico; tutti i corpi celesti, comprese le nubi cosmiche sono dotati di un moto di rotazione intorno al proprio asse, quindi di velocità angolare, che durante le fasi di collasso cresce rapidamente proprio come accade ad un pattinatore in rotazione quando trae a se le braccia e la gamba inizialmente estese.
Altre soluzioni delle equazioni di Einstein, se vogliamo più complete e credibili di quella di Schwarzschild, sono state ottenute sin dal 1965. La più importante è quella dovuta a Kerr e Newman che però solo nel 1983 è stata correlata da Shapiro e Teukolsky alla formazione di un black-hole e non a una stella di neutroni come inizialmente Kerr e Newman credevano.
I modelli di black-hole sono classificabili in base alle condizioni in cui si immagina collassare la stella:
1) Black-hole di Kerr e Kerr-Newman
Il caso di Kerr è il caso neutro del più generale modello di Kerr-Newman che si riferisce al collasso di oggetti stellari rotanti a cui è associata una carica elettrica, situazione decisamente più realistica di quella descritta dal modello di Schwarzschild.
(rappresentazione dell'ergosfera di un black-hole)
In questo caso la singolarità centrale non è un punto geometrico (menomale perchè ai fisici le singolarità puntiformi piacciono molto poco), ma a causa della rotazione degenera in un anello. Il modello prevede a seconda del valore di massa, del momento angolare e della carica elettrica, la formazione di black-hole con differenti caratteristiche: (a) nudo, cioè privo di orizzonte degli eventi; (b) con due orizzonti; (c) di Kerr-Newman estremo con un solo orizzonte.
Nel caso (a) esiste solo la singolarità ad anello visibile da un qualunque osservatore esterno, ma per la congettura del censore cosmico di Roger Penrose questa non può esistere. Infatti una singolarità prodotta in un collasso gravitazionale potrebbe essere trasformata in un black-hole di tipo (a) solo variandone il momento angolare mediante la cattura di nuova materia. Questa circostanza fornirebbe al sistema anche nuova massa, impedendo il raggiungimento delle condizioni previste per la scomparsa dell'orizzonte degli eventi. Lo stato nudo non è perciò raggiungibile, ma in linea di principio è possibile per black-hole primordiali, cioè prodotti in quel particolare stato durante le fasi inziali dell'Universo.
Sequenza reale di cannibalizzazione di una stella
da parte di una compagna black-hole
Centinaia di nuovi sistemi binari composti da un black-hole e da una stella di neutroni si sono in questo modo formati. I dati forniti dal telescopio Chandra ci aiuteranno ora a comprendere quali sono stati i meccanismi di accrescimento di Sagittarius A che è ancora destinato a crescere, infatti nell'arco di pochi miliardi di anni circa 10.000 oggetti tra black-hole, stelle di neutroni e stelle, saranno inevitabilmente ingoiati dal black-hole centrale accrescendone del 3% la massa.
(continua)
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